San Deodato

reliquiario a busto, 1600 - 1610

Il busto è scolpito a tutto tondo e presenta sul retro uno sportellino che chiude il vano in cui sono conservate le reliquie. Sul capo del santo è un il triregno papale decorato da foglie in rilievo; alla sommità è posta una piccola croce. Il piviale è decorato lungo il bordo da motivi ornamentali e trattenuto da un grosso fermaglio con una pietra ovale in centro con cornice a volute; il bordo è percorso da una fascia con elementi volute intrecciate. Le superfici sono dorate con i motivi ornamentali, le finte pietre e le decorazioni della tiara dipinti in rosso e verde; per i particolari del volto e l'incarnato sono impiegate tinte naturali. Il viso è morbidamente modellato, dalle labbra semiaperte si vedono i denti; la barba è accuratamente intagliata e arricciata. Il busto poggia su un basamento sottile percorso da modanature poggiante su sostegni a voluta scanalata; presenta una decorazione di girali fitomorfi in oro su fondo blu; l'iscrizione è su un'etichetta in carta incollata, vergata in rosso

  • OGGETTO reliquiario a busto
  • AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La reliquia di S. Deodato conservata nella parrocchiale di Borgomanero appartiene ad un gruppo di reliquie che il sacerdote G. B. Cavagna di Momo inviò da Roma, dove si trovava al servizio del cardinale Mattei, a Novara. Le reliquie, giunte il 26 luglio del 1600 e depositate nella chiesa di San Michele, furono in seguito traslate nella basilica di S. Gaudenzio ed in altre chiese della diocesi (A. Papale, Le reliquie conservate in S. Bartolomeo a Borgomanero. Note e documenti, in "Appunti di Storia religiosa Borgomanerese", 1982, I, n. 8, p. 31). L'inventario compilato nel 1617 fornisce la "Notta delle reliquie sacre date a Momo dal suddetto Mons. Rev. Vescovo l'anno 1599 li 8 agosto et riportate a casa solennemente dal Clero et popolo di Borgomanero processionalmente..." (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Inventario della Parrocchiale (1617), f. 14r) in cui viene registrata la presenza della reliquia del papa martire in un elenco che sarà trascritto senza varianti nei successivi inventari (1698, 1758): "Osso di S. Deodato Papa et Martire riccolto in velo rosso et rinchiuso in una testa di legno col suo busto dipinta e indorata". La cronologia dell'opera si può pensare coeva all'arrivo della reliquia nel novarese ed immediatamente precedente alla solenne processione che la condusse, insieme ad altre, a Borgomanero (8 agosto 1599 o 1600). Lo sfasamento della data (1599-1600) potrebbe dipendere da un errore, oppure si può supporre "che queste reliquie siano relative ad un precedente invio del Cavagna" (A. Papale, Le reliquie conservate in S. Bartolomeo a Borgomanero. Note e documenti, in "Appunti di Storia religiosa Borgomanerese", 1982, I, n. 8, p. 31). Sul piano culturale l'opera è debitrice delle esperienze valsesiane nell'ambito della produzione lignea, emergente per l'arredo sacro con gli altari architettonicamente strutturati ed animati da figure cariatidi, busti, teste di puttini inseriti nell'ornamentazione. A questa tradizione artigianale ed artistica, che era senz'altro la più prestigiosa ed affermata in un'area prossima a Borgomanero, va aggiunta, a mio parere, l'influenza esercitata dalla plastica del Sacro Monte di Varallo, che tra il XVI ed il XVII secolo stava vivendo il passaggio dalla grande stagione gaudenziana alle problematiche seicentesche portate dall'opera del d'Enrico. Nel busto in oggetto, per la levigata semplicità delle fattezze, unita all'accurata definizione dei particolari, si può leggere un riflesso dell'opera del Tabacchetti, in cui l'esperienza della plastica gaudenziana è rivissuta con "lucidezza visiva...e con una tranquillità di sguardo che frena il dramma e fa confidenziale l'attenzione particolaristica..." (L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, 1974 Torino, Vol. II, p. 20). Jean Wespin detto il Tabacchetti fu attivo per il sacro Monte nell'ultimo decennio del Cinquecento, le sue sculture più importanti sono raccolte nella cappella della Salita al Calvario (1599). Manca al busto in oggetto la ricerca di teatralità, la definizione di un ruolo a livello espressivo e spaziale non richiesto dalla sua destinazione, perché la concretezza del busto come proiezione della tangibilità della reliquia trapassa già in immagine devozionale, sgargiante di ori. A questo proposito è possibile avanzare un rapporto con gli elementi antropomorfi degli altari lignei valsesiani che propongono il tema del busto, lo schema frontale, il binomio cromatico dell'incarnato e dell'oro, cartelle ornamentali simili alla fibbia del piviale del papa. Alla tradizione scultorea valsesiana, che definisce un livello tecnico e qualitativo impegnato in direzione dell'evidenza umana e della presa immediata sul riguardante, è poi possibile aggiungere alcuni riflessi della scultura lignea dei Taurino per il Duomo di Milano (si vedano le statue che decorano l'organo nord 1593-1596), i cui modelli erano forniti a volte dal Brambilla e da Camillo Procaccini. L'ignoto scultore dei busti di Borgomanero si colloca perciò in un "nodo" fervido di cultura, tra gli esiti della plastica del Sacro Monte e la scultura milanese aulica e monumentale sullo scorcio del Cinquecento e nei primi anni del Seicento, mediando un linguaggio che si traduce in forme semplici il repertorio decorativo ed il naturalismo fisionomico. Riguardo alla datazione si deve aggiungere che il busto, pur contenendo una reliauia giunta nel 1599 o nel 1600, è simile per struttura e tipologia agli altri tre busti di S. Leonida, S. Lucio e S. Valentino, le cui reliquie sono state acquisite nel 1614. In mancanza di dati più precisi, le analogie si possono spiegare formulando due ipotesi: i quattro busti sono opera dello stesso artista che, a distanza di una quindicina di anni propone una tipologia già collaudata, anche per comprensibili esigenze di uniformità degli oggetti; oppure l reliquia, al suo arrivo a Borgomanero, non fu collocata in un busto eseguito solo nel 1614 insieme agli altri, in occasione delle nuove traslazioni. [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100030875
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI Sul basamento - [S.] DEODATO PAPA E MARTIRE - a penna -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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