Santuario San Giovanni Theristis
Il luogo sacro di San Giovanni Theresti è dedicato al santo italo-greco di origini stilesi vissuto tra il X e XI secolo. La costruzione della chiesa e del complesso monastico annesso risale al 1625 per volontà dai Paolotti, i Frati Minimi di San Francesco di Paola. Il 26 settembre 2002 mons. GianCarlo Bregantini nel decreto per “l’Ordinamento Generale dei Santuari Diocesani” ha riconosciuto la chiesa di San Giovanni Theristis con il titolo di “Santuario Diocesano”. La festa principale è celebrata l'8 dicembre; Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. Altre occasioni festive: 6 gennaio fiera del battesimo e processione del bambinello; 24 giugno: Solennità San Giovanni Battista. Molto sentite sono le manifestazioni che si svolgono nella Settimana Santa nel Santuario di San Giovanni Theresti a Stilo. Il Giovedì Santo dal santuario di San Giovanni si svolge per le vie del paese la Processione votiva delle Croci, penitenti con pesanti croci sulle spalle, in notturna. Il Venerdì Santo dopo la processione dell'Addolorata, in serata, nel luogo di culto di San Giovanni iniziano le “Tre ore d’agonia” consistenti in tre ore di preghiera innanzi al Crocefisso, sistemato sull’altare maggiore, con intervalli di musiche e canti. Si conclude con la “Deposizione dalla Croce”, da parte di sei rappresentanti del popolo. Il giorno dopo, Sabato Santo, nella mattinata si svolge la processione del Cristo Morto nel cosiddetto “Monumentu”, un particolare baldacchino adorno di veli, velluti, fiori e graziose figure angeliche. A tale processione partecipano gli abitanti di Stilo, che recano in mano i "gucciadati", ciambelle di pane, benedetto il pomeriggio del Giovedì Santo, appese su croci di canna. Guidano la processione i componenti dell’Arciconfraternita dell’Immacolata e di San Pietro in abito caratteristico. Molto suggestiva è la rappresentazione dell’opera sacra intitolata "il Mortorio", ovvero Passione e morte di Cristo, curata dalle persone di Stilo
- OGGETTO santuario diocesano
- LOCALIZZAZIONE Stilo (RC) - Calabria , ITALIA
- INDIRIZZO Piazza San Giovanni Therestis, 1, Stilo (RC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Del Santo ci sono state tramandate due biografie, dette “Vita A” e “Vita B”. L'esistenza di Giovanni è stata al centro di molte discussioni perché venivano messe in forse le fonti delle notizie. Tutti gli studiosi, comunque, si rifacevano a codici che andavano dalla fine del XVI all’ inizio del XVIII secolo. Il corpus dal quale è scaturita la "Vita A" è nei codici miscellanei delle carte di Gaetani, codici conservati a Palermo, nella biblioteca Centrale della Regione Sicilia. Ciò che invece è alla base dell'altra "Vita" è stato desunto da un codice di Parigi copiato nel 1591 da Paolo Bevilacqua, pubblicato in Acta Sanctorum III, 1658. Questa versione della vita del santo monaco fu aspramente criticata da Michele Amari. Nella sua Storia dei Musulmani di Sicilia scrisse testualmente: "La leggenda di San Giovanni Terista non regge alla critica: tanti casi da romanzo intessuti sopra un anacronismo". Egli, tuttavia, fu non solo contestato ma smentito da altri studiosi, tra i quali Salvatore Borsari54. Coloro che ritennero vera l'esistenza di Giovanni attinsero notizie dal bios che è piuttosto tardivo: risale, infatti, intorno al 1200, ovvero un secolo (circa) dopo la morte. Astenendomi da notizie alquanto romanzesche, ritengo di poter asserire che egli nacque a Palermo tra il 1040 e il l045 da madre cristiana e padre musulmano. Ebbe solida formazione cristiana da parte materna. Obiettivo e speranza era che il ragazzo fuggisse da Palermo e raggiungesse la Calabria, precisamente Stilo. Una volta raggiunta la Calabria, il ragazzo avrebbe dovuto recarsi dai monaci per essere battezzato. Ciò poté avverarsi quando ebbe raggiunta l'età di quattordici anni. Secondo l'agiografia, la zattera sulla quale sì era imbarcato venne inseguita dai saraceni ma egli, alzando contro la loro nave il crocifisso datogli dalla mamma, ne provocò il naufragio e l’annegamento. Sbarcato dalle parti di Stilo, vestito com’era da musulmano, destò i sospetti della gente, ma egli raccontò la sua commovente vicenda e, soprattutto, manifestò l'ardente desiderio di essere battezzato. Fu condotto dal Vescovo che, convinto dalla sincerità e dall'ardore del ragazzo, non ebbe difficoltà alcuna ad accoglierlo tra i figli della Santa Chiesa. Poi gli indicò il monastero dedicato a S. Maria del Maestro. Ma i monaci non lo accolsero subito, anzi cercarono di dissuaderlo prospettandogli la severità, la povertà assoluta dell'esistenza che egli tanto agognava. Alla fine, però, si arresero alla sua risolutezza e lo accolsero nel cenobio. Così il ragazzo indossò il saio. Da