La stola è realizzata con dodici frammenti di damasco broccato ed è foderata con sette frammenti di tela di cotone gialla. Le tre croci, poste al centro dello stolone e sulle alette, sono eseguite con un gallone in oro filato e seta gialla,decorato con motivi geometrici. Sul rovescio, per rafforzare il bordo, è stato applicato un nastro realizzato con un filato sintetico tinto in giallo, intreccciato con un'armatura diagonale

  • OGGETTO stola
  • MATERIA E TECNICA cotone/ tela
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana
  • LOCALIZZAZIONE Mondovì (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fin dalla seconda metà del XVII secolo si diffonda la struttura compositiva, in cui un elemento decorativo, che si sussegue sull'asse verticale mediana, è incorniciato da una reta a maglie aperete create da tralci sinuosi; un motivo, assai apprezzato soprattutto per l'arredamento, che verrà realizzato in molteplici varianti fino al XX secolo (si veda P. Thornton, Baroque and Rococo Silks, Londra 1965, pp. 140-142; per esempi del XX secolo si veda Catalogo generale della ditta Fratelli Bertarelli, Milano s.d., pp. 481,483, figg. 77, 81, 83, 85, 99, 101, 134, 189). Il tessuto preso in esame è collocabile dopo l'introduzione del "point rentré", tecnica inventata a Lione intorno al 1732: con tale sistema di tessitura fui possibile rappresentare il graduale passaggio fra luce e ombra, suggerendo quindi la tridimensionalità degli elementi decorativi, raffigurati con estrema naturalezza (si rimanda in particolare a A. Jolly. Seidengewebe des 18. Jahrhunderts. II. Naturalism, Riggisberg 2002). Rispetto, però alle testimonianze collocate intorno al 1730-1740 (cfr. Idem, pp. 326-328, schede nn. 188-189; E. D'amico Del Rosso, I paramenti sacri, Palermo 1997, p. 125, scheda n. 79), il decoro del tessuto di Mondovì appare meno sontuoso e opulento, secondo quelle ricerche di leggerezza che si manifestano a partire dagli anni Quaranta (M. Cuoghi Costantini, I tessuti del '700: la seduzione della tecnologia, in La collezione Gandini del Museo Civico di Modena. I tessuti del XVIII e XIX secolo, Bologna 1985, p. 51; N. Rothstein, L'etoffe de l'elegance. Soieries et dessins pour soie du XVIII° siècle, Paigi 1990, pp. 192-200; C. Buss, Seta oro e argento. Le sete operate del XVIII secolo, Milano 1992, p. 75). Il manufatto appare infatti accostabile a testimonianze datate alla metà del secolo, come illustra il confronto stringente con Davanzo Poli, La Collezione Cini dei Musei Civici Veneziani. Tessuti antichi, in "Civici Musei veneziani d'arte e storia. Bollettino, 1989, vol. XXXIII, n. 1-4", p. 154, scheda n. 136 ( per altri confronti si veda Idem, pp. 150-151, schede nn. 132-133; G. Cantelli (a cura di), Magnificenza nell'arte tessile della Sicilia centro-meridionale. Ricami, sete e broccati delle Diocesi di Caltanissetta e Piazza Armerina, catalogo della mostra di Vicenza, Catania 2000, pp. 500-501, scheda n. 39 di S. Lanuzza; D. Davanzo Poli (a cura di), Tessuti antichi. Tessuti - Abbigliamento - Merletti - Ricami Secoli XIV - XIX, catalogo della mostra, Treviso 1994, pp. 79-80, scheda n. 103; D. Devoti e M. Cuoghi Costantini ( a cura di), La collezione Gandini. Tessuti dal XVII al XIX secolo, Modena 1993, pp. 201-202, scheda n. 339 di D. Digilio; D. Devoti, D. Digilio e D. Primerano (a cura di), Vesti liturgiche e frammenti tessili nella raccolta del Museo Diocesano Tridentino, Trento 1999, p. 140, scheda n. 89 di D. Digilio; La collezione Gandini del Museo Civico di Modena. I tessuti del XVIII e XIX secolo, Bologna 1985, pp. 196-197, scheda n. 115 di I. Silvestri; P. Ceschi Lavagetto (a cura di), Il Museo della Colleggiata di Castell'Arquato, Piacenza 1994, p. 129, scheda di E. Bazzani; Indue me Domine. I tessuti liturgici del Museo Diocesano di Brescia, Venezia 1998, pp. 146-147, scheda n. 37 di A. Geromel Pauletti; C. A. Baldelli Bombelli, A. Cenci (a cura di), Sfarzo e Rigore. Paramenti sacri dal XVI al XIX secolo della Diocesi di Foligno, catalogo della mostra, Foligno 2004, pp. 44-45, scheda n. 15; C. Ribaud, Soieries en Sacristie. Fastes liturgiques XVII-XVIII siècles, catalogo della mostra di Tolosa, Parigi 1998, p. 163, scheda n. 79). Sebbene fino alla metà del XVIII, in assenza di elementi esplicitamente religiosi, sia abbastanza complesso poter riconoscere se il tessuto sia stato pensato per l'abbigliamento o per la Chiesa, la scelta di elementi floreali quali le rose e il garofano, simbolo, il primo, della Vergine e, il secondo, di Maria e di Cristo (si veda O. SERGI, Simbologia floreale nell'arte sacra, in M. Piciotti, O. Sergi (a cura di), I Giardini di Dio. Simbologia floreale nell'arte sacra, catalogo della mostra, Catanzaro 2002, pp. 35, 40) e la struttura compositiva "a pointe", considerata dal De L'Hiberderie, nel 1764, monotona e inadatta per l'abbigliamento ( D. Devoti, G. Romano (a cura di), Tessuti antichi nelle chiese di Arona, catalogo della mostra, Torino 1981, p. 181), fanno ipotizzare che il damasco broccato sua un "tissus d'église" (su questo argomento si veda C. Aribaud, 1998, pp. 125-129). Il tessuto, sulla base della diffusione di tale tipologia decorativa e per il limitato impiego del "point rentré" viene attribuito ad una manifattura italiana, sottolineando come tale tecnica era impiegata, almeno dagli anni Sessanta, anche a Torino (G. Boschini, A. Quaza. M. Rapetti, 1768: un "Capodopera" dell'Università dei Setaioli di Torino", in "Arte tessile", n. 1, 1990, pp. 40-45)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208841-2
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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