San Carlo Borromeo

reliquiario antropomorfo, 1700 - 1749

Il piedistallo è in pianta semi-ellittica, con lati centinati e riccamente modanati che raggiungono il piano di identica forma, con cinque pareti concave, di cui le due laterali decorate con palmette, quella di facciata con al centro la teca ovale arricchita da una ghirlanda di foglie sostenuta da un anello da cui partono altri due festoni di foglie che vanno mollemente ad ancorarsi alle pareti laterali. Su di questo appoggia il Santo Vescovo in piedi e in atteggiamento statico, con la mano destra che regge il pastorale e sinistra il piviale, l'espressione del viso assorta. Il capo è coperto dalla mitra (con fasce) liscia, contornata da un motivo a grecaccon al centro una borchia decorata. Dalle spalle scende l'ampio piviale, mollemente drappeggiato, ricamato lungo i bordi da motivi vegetali e terminante con frangia al fondo; intorno al collo il pallio. Il camice, chiuso al collo da un nastro graziosamente annodato e il rocchetto, ornato con pizzo al fondo, sono fermati alla vita da un semplice cordone. Un supporto in legno regge la piccola teca ovale con all'interno la reliquia contornata da spirale in filo d'argento e da greche in carta dorata

  • OGGETTO reliquiario antropomorfo
  • MATERIA E TECNICA argento/ laminazione/ sbalzo/ cesellatura/ fusione
    carta/ doratura
    filo d'argento
    legno, intaglio
  • AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Santhià (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il reliquiario è citato per la prima volta, insieme agli altri tre con cui forma un gruppo omogeneo, in "Deliberazioni ed inventaro dell'am.ne provvisoria" (archivio Parrocchiale", come: "Reliquie... 4 la statua si S. Ambrogio a foglia d'argento". Nell'"Inventaro I Aprile 1812 della Chiesa Parrocchiale e Confraternita" si legge: "Reliquie che si espongono. I° Quattro statue di rame argentato, rappresentanti S. Agostino, S. Fran.co di Sales, S.t Carlo, e S.t Ambrogio" e nell'inventario "Sacre Reliquie che si conservano nella Parrocchiale e nelle chiese del territorio di Santhià", redatto nella prima metà del XX secolo: "A - Reliquie riposte nell'ipranoteca sovrastante il primo altare della navata sinistra. (...) 2° S. Ambrosii E. D.., in teca di arg.; sigilli intatti, riposta in base a reliquiario di legno rivestito con lamina arg. raffigurante statua di vescovo; alt. cm. 70 - Manca decreto di autentica". Nell'Archivio Parrocchiale non si conserva in effetti il decreto di autentica per questa reliquia, i sigilli sul retro della teca non sono visibili, non è quindi possibile ricostruire la sua storia. I due inventari dell'Ottocento non concordano nel definire la materia del reliquiario, infatti uno la definisce "foglia d'argento", l'altro "rame argentato", in realtà si tratta di lamina d'argento sbalzato e finemente cesellato su anima lignea. Anche se all'interno del piedistallo della statua-reliquiario è conservata una reliquia che il cartiglio indica come appartenente a S. Ambrogio, il soggetto raffigurato sembrerebbe piuttosto S. Carlo; d'altra parte, dato il modo alquanto precario in cui, attualmente, si trovano risposte le reliquie, è possibile che si sia verificato qualche scambio. Purtroppo per questo reliquiario, come d'altronde per gli altri tre (cfr. schede SBAS TO NCTN: 01/00039293, 01/00039294, 01/00039295) non si ha alcuna notizia, l'unico dato sicuro è che nel 1806 si trovavano già nella chiesa di S. Agata. Anche l'assaggiatore non è sicuramente identificabile, infatti la marca d'assaggio è quella in uso nel periodo 1678-1793, ma le lettere iniziali dell'assaggiatore non sono chiare. Dal momento che la lettera sulla sinistra (in genere è l'iniziale del nome) della marca d'assaggio è chiaramente una "B", si potrebbe ipotizzare che l'assaggiatore sia Bartolomeo Pagliani, già citato a proposito dei reliquiari di S. Filippo Neri, S. Sebastiano e di quello della croce (cfr. SBAS TO, schede cartacee n° 7, 17); oppure potrebbe essere Bartolomeo Bernardi - figlio di Giovanni - Zecca di Torino, proposto nel 1778 come assaggiatore "da tre anni lavorante nella bottega dell'orefice Fino Giovanni, di anni 24" (cfr. A. Bargoni, "Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo", Torino 1976, Tav. III, figg. 8, 9-12, pp. 29, 52). Il reliquiario antropomorfo, per le sue caratteristiche stilistiche, sarebbe più vicino agli anni di attività di Bartolomeo Pagliani. Comunque la caratterizzazione fisiognomica, la cura delicata ai particolari decorativi degli abiti, l'equilibrio, l'armoniosità dell'insieme statua-piedistallo e l'abilità tecnica farebbero pensare ad un argentiere piemontese di una certa importanza, purtroppo non identificabile in assenza del punzone
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100039293
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI retro del reliquiario, su etichetta cartacea - 2 - a penna - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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