Il manipolo è realizzato con due frammenti di damasco, il troncone è eseguito con un frammento di damasco settecentesco verde, decorato con foglie e fiori. L'insegna è foderata con due frammenti di tela di lino cerata rosa. Al centro dello stolone è posta una croce, eseguita con il gallone più alto, impiegato anche per eseguire le due croci poste sulle alette. Gli orli delle alette sono rifinite con il gallone più sottile

  • OGGETTO manipolo
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana
  • LOCALIZZAZIONE Mondovì (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo in Europa venne prodotta una tipologia tessile definita dalla critica "bizarre": dai sfondi emergono fiori, frutti, e motivi ornamentali astrusi e bizzarri, strutturati in composizioni apparentemente caotiche, molto probabilmente copiati o ispirati dai numerosi manofatti proveniente dai paesi orientali, un'Oriente spesso conosciuto solo da fantastici e romanxìzati testi, in cui venivano uniti e mescolati India, Asia, Cina, Giappone e, in alcuni casi, anche le Americhe del Sud (sulla "cineseria" si veda il fondamentale H. Honour, L'arte della cineseria. Immagine del Catai., Firenze 1963; D. Jacobson, Chinoiserie; Londra 1999; R. Crill, Asia in Europe: textile for the West, in A. Jasckson, A. Jaffer (a cura di), Encounters. The meeting of Asia and Europe 1500-1800, Londra 2004, pp. 262-271; sul "bizarre" si rimanda a H. C. Ackermann, Seidengewebe des 18. Jahrhunderts I Bizarre Seiden, Berna 2000). Il tessuto preso in esame appare come una raffinata testimonianza di questo particolare motivo, come suggerisce il disegno incomprensibile, strutturato in una composizione che probabilmente si ripeteva due volte sull'altezza della pezza. Il gusto per un'estrema astrazione dell'ornato, la grandiosità del decoro, l'assenza di motivi vegetali identificabili sono elementi che permettono di collocare il damasco agli inizi del Settecento, come testimoniano confronti con opere coeve (H. C. Ackermann, 2000, pp. 104-105, 112-113, 118-119, 121-122, 124-125, 168-169, 174-176, schede nn. 43, 49, 53, 55, 57, 84, 87; (P. Peri, Paramenti liturgici nella Basilica di Santa Maria dell'Umiltà a Pistoia, in E. Nardinocchi, P. Peri (a cura di), Il Tesoro della Madonna. Arredi sacri della Basilica di Santa Maria dell'Umiltà a Pistoia, catalogo della mostra di Pistoia, Cinisello Balsamo 1992, p. 85, scheda n. 7; D. Devoti, D. Digilio e D. Primerano (a cura di), Vesti liturgiche e frammenti tessili nella raccolta del Museo Diocesano Tridentino, Trento 1999, p. 95, scheda n. 46 di D. Digilio; Textilia sacra. Tessuti di pregio dalle chiese valdostane dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra di Aosta, Quart 2000, pp. 96-97, scheda n. 27 di M. P. Ruffino; A. Geromel Pauletti (a cura di), Le Stoffe degli Abati. Tessuti e paramenti sacri dell'antica Abbazia di Monastier e dei territori della Serenissima, catalogo della mosra, Treviso 1997, pp. 44-45, scheda n. 9; P. Thornton, Baroque and Rococo Silks, Londra 1965, pp. 97, 162, tav. 36A). Data l'estrema diffusione di questa tipologia ornamentale, non è possibile precisare se il tessuto del parato venne eseguito in una manifattura italiana o in Francia. Si suppone che il tessuto, nato per l'abbigliamento, fu ricavato da una veste che poteva essere non solo femminile, ma anche maschile: fin dal Seicento si diffuse, in Europa, l'uso di una veste da camera per uomo, dalla morbida linea a "T" (si veda P. Gourguet-Ballesteros, Indie, Japon, Europe: croisement de cultures à travers trois robes de chambre de la primière moitié du XVIII siècle, in Japonismeet mode, catalogo della mostra, Parigi 1996, pp. 130-135; M. Bellezza Rosina, La diffusione del tessuto stampato nell'abbigliamento maschile e femminilòe. Da fenomeno d'èlite a prodotto di massa, in R. Varese, G. Butazzi, Storia della moda, Bologna 1995, pp. 223-225; G. Butazzi, Incanto e immaginazione per nuove regole vestimentarie: esotismo e moda tra Sei e Settecento, in R. Orsi Landini (a cura di), L'Abito per il corpo il Corpo per l'abito. Islam e occidente a confronto, catalogo della mostra, Firenze 1998, pp. 37-38; G. Butazzi, Riflessioni sulla moda maschile tra Seicento e Settecento a proposito di alcuni ritratti di Fra' Galgario, in F. Rossi (a cura di), Fra' Galgario. Le seduzioni del ritratto nel '700 europeo, catalogo della mostra di Bergamo, Milano 2003, pp. 344-345, confezionata anche con i "bizarre", come illustrano alcuni ritratti (F. Frangi, A. Morandotti (a cura di), Il ritratto in Lombardia da Moroni a Ceruti, catalogo della mostra di Varese, Milano 2002, pp. 290-291, scheda n. 119; F. Rossi (a cura di), Fra' Galgario. Le seduzioni del ritratto nel '700 europeo, catalogo della mostra di Bergamo, Milano 2003, pp. 182-183, scheda n. V.7). In occasione di un rifacimento probabilmente Ottocentesco, la parte superiore della colonna anteriore della pianeta e il troncone del manipolo, siano state realizzater con un damasco verde, decorato con motivi floreali, databile, in via ipotetica, alla seconda metà del Settecento. Il parato è stato "restaurato", secondo una consuetudine diffusa fino al XX secolo, con alcuni frammenti di damasco verde, le cui ridotte dimensioni non permettono una lettura esaustiva del decoro. Si colloca dubitativamente tale damasco al XVIII secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208836-3
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE