Il monumento poggia su un basamento in marmo grigio di Frabosa con svecchiature in marmo nero di Como profilate da listini ocra (giallo di Verona) e concluso nella parte superiore da una fascetta verde (marmo di Susa) e da un bordino modanato leggermente aggettante. Sul basamento si innesta un corpo liscio in marmo grigio su cui poggiano due statue in marmo di Carrara: a sinistra la Sapienza, assisa, con nella mano destra un libro aperto su cui sono incisi due motti. Sulla destra si trova Minerva, eretta, che regge in una mano l'asta, simbolo di forza, e con l'altra indica la Sapienza, quasi a sottolineare ulteriormente il legame che unisce le due virtù. Al centro, su un cuscino, sono posti una corona e uno scettro in bronzo, simboli ducali. Un secondo corpo liscio, di dimensioni più ridotte, sorregge l'urna. Questa è in marmo verde con svecchiature nere, bordini ocra e al centro il monogramma di Carlo Emanuele I; sul coperchio poggia una clessidra racchiusa tra due ali, in marmo bianco. Sulla parete di fondo incornicia il monumento un drappeggio in alabastro di Busca con frange di bronzo sorretto da due putti in marmo bianco
- OGGETTO monumento funebre
-
MATERIA E TECNICA
marmo nero di Como/ scultura
marmo giallo di Verona/ scultura
-
ATTRIBUZIONI
Collino Filippo (1737 Ca./ 1800)
Collino Ignazio (1724/ 1793)
- LOCALIZZAZIONE Vicoforte (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La sistemazione storica e critica dell'attività dei fratelli Collino operata, dopo la monografia di A. Telluccini (Torino 1922-23), a partire dalla Mostra del Barocco Piemontese da L. Mallè (Torino 1963, pp. 14 e 54-59, vol II) e poi recentemente arricchita e puntualizzata soprattutto da M. di Macco (voce Collino in Diz. Biografico degli Italiani, vol. 27, Roma 1982, pp. 65- 70) e F. Dalmasso (in AA.VV., Bâtir une ville au siècle des lumieres. Carogne: modèles et rèalités, cat. della mostra, Carogne 1986, pp. 602-603) consente ora di seguire con precisione la costruzione del monumento di Vicoforte. Questo viene commissionato da Vittorio Amedeo III intorno al 1789, data in cui i Collino sottopongono al re un bozzetto in terracotta e ottengono l'approvazione; di questo non resta alcuna traccia documentaria a meno che non se ne voglia identificare una parte con la "Statue de Minerve, en mauvais état. Model d'une autre executé en marre. Hauteur, onces 48. Auteurs, Frères Collini", inventariata nel 1803 tra gli effetti provenienti dallo studio degli scultori; va però ricordato che soggetti allegorici di questo genere sono piuttosto frequenti nella produzione dei Collino (l'inventario è trascritto da A. Baudi di Vesme, Torino, 1963, vol. I, p. 345). Il monumento, terminato nel 1972, viene inaugurato nel 1794, alla presenza di Vittorio Amedeo III, del principe Carlo Emanuele Ferdinando e della principessa Giuseppina Teresa di Carignano. Questa precisazione cronologica ci permette di escludere l'ipotesi del Vacchetta (Cuneo 1984, pp 195- 197) che, posticipando la data di esecuzione del monumento, era costretto ad attribuire l'opera al solo Filippo, essendo Ignazio morto nel 1793. L'opera di Vicoforte si colloca nella fase più tarda dell'attività dei Collino, segnata da una più aperta adesione al gusto neoclassico: linearità della composizione, semplici panneggi e compostezza delle figure si sostituiscono al ritmo più spezzato e alle forme più movimentate che avevano caratterizzato la loro produzione fino agli anni '70. Valga da esempio il confronto con il bassorilievo raffigurante Minerva e la Storia, databile tra il 1760 e il 1763, eseguito per la Galleria del Beaumont, oggi Armeria Reale (dell'opera esiste una seconda versione, conservata presso l'Accademia Albertina), dove il soggetto analogo è trattato secondo uno schema compositivo assai più complesso e le figure prendono forma in un movimentato alternarsi di piani in rilievo. Anche rispetto agli esempi romani, che costantemente informano la produzione dei Collino, il monumento di Vicoforte sembra richiamare le opere più contenute del Maini, quali ad esempio il monumento per il cardinale Neri Corsini a San Giovanni in Laterano, piuttosto che gli esempi più movimentati di un Rusconi o di un Bracci, che pure facevano parte dello stesso entourage di artisti con cui erano stati in stretto contatto negli anni trascorsi a Roma. Bibliografia: P. Collino, Biografia storica del celebre scultore Ignazio Collino colla descrizione delle sue principali opere marmoree ed alcuni cenni sulla successiva sua famiglia, 1883, ms. Biblioteca Reale di Torino, varia 197, f. 4; G. Bessone, Nuova guida storico-artistica del Santuario di Nostra Signora di Mondovì presso Vicoforte, Mondovì 1873; G. Danna, G. C. Chiechio, Storia artistica e illustrata del Santuario di Mondovì, Torino 1891, pp. 389-394; A. Telluccini, Ignazio e Filippo Collino e la scultura in Piemonte nel secolo XVIII, in "Bollettino d'arte", S.2, II, 1922-23, pp. 201-216 e 254-271; G. Carboneri, Guida storico-illustrata del Santuario di Mondovì, Torino s.d. ma 1932, pp. 127-128; A. Baudi di Vesme, Schede. L'arte in Piemonte (tra i secolo XIII e XIX), Torino, vol. I, 1963, p. 345; N. Carboneri, Antologia artistica del monregalese, Torino 1970, P. 111; G. Vacchetta, Nuova storia artistica del Santuario della Madonna di Mondovì a Vico, Cuneo 1984, pp. 195-197; M. di Macco, voce Collino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 27, Roma 1982, pp. 65-70
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100042127-0
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sul corpo grigio su cui poggiano le statue, sulla sinistra - ES/ FRAT. COLLINI. TAVRIN/ INVEN. ET SCULP./ ANNO MDCCXCII - a caratteri applicati - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0