San Filippo Neri ha la visione della Madonna con Bambino

dipinto,

Il santo, vestito con abito nero, è raffigurato in ginocchio, con le braccia allargate e lo sguardo rivolto alla Vergine che appare, in alto a destra, in veste bianca e manto azzurro svolazzante, seduta sulle nubi. Di fronte al santo c'è un inginocchiatoio rivestito di un drappo grigio azzurro su cui sono appoggiati un libro aperto ed un crocifisso. Completano la composizion edue puttini: uno ai piedi della Vergine e l'altro in basso a destra, adagiato su un cuscino rosso e nell'atto di porgere un mazzolino di fiori. Poco si distingue del fondo bruno del dipinto, annerito dal tempo. La tela è inserita in una sottile cornice mistilinea dorata e percorsa da modanature

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo il De Vit il titolo di San Filippo Neri fu aggiunto all'altare della Concezione "nel 1616 per ordine di Monsignor Giulio Odescalchi vescovo di Novara" (V. De Vit, Memorie storiche di Borgomanero e del suo Mandamento, Prato 1880, p. 132). La data 1616 non è esatta (forse una svista) perché il vescovo Giulio Maria Odescalchi resse la diocesi Novarese dal 1656 al 1667. Gli Atti della Visita Pastorale compiuta nel 1663 riferiscono che "fuit etiam erecta alia Capellania sub titulo Sancti Philippi Nerii...ex fundatione ad arbitrium Illustrissimi Domini episcopi" (Archivio Storico Diocesano di Novara, Vicariato di Romagnano, Visita pastorale Odescalchi, 1663, tomo 181, f. 7v). A quell'epoca la cappellania era "extruenda in calce ecclesiae Parochialis Sancti Bartolomei ad dexteram ingressus", erano cioè in atto i lavori di rifacimento del settore presbiterale che proseguiranno fino al nono decennio del secolo, e la collocazione del quadro risale quindi a questa fase del rinnovamento delle strutture e dell'apparato decorativo. Nell'Inventario del 1698 si legge: "Sopra detto deposito (delle reliquie) vi è il quadro di S. Filippo Neri dipinto il suo telaro, et cornice fatto, à stucco in parte dorato, et ha... dalli lati due Angioli di rilievo, carnice (sic), et capitelli..." (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Inventario della Parrocchiale (1698), f. 3v). Non esistono note di pagamento relative al quadro nei libri di contabilità della parrocchiale, che si conservano a partire dal 1680; sappiamo che si lavorava ancora all'altare della concezione nel 1683 e nel 1684 come testimoniano le spese per operai e doratori (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Libro della Tesoreria della Fabbrica di Santo Bartolomeo (1680-1717), ff. 29, 30, 33, 34). Va segnalato che in una nota di spesa del 1691 contenuta nel Giornale della Confraternita del SS. Sacramento di legge, fra le altre cose: "... n. 14 cornici per detti quadri comprese le due cornici de quadri di S. Filippo Nero et S. Ignazio" (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Giornale per il tesoriere della Compagnia del SS. Sacramento di Borgomanero (1688-1698), f. 44r). Non sappiamo se il quadro per il quale la confraternita fa eseguire la cornice sia da identificare con l'oggetto qui schedato, e non risulta chiaro se facesse parte dei 14 quadri eseguiti nel 1691 dal pittore Francesco Ferrari di Valduggia. Del Ferrari, autore di diversi dipinti per la confraternita fra il 1690 ed il 1692, non si hanno notizie biografiche e dati relativi all'attività. Un Francesco Ferrari pittore nativo di Valduggia è citato nel dizionario degli artisti valsesiani del Debiaggi, ma la sua attività si svolse nella prima metà del Seicento; tuttavia lo stesso Debiaggi ricorda che "Datati 1684 sono gli affreschi della cappella di S. Bonifacio nella parrocchia di Zuccaro di Valduggia, ma è assai probabile che siano opera di un omonimo Francesco Ferrari, forse suo discendente" (C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal sec. XIV al XX, Varallo 1968, p. 57). Il nome del Ferrari può quindi valere per un'ipotesi attributiva, non verificabile in base ai dati documentari attualmente disponibili. L'autore del dipinto di Borgomanero condensa nella composizione della piccola tela esperienze della pittura novarese e lombarda sul finire del Seicento, che registrano il perdurare della tradizione avviata dal Cerano, dal Morazzone, dal Procaccini, ancora operante a livello di soluzioni iconografiche, di intensità cromatica e chiaroscurale. Su questi dati si innestano gli influssi della cultura romana e del marattismo, conseguenza dei soggiorni romani di artisti come il Bonola (1675-1678) e l'Abbiati (1665- 1675 ca.), attivi in area novarese nell'ultimo quarto del XVII secolo. Questa situazione culturale emerge nella figura del santo inginocchiato, che riproduce una tipologia diffusa e variamente rielaborata nell'ambito della pittura di devozione durante tutto il Seicento; si confrontino ad esempio il S. Domenico nella Madonna del Rosario eseguita per l'omonima chiesa novarese dal Procaccini agli inizi del XVII secolo ed il S. Gaudenzio nel telero della canonizzazione di San Lorenzo dipinto dall'Abbiati per il duomo di Novara (1684-1692), simile, anche nell'abbigliamento, al San Filippo di Borgomaero. Lo scorcio della testa, più inclinata nell'opera dell'Abbiati, è "ripresa stilistica ceranesca: se ne ricorderà il Pianca con particolare predilezione e ne farà uno dei motivi più caratteristici del suo repertorio figurativo" (F. M. Ferro, Storia di S. Lorenzo al pozzo dipinta da Filippo Abbiati per il Duomo di Novara, Società Storica Novarese 1967). L'artista che ha eseguito il San Filippo Neri potrebbe appartenere alla cerchia di questi pittori, protagonisti, in ambito novarese, del passaggio dal Seicento al Settecento, con l'apertura a nuove esperienze e contatti più ampi all'interno e fuori l'Italia. [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100030869
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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