Santo apostolo

statua,

L'apostolo è rappresentato con una tunica legata a vita ed un mantello chiuso con una fibia sulla spalla destra; il volto è incorniciato da una folta barba a torciglioni e lunghi capelli; in mano tiene un libro

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Briosco Benedetto Detto Juniore (scuola)
  • LOCALIZZAZIONE Saluzzo (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Insieme di otto statue (un tempo dodici) inserite nella decorazione borgognona della Cappella Marchionale. E' evidente l'enorme contrasto tra i due tipi di scultura, sia per la contrapposizione cromatica del bianco marmoreo con il verde cupo della pietra di Sampeyre, sia per il chiaro intervento lombardo nell'esecuzione delle statue (cfr Repaci Courtois G., La cappella funeraria dei Marchesi nella Chiesa di San Giovanni a Saluzzo, pag. 64 sgg.). Esse infatti furono commissionate, insieme al monumento di Ludovico II, a Benedetto Briosco seniore di Porlezza, come risulta da un contratto con lui stipulato da Margherita di Foix per la somma totale di 600 ducati (cfr Vacchetta G., La Chiesa di San Giovanni in Saluzzo, pag. 155 sgg.). Pare comunque evidente che la realizzazione dell'intera opera non avvenne certo per mano del Briosco, scultore di una certa fama, amico di Leonardo e, in quel periodo, attivo alla Certosa di Pavia. Semmai egli contribuì al progetto (forse eseguì anche la statua di LudovicoII), portato poi a termine da Benedetto Briosco juniore (il cui soggiorno a Saluzzo è documentato) con la sicura collaborazione di altri artisti. L'intera opera rivela infatti un'esecuzione eterogenea, ed in particolare la statua inserita nella nicchia nell'arco sovrastante la tomba di Ludovico II e quella posta sull'altare di Santa Caterina si distinguono nettamente dalle altre per la qualità dell'esecuzione. Il Vacchetta le attribuisce, insieme alle tavolette delle virtù inserite sul frontale del monumento, a Pietro da Rho, mentre invece la Gabrielli le lega più direttamente alla scuola dei Mantegazza (cfr Vacchetta, op cit, p. 160; Gabrielli N., Arte nell'antico Marchesato di Saluzzo, pag. 117). Più accreditata quest'ultima ipotesi, data l'evidenza, nell'opera di alcuni tipici caratteri mantegazziani: le pieghe cartacee del panneggio non più aderente al corpo, ma che tende a staccarsene quasi in una ricerca di autonomia, l'anatomia delle mani, la realizzazione della barba, ed il particolare modo di raccogliere il mantello con una grossa fibia, sì da formare una serie concentrica di pieghe laminate (vedere le statue degli apostoli di Antonio Mantegazza sulla facciata della Certosa di Pavia (cfr. Arslan W., La scultura nella seconda metà del quattrocento, in Storia di Milano, Milano 1955, vol. VII, p. 706 sgg.). L'ipotesi che le statue attribuite a Benedetto Briosco juniore non siano tutte di sua propria mano, ma ci siano interventi della scuola, è convalidata dalle differenze notevoli riscontrabili nella loro esecuzione, pur essendo in tutte evidenti gli addentellati con la scultura dell'Amadeo. In particolare questa statua però sembra più vicina alla mano del maestro per il panneggio eseguito su diversi piani, la barba a torciglioni ed i tratti incisivi del volto. Tali caratteristiche si possono infatti riscontrare, in modo più accentuato ed accurato, nelle opere considerate autografe dal Vacchetta e altri. (Continua nel campo "Ossrevazioni")
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100000208A-4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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