Madonna con Bambino e Santi

polittico, 1566/ 1567

Il polittico presenta una cornice monumentale con colonne impostate su alti plinti a parallelepipedo e decorate da elementi fogliacei e tralci di vite in rilievo; lo spazio pittorico si articola intorno ad una tavola centrale centinata (raffigurante la Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Bartolomeo), due tavole laterali rettangolari (con i Santi Giovanni evangelista e Andrea), una lunetta con il compianto in alto ad un'alta predella con tavolette rappresentanti diversi santi in basso. Gli elementi decorativi della cornice si stragliano sul fondo dipinto in turchese; ornamenti fitomorfi sono riproposti sull'architrave con un maggior sviluppo in lunghezza e con l'inserimento di rosette. Riccioli, ovoli, dentellature e palmette si distribuisocno sulle modanature che concludono la cornice. I colori più frequentemente impiegati sono il viola, in una tonalità chiara, il grigio, il marrone ed il verde in diverse tonalità, ma sempre poco brillanti. La distribuzione dei bianchi e qualche tocco di rosso conferiscono maggior vivacità cromatica ai riquadri della predella

  • OGGETTO polittico
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 380
    Larghezza: 220
  • ATTRIBUZIONI Varolti Girolamo (notizie 1566)
    Rapa Giovanni (notizie 1566)
    Canta Ludovico (notizie 1566)
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il trittico venne commissionato nel 1566 dalla Comunità e dalla Parrocchia di Borgomanero ai pittori Giovanni Rapa e Girolamo Varolto che avevano bottega in Novara. Nel contratto, rogato da Francesco Pellizzari il 2 settembre 1566, venivano definiti con molta precisione le caratteristiche del'opera (misure, materiali), i soggetti da rappresentare e la loro collocazione; per la Vergine e San Bartolomeo, le figure più importanti, erano espressamente indicati i colori delle vesti. Doveva essere allegato all'instrumento un modello a cui fa riferimento il contratto, che non è stato più rintracciato (G. Bonola, Il trittico di Borgomanero, in "Archivio Storico dell'Arte", 1896, anno I, fasc. V). Nel documento relativo al pagamento della prima rata dei 106 scudi d'oro italiani, pattuiti per l'intera opera da consegnarsi nel luglio dell'anno successivo, si trova già citato Ludovico del Canta, associato agli altri due pittori nella realizzazione del dipinto. Il trittico era destinato all'altar maggiore, ma ne venne rimosso in data non documentata; nel 1593 si trovava nella cappella di San Rocco, se si deve prestar fede ad una nota contenuta nella Visita Pastorale Bescapè (Archivio di Stato di Novara, Vicariato di Borgomanero, Visita pastorale Bescapè, 1593.Vol. 21); nel 1595 doveva già essere stato collocato il tabernacolo scolpito che sostituì la pala sull'altar maggiore e nel 1612 si fecero dei lavori per sistemare "l'Anchona" nell'oratorio della Compagnia del SS. Mo Sacramento che pagò 30 scudi al rettore della parrocchiale "in ricompensa di detta ancona resti sempre in d. Capella del SS. Sacramento" (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Libro della cavata della Compagnia et Schola del Santissimo Sacramento di Borgomanero, 1587, f. 20r, 64r). Il trittico divenne proprietà della Compagnia e come tale è descritto in tutti gli inventari dei beni a partire dal 1617. Attraverso le diverse redazioni degli inventari si ricava una descrizione sempre più particolareggiata dell'aspetto originario del trittico che attualmente risulta incompleto. Il "piedistallo di legno intagliato con quattro puttini dipinti et adorati" non fu ricollocato dopo il restauro e attualmente si conserva nella sacrestia; il Bonola, che ne dà una riproduzione fotografica insieme al trittico, lo attribuisce all'intagliatore borgomanerese Giorgio Zanobio, probabile collaboratore di Antonio Pini (G. Bonola, Il trittico di Borgomanero, in "Archivio Storico dell'Arte", 1896, anno I, fasc. V, p. 16). Manca l'iscrizione "in picciol arcella di legno indorato..DEO AC DIVO BARTHOLOMEO, col millesimo 1567" (Archivio Parrocchiale Borgomanero, Inventarius Venerabilis Societatis Ss.m Sacramenti (1758), f. 3v); sono andati perduti due riquadri del coronamento: "negli altri tre campi superiori a suddetti vi restano dipinti in quello mezzo la Pietà...e ne due laterali due angioli per cadauno..." (Borgomanro, Archivio Parrocchiale, Inventario della Ven. Confraternita del SS. Sacramento, 1774, p. 4). Le descrizioni tratte dagli inventari della Confraternita del SS. Sacramento e la trascrizione integrale dei due istrumenti, insieme ai dati relativi alle ricerche d'archivio, furono pubblicati dal Bonola nel 1896 sull'Archivio Storico dell'Arte, rendendo così noti i nomi degli artisti che avevano concorso all'esecuzione dell'opera, fino allora sconosciuti. Ancora oggi sono assai scarse le notizie relative alla loro attività; essi appartengono alla schiera di epigoni gaudenziani che nella seconda metà del Cinquecento continuavano a proporre soggetti e modi desunti dalle opere del Valsesiano, ridotti ormai ad una formula scarsamente inventiva, sicuro approdo tecnico e devozionale, ma bloccato nei confronti dei nuovi esiti della pittura. Valgono quindi i confronti con le grandi pale di Gaudenzio proposti dal Bonola: quella di San Gaudenzio di Novara (1514-1518 ca.) e lo Sposalizio di S. Caterina, sempre a Novara, per il Duomo (1525-1527); l'ancona della parrocchiale di Varallo (1520-1522), la Madonna degli Aranci di Vercelli (1529-1530). A questi aggiungerei il Battesimo di Cristo del polittico di Casale (1534-1535) per la figura del San Giovanni Evangelista. Il confronto più stringente riguarda la Pietà inserita nella predella dello Sposalizio di S. Caterina che ha rappresentato il modello per quella del trittico in oggetto, più compassata ed irrigidita da una stesura più opaca del colore. La gamma cromatica con le tonalità spente dei grigi, i verdini ed i viola trasparenti vanno forse riferiti all'ultimo Gaudenzio ed alla cerchia laniniana. Infatti i frequenti richiami ad opere vercellesi ed alcuni elementi stilistici ed iconografici inducono a pensare che i tre artisti risalissero a Gaudenzio non solo direttamente, ma anche attraverso la scuola vercellese e la cerchia laniniana in particolare; già il Bonola aveva proposto come possibile confronto la pala di Borgosesia di Bernardino Lanino (1539). [Continua in OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100030860-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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