storie della vita della Madonna

dipinto,

Il ciclo si compone di tredici riquadri dipinti ad affresco e collocati lungo le pareti della cappella dell'Annunciazione. La narrazione prende avvio in alto a destra sulla volta. La gamma cromatica impiegata non è particolarmente brillante; improvvise accensioni luminose sono affidate a tocchi e zone di bianchi puri, ma nel complesso le tonalità appaiono smorzate: è frequente l'uso dei grigi, dei gialli dorati, del rosso cupo; l'azzurro ed il verde sono spesso opachi. In generale si rileva una tendenza al tono medio ed uno scarso uso del chiaroscuro in funzione luministica

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Crespi Antonio Maria Detto Bustino (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La cappella dell'Annunciata fu costruita in seguito alla costituzione della cappellania "à spese della S.ra Miralda Zapelona", probabilmente ancora incompleta e priva della pala d'altare. I lavori iniziarono nel 1617 e si conclusero intorno al 1618 (P. Zanetta, La cappella della SS. Annunciata, in "Appunti di Storia Religiosa Borgomanerese", 1983, II, n. 48, pp. 189-190) e perciò si può pensare che la decorazione pittorica si astata eseguita dopo tale data. Per questa serie di affreshi si è pensato ad un intervento di scuola morazzoniana; in tal senso si era espresso Rosci nel 1959 (M. Rosci, Contributi al Morazzone, in "Bollettino d'arte", 1959, XLIV, fasc. II, p. 154), ripreso dalla Gregori nel 1962 (M. Gregori in Il Morazzone, catalogo della mostra, Varese 1962, pp. 87, 174). A sostegno di questa tesi entrambi osservano la diversità di risultati e di "tensione" rispetto agli affreschi morazzoniani delle cappelle di San Carlo Borromeo e di San Rocco in questa stessa chiesa. Zanetta, nell'articolo del 1983, avanza l'ipotesi di un intervento parziale del Morazzone affiancato da aiuti; in particolare avanza il nome del pittore Giacomo Filippo Monti. In realtà, i riferimenti alla pittura edalle opere del Morazzone sono numerosi: assai evidente è il richiamo con le tele in Sant'Agostino a Como, già segnalato dal Rosci, databili tra 1611 e 1612: l'autore di Borgomanero ha ripreso nella Presentazione al Tempio le figure del mendicante in primo piano e del dispensatore di elemosina; anche l'atteggiamento del sommo sacerdote ed il panneggio del manto di Giuseppe sono ispirati al dipinto comasco. Nel complesso mancano però alla scena la vibrazione cromatica e luministica, la tensione del segno che conferiscono all'opera morazzoniana quella "carica" vitale e umana che caratterizza l'arte del pittore lombardo. Ancor più stretto è il confronto tra le due scene della Nascita della Vergine, soprattutto per quanto riguarda il gruppo delle donne in primo piano. Se si considerano le Storie della Vergine dipinte nella collegiata di Arona entro il 1619, si può notare che nello Sposalizio sono simili l'atteggiamento umile e modesto della Vergine, l'abbigliamento del sacerdote, la tipologia di certe figure femminili. C'è però nel morazzone un maggior rilievo nelle figure ed un più vivo plasticismo determinato dal chiaroscuro intenso, a differenza della stesura di colori piuttosto delicati che negli affreschi di borgomanero tendono ad appiattire le figure, che non dominano lo spazio come quelle del Morazzone. La leggerezza e la movenza quasi di danza dell'angelo dell'Annunciazione di Arona torna nel riquadro dell'annuncio della morte a Borgomanero. Per confronto, si possono ancora ricordare la Visione di Gioacchino e l'Incontro alla porta aurea nel ciclo della cappella del Rosario in San Vittore a Varese, dipinti dal Morazzone tra il 1615 ed il 1617. Appaiono quindi giustificate le ipotesi attributive a favore della scuola del Morazzone o del Morazzone stesso e aiuti (Rosci 1959; Gregori 1962; G. Gaviglioli, La cappella della SS. Annunciata nella nostra parrocchia, in "L'araldo", 1978, XXXII, n. 4, p.3; Zanetta 1983), notando una certa differenza tra i 4 riquadri in basso - più aperti e luminosi - e quelli superiori: per i primi due si potrebbe ipotizzare un intervento diretto del Morazzone, di sua mano o con cartoni, disegni, suggerimenti affidati ad uno o più artisti della sua cerchia. Si potrebbe anche formulare l'ipotesi attributiva a favore di Antonio Maria Crespi detto il Bustino, autore della pala di questo altare. Questo artista è culturalmente legato al Morazzone ed all'ambiente milanese ed è plausibile una sua collaborazione con il Morazzone per gli affreschi del Sacro Monte d'Orta (in particolare per la cappella VII, eseguita tra il 1628 ed il 1629), non ostante le differenze di spazialità e libertà compositiva. Inoltre, il tono pacato e la semplice devozionalità delle immagini ed il colorismo senza scatti luministici non disdicono dallo stile del Bustino, per quanto di lui si conosce
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034041-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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