Villa Asquer

Tuili, XIX - XIX

Si accede tramite una porta carraia corredata di cancello metallico decisamente fuori luogo rispetto all'architettura. Oltrepassato l'ingresso si entra in una corte civile perimetrata da corpi di fabbrica sui tre lati, la corte risulta pavimentata in cemento; intervento operata negli anni trenta nascondendo l’originaria pavimentazione ottenuta lavorando la pietra presente. Il corpo frontale è il palazzo, che non ha niente a che vedere né con la tipologia a “Palattu” né con altre tipologie sarde, Sulla destra entrando nel cortile c'è una tettoia con copertura su capriate e a due pioventi, utilizzato in origine come riparo per le carrozze, attualmente impiegato come garage. Il lato sinistro invece mostra immediatamente a fianco della porta carraia, l’ingresso di un sotterraneo di oscura origine, largo due metri e lungo venticinque, voltato a botte e portante, in origine, nel lato aperto alla campagna. Durante l’ultima guerra venne impiegato come rifugio antiaereo, per il resto non si hanno sufficienti notizie, potrebbe comunque ricollegarsi in qualche modo ad un'area sacra, peraltro di incerta origine, localizzata su questa emergenza. A chiusura del lato sinistro una lunga costruzione rettangolare, molto ampia, di circa otto metri per sedici con copertura a due pioventi poggiata su armatura in legno costituita da falsi puntoni con saettoni sostenuta a sua volta da robusti pilastri a sezione quadrata in mattoni cotti. Questi locali erano in origine l'opificio dove si provvedeva alla produzione dell'olio. Dopo lo spostamento di questa funzione in luogo delle preesistenti cucine i locali sono stati trasformati in ricovero per animali, attrezzi e masserizia. Originariamente l'opificio comunicava direttamente con l'esterno tramite un ampio portale ad arco oggi murato ma ancora ben visibile dall'esterno. Il palazzo è costituito esternamente da un lungo corpo, a pianta rettangolare, di cui, in facciata, solo la parte centrale, più alta, è risolta architettonicamente, mentre le due spalle sono risolte in maniere del tutto differenti: quella destra, più recente, prodotto edilizio decisamente inadeguato all'insieme, ha copertura piana; mentre la sinistra, più vicina come aspetto tipologico all'opificio vecchio, ha copertura in coppi a due pioventi. la parte centrale è arricchita da motivi ricordanti il barocco piemontese del tardo settecento. L'ingresso è un portone centrale a due ante sormontato da una meridiana, sotto il lato destro della facciata è presente un’antica cisterna di raccolta delle acque piovane, in pietre lavorate, che passa sotto gran parte dell'abitazione ed ha, come ulteriore motivo polivalente di interesse, la volta a botte. Sul muro perimetrale, sempre a destra sono addossati locali per il ricovero di animali di bassa corte, locali comunque staccati dal palazzo. Il prospetto posteriore non ha tracce di soluzione architettonica nel lato destro di esso (guardando verso il palazzo) si notano, all'angolo, quattro mensole e i resti di una quinta che dovevano sostenere un balcone d'angolo mai portato a termine. Le quattro mensole sono in condizioni cattive•. Sono comunque visibili tracce di discreta lavorazione con disegni ornamentali comunque semplici. Sulla facciata principale sono invece presenti, e in discrete condizioni, quattro corti balconi con ringhiere inferro Al piano terra i collegamenti sono disimpegnati da un'ampia sala rettangolare coperta da un solaio ligneo con travi in vista. Il pavimento è con grosse pietre squadrate tirate a lucido e con giunti in cemento. Ai lati della scala si accede, a destra all’opificio, a sinistra ai magazzini e depositi. Frontale all’ingresso, quindi mediana rispetto alla pianta la scala sorretta da travi in legno. Soprastante la scala d’ingresso, e con accesso diretto dalla scala un ampio salone che mette in comunicazione i diversi gruppi di stanze, intercomunicanti poi all’interno di ogni gruppo. Il soffitto è piano e sembra essere plafonato. I tramezzi sono invece in stuoia di canna lavorata e intonacata

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