quel momento la sua vita fu un inno alla carità, alla bontà, alla misericordia. Da questo comportamento scaturì una fama crescente nella popolazione, che divenne addirittura devozione quando si conobbero le cose prodigiose che promanavano dalla sua vita ascetica. Presto si parlò di lui come di un santo di Dio che operava miracoli (uno dei quali, l'ho già descritto ed altri lo saranno nel punto seguente a questa pagina biografica). Fu chiamato dal Signore, nel cordoglio generale quando aveva raggiunto l’età di cinquanta anni. Nell' atrio quadrato del monastero (che poi prese il suo nome) è stata trovata una tomba: potrebbe trattarsi del suo sepolcro. Il miracolo della fonte fruttò al monastero un podere, regalato di buon grado ed in segno di perenne gratitudine dal cacciatore e da sua madre. Il miracolato prese il nome di Pirite, come dire "nato dal fuoco". Nella "Vita A" viene poi descritto un altro evento miracoloso legato alla persona di Giovanni. Era di giugno ed il monaco si stava recando a trovare un benefattore del monastero, dopo aver preso con sé un orciolo pieno del vino e del pane, per la propria colazione. Proseguo il racconto citando il Ferrante: “Lungo il cammino arrivò nelle località di Maturavulo e Marone. Molti braccianti, vedendolo passare, incominciarono a canzonarlo. Il Santo si fermò un momento ed offrì loro il pane e il vino che aveva. Essi accettarono e, man mano che mangiavano, né il pane né i1 vino diminuivano. Allora Giovanni si gettò con la faccia in terra per ringraziare Dio”. Ci restò un bel po’. Nel frattempo, le condizioni meteorologiche erano inaspettatamente cambiate: al bel tempo era subentrata una pioggia fitta e insistente al punto che i braccianti non poterono andare avanti con il loro lavoro di mietitura e si erano dapprima rifugiati sotto gli alberi e poi se ne erano proprio andati. Giovanni continuò a pregare. Quando sollevò il capo dovette stropicciarsi gli occhi: incredibile! tutto il campo era stato mietuto, non solo, ma era stato raccolto in covoni, che facevano sfoggio di sé ben allineati al centro del campo. Prosegue il Ferrante: "Egli, stupito, pensò di eclissarsi, dirigendosi frettolosamente verso il monastero (…). I mietitori (…) tornati sul campo e visto che il lavoro era compiuto, se ne tornarono dal proprietario per essere pagati. Ma questi (incredulo) li rimproverò perché non era ancora mezzogiorno ed il lavoro non poteva essere terminato, nessuna squadra di braccianti, anche la più abile e veloce, sarebbe riuscita a terminare il lungo lavoro in così breve tempo. Così volle andare a controllare di persona. “Resosi conto del fatto miracoloso” (nel frattempo era venuto a conoscenza della presenza di frate Giovanni) "divulgò il fatto e da quel giorno tutti chiamarono l'umile monaco Giovanni il Teriste, cioè il Mietitore. Il padrone regalò al monastero i due fondi di Maturabulo e di Marone, fondi che il monastero possedeva ancora quando il biografo scriveva la 'Vita del Teriste'". Va da sé che dopo tali miracoli la fama di Giovanni si diffondesse anche oltre il monastero ed annesse proprietà, fino a raggiungere la corte di Ruggero Gran Conte, a Mileto. Il sovrano era triste e molto preoccupato perché suo figlio omonimo (il futuro re Ruggero) aveva il volto deturpato da una piaga che nessun medico era riuscito a guarire. Raggiunto dalla fama di santità di Giovanni, il Mietitore andò a cercarlo con il figliolo ed il seguito, direttamente a Stilo. Ma Giovanni, nel frattempo, era deceduto. Il Conte non si perse d'animo e si mise a pregare con fervore, chiedendo la sua intercessione perché finalmente il figliolo guarisse. I monaci gli mostrarono gli indumenti che il Teriste aveva indossato prima di lasciare questa terra. Il giovane principe li adoperò come un lino e li passò sul viso toccando più volte la parte con la piaga. Ed ecco il miracolo: compiuti questi gesti, egli si sentì la faccia fresca, pulita, profumata … La piaga era scomparsa del tutto. La gratitudine fu immensa: non solo ì sovrani, ma tutti i Normanni si dimostrarono fedeli e riconoscenti al monastero, gratificandolo di donazioni. Quando fu costruita la chiesa, venne a crearsi un unico complesso, cui fu dato il nome "S. Giovanni Teriste" (ovvero "S. Giovanni Vecchio"), dove riposano le spoglie mortali (Cfr. E. Fiorenza, Il Santo nell’Agiografia in, HUMANITIES, a. VII, n. 13, Giugno 2018, pp. 68-70)
- TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 18-ICCD_MODI_5638462140571
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
- ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
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DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
decreto (1)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0