centro storico, di crinale, collinare, spontaneo, difensivo, Precacore, Crepacuore (denominazione storica, XV sec.), Petracore (denominazione storica, XV sec.), Pelicore (denominazione storica, XV sec.) (seconda metà X)

Samo, X seconda metà

Precacore è l'antico nucleo di Samo. Il borgo, oggi disabitato, e l'attuale abitato di Samo, si fronteggiano, divisi dal vallone Santa Caterina. L'antico centro è facilmente raggiungibile con una passeggiata seguendo un sentiero che si inerpica sui fianchi del pendio sul quale insistono i ruderi delle case che componevano le città, costruite sul limite di precipizio. L'edilizia che caratterizza l'abitato è composta da murature in pietre e mattoni, "rinzeppate" con frantumi di tegole; le coperture sono in tegole. Non vi sono delle strade, ma soltanto dei sentieri in terra battuta e ciottoli. Nel punto più alto del borgo sorgeva il castello, detto di “Pitagora”; vi restano tracce dei muri perimetrali che componevano l'edificio

  • OGGETTO centro storico di crinale, collinare, spontaneo, difensivo
  • CARATTERI AMBIENTALI AREA STORICO - GEOGRAFICA: Locride Sud. DESCRIZIONE GEOGRAFICA: i ruderi di Precacore si trovano nel versante orientale dell'Aspromonte, su un picco a circa 400 metri sul livello del mare, tra la fiumara La Verde, caratterizzata da pittoresche gole, e il vallone Santa Caterina. DEFINIZIONE GEOLOGICA: il centro in rovina di Precacore è situato in corrispondenza di un complesso roccioso consistente di argille e argille siltose, brune, grigie e rosse, con sporadiche e sottili intercalazioni di arenarie, siltiti e calcare grigio subceroide. Questo complesso presenta una scarsa resistenza all'erosione e le argille, quando sature d'acqua possono dar luogo a movimenti franosi. La permeabilità è generalmente bassa. Tutto intorno al borgo diroccato, si trovano delle