mobile, opera isolata - bottega monregalese (inizio sec. XVII)

mobile, 1600 - 1610

Falsa credenza a cinque sportelli in legno di noce intagliato, legno di pioppo e di castagno trattato con mallo di noce; cerniere, toppe e serrature in ferro. Il telaio strutturale è composto da listelli verticali incastrati nel ripiano superiore, a semplice bordo rettilineo, e nello zoccolo, lievemente aggettante e profilato in alto da uno smusso concavo. I lati sono chiusi da stretti pannelli, mentre mancano sia il fondo che il retro. Lungo l'asse orizzontale della controfacciata corre un asse di pioppo ove trova sede una serie di viti che blocca gli sportelli, privi delle asole dei chiavistelli. Le formelle degli sportelli sono intagliate a bassorilievo e decorate con il motivo di un pavimento quadrettato nello sportello centrale, aperto su due finestre ai lati, con l'intradosso a cassettoni, la ghiera impostata su lesene a bugne alternate e rosoni schematici sui pennacchi, nei quattro sportelli laterali

  • OGGETTO mobile
  • MATERIA E TECNICA FERRO
    legno di castagno
    legno di noce/ intaglio
    legno di pioppo
  • AMBITO CULTURALE Bottega Monregalese
  • LOCALIZZAZIONE Vicoforte (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I cinque pannelli, rinvenuti separatamente nei depositi del santuario, furono adattati nel mobile attuale dalla ditta Peyrone di S. Michele Mondovì nel corso del 1943-44 (comunicazione orale di Francesco Peyrone, titolare dell'impresa), con un intervento di riutilizzo che ne ha snaturato gli originari caratteri tipologici e funzionali. Un confronto molto stringente con la credenza del basso Piemonte, sec. XVI, pubblicata in A. Pedrini, L'ambiente, il mobilio e le decorazioni del Rinascimento in Italia, Torino 1925, fig. 343, non lascia dubbi infatti sulla primitiva destinazione degli sportelli. L'esame delle formelle in corrispondenza del punto di fuga del disegno del portico mostra, per le quattro portine laterali, il foro attraverso il quale veniva fissata, come nell'esemplare di New York illustrato da Pedrini, la maniglia di metallo. Il pannello centrale ne è invece privo perchè collocato sui fianchi, non apribili. Il numero e il tipo degli sportelli restituisce l'immagine di una credenza a due corpi sovrapposti, secondo lo schema compositivo dell'armadio a due corpi pubblicato come toscano, sec. XVI, da A. Pedrini, Il mobilio, gli ambienti e le decorazioni nel Rinascimento in Italia, Firenze 1948, fig. 316, ripreso nell'armadietto e nella porta, proveniente dalla Casa Cavassa di Revello, conservati presso il Museo civico di Torino (L. Mallè, Mobili e arredi lignei, Torino 1972, pp. 76-77, figg. 81-82). Mancano quindi, dalle parti intagliate del mobile originario, gli altri tre pannelli che chiudevano le fiancate. Il medesimo schema decorativo si ritrova nella credenza piemontese datata seconda metà del XVI secolo da E. Quaglino (Il Piemonte. Mobili e ambienti dal XV all'inizio del XIX secolo, Milano 1966, p. 34), negli stalli del coro della cattedrale di Mondovì (riprodotti in N. Carboneri, Antologia artistica del monregalese, Torino 1971, p. 40), nei parapetti dei pulpiti delle parrocchiali di Lisio (cfr. R. Amedeo, Il castello di Casotto, Garessio 1961, p. 14) e di Limone. Quest'ultimo è stato identificato da G. Beltrutti (La Certosa di Pesio, Cuneo 1978, pp. 319-320) nel pulpito originario della Certosa di Pesio, mentre P. Navone lo ritiene un assemblaggio di elementi del coro della stessa Certosa (per una disamina critica del problema rinvio a G. Galante Garrone, Per il nuovo Museo: ricerche in Palazzo Audifreddi e nel territorio, in Dal territorio al Museo, Atti delle giornate di studio, Cuneo 1981, pp. 118-120). Priva di effettivo fondamento documentario appare invece l'ipotesi di R. Amedeo di identificare il coro della cattedrale di Mondovì con quello proveniente dalla Certosa di Casotto in seguito al decreto di vendita all'incanto dei beni mobili delle certose di Casotto e Presio del 20.12.1802 (R. Amedeo, op. cit., pp. 12-13; Il castello di Casotto, Ceva 1965, p. 20; Gli "obiit" dei monaci di Casotto e quello della Certosa stessa (1801), in "Bol. Soc. Studi Storici Cuneo", n. 49, 1963, p. 149). La proposta è seguita da A. Piovano e L. Fogliato (Abbazie e certose, Cavallermaggiore 1979, pp. 169-170) e da E. Billò (Artigiani ed artisti a Mondovì, Mondovì 1978, p. 48), che ricorda le parti integrate dal Roasio intorno al 1840. N. Carboneri, op. cit., p. 39, accetta l'ipotesi dubitativamente, ma rifiuta l'attribuzione al Piffetti che R. Amedeo (1965) avanza sulla fede di un documento, non riportato, dell'archivio di Stato di Cuneo. Si tratta di una lettera datata "Turin le 22 Prairial an 12" (11 giugno 1804) in cui il "presidente dell'Accademia di Torino" chiede a "Monsieur Arborio", Prefetto del Dipartimento della Stura, che, per "l'utilitè et la glore de nostre Patrie", lo aiuti ad arginare la dispersione di cui sono vittima i beni mobili delle certose di Casotto e Pesio, consentendogli di acquistare i dieci oggetti che egli reputa più importanti e di cui allega l'elenco. Il numero nove della lista è "Le Choeur du fameux Piffetti, en noyer, yvoire, et ebène gravè entrès excellente Sculpture, et parfitament arrangè" (A.S.C., Dipartimento della Stura, mazzo 165, fasc. 31). E' opportuno rilevare che il documento non prevede alcuna distinzione tra gli arredi provenienti da Casotto e quelli provenienti da Chiusa Pesio e che la descrizione, effettuata in occasione di una richiesta di acquisto assai ben ponderata, anche se non attendibile per quanto riguarda l'attribuzione non ha alcun termine di paragone con il coro della cattedrale di Mondovì, rispetto al quale sottintende una datazione avanzata almeno di un secolo. Del resto lo stato di estremo depauperamento degli arredi della Certosa di Casotto in seguito alla sistematica rapina cui li sottoposero gli abitanti dei comini vicini, Roburent in particolare, è già rilevata dal direttore "de l'Enrègistrement et des Domaines du Dèpartement de la Stura" il "19 florial an 11" (9 maggio 1803), secondo cui le condizioni della Certosa sono tali che "je ne vois aucune moyens d'en tirer parti. (Continua al campo OSSERVAZIONI)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100042043
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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