gloria di San Carlo Borromeo

pala d'altare,

Al centro del quadro è raffigurato il santo con le braccia allargate e lo sguardo rivolto al cielo aperto, dal quale sono discesi due angeli che reggono sul suo capo una corona formata dalle lettere che compongono il motto dei Borromeo Humilitas. Il santo che sta ascendendo in gloria accompagnato da due angeli, porta la mitra e indossa la pianeta dorata, portata sopra la tunicella, la dalmatica e il camice, mentre il pastorale è ai suoi piedi, su una nuvola. Il contrasto fra i toni dell'azzurro sul fondo e l'oro del manto e della corona assume un valore dominante nell'impostazionme cromatica dell'opera, conferendo un notevole rilievo alla figura di Carlo Borromeo.Le figure angeliche propongono delicati accostamenti di colore luminosi e trasparenti: bianco e violetto, bianco e giallino, verde pallido e violetto. Il dipinto possiede una luminosità diffusa che evita il violento chiaroscurro e si accende grazie al trascorrere della luce che piove dall'alto sulle vesti dei personaggi

  • OGGETTO pala d'altare
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Mazzucchelli Pier Francesco Detto Morazzone (1573/ 1626)
  • LOCALIZZAZIONE Borgomanero (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I lavori intorno alla cappella e all'altare di S. Carlo iniziarono il 4 maggio del 1615, ma il Morazzone viene interpellato per l'esecuzione delle pitture nel novembre del 1616, quando era già stato strutturato lo spazio che avrebbe accolto gli affreschi e commissinata (25 aprile 1616) l'ancona scolpita da porre sull'altare (Borgomanero, Archivio Parrocchiale, Libro delle ellemosine della Parrocchiale Cappella di Santo Carolo 1615-1657, foll. 49r.-53r). I pagamenti al Morazzone si susseguono in un arco di tempo che va dal 1616 al 1620 (27 novembre 1616 lire 300; 16 novembre 1619 lire 300; 9 dicembre 1619 300; 16 agosto 1620 lire 72). L'esecuzione del dipinto si può collocare fra il 1617 e il 1619, perchè in data 30 ottobre 1619 si regisatra un pagamento a coloro che hanno portato il quadro (ID., fol. 51v). Il pagamento del 1620 riguarda "un quadretto in cima dell'Icona do S. Carlo" attualmente non in loco (ID., fol. 52r), fatto portare da Novara, dove l'artista era impegnato nell'esecuzione degli affreschi della cappella deolla NBuona Morte in S. Gaudenzio. La realizzazione della tela si colloca fra l'attività al Sacro Monte di Orta (1616-1620) e S. Gaudenzio a Novara (1620), con importanti commissioni in territorio lombardo, come l'ancona del Rosario alla Certosa di Pavia (1617), la pala di Inverigop e il S. Carlo per la Sacrestia settentrionale del Duomo di Milano (1618). La Gregori ritiene che il S. Carlo borgomanerese preceda la pala di Invedrigo con "qualche punto di contatto con la pala di Pavia" e suggerisce un confronto cxon il Moncalvo per la scelta cromatica (M. GREGORI; Morazzone, catalogo della mostra, Milano 1962, pp. 85-87, tav. 167),. Il Baroni aveva invece insistito su una certa rigidezza nella formulazione della figura, nonostante "il capo levato in uno scorcio ardito" (C. BARONI, Ancora sul Morazzone, in "L'Arte", 1941, p. 142). La tela borgomanerese è severamente strutturata in funzione della figura del santo che domina la composizione ed è nitidamente delineata, chiusa nell'appiombo delle vesti e della rigida pianeta. Nobile nell'atteggiarsi e umanissimi nell'espressine del volto, il S. Carlo è rappresentato in una visine statica rispetto al dipinto di S. Angelo in Milano databile intorno al 1611 e alla successiva pala di Inverigo (1618) che trattano lo stesso soggetto. La tela se ne discosta in parte per una formulazione più calma che scarta il turbine ascensinale dei puttini per sottolineare la solennità dell'incoronazione. In questo dsenso proporrei un confronto con il dipinto di Cerano per S. Gottardo in Corte, databile fra 1610 e 1615, dove compare iul motto, lo squarcio luminoso e "i cangianti, il rilucere dei panni rigidi" (M. VALSECCHI, Il Seicento lombardo, catalogo della mostra, Milano 1973, V. II, p. 31) vengono reinterpretati dal Morazzone in una composizione meno fervida rispetto a quella del Cerano, ma molto calibrata. Sul dipinto si veda anche C. BASCAPE' , Novara Sacra, trad. Ravizza, Novara 1878, p. 134, nota n. 1; A. RUSCONI, Il lago d'Orta,lasua riviera e i dittici novaresi, Torino 1880. p. 120; M. ROSCI, Contributi al Morazzone, in "Bollettino d'arte", 1959, pp. 151-157
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026857
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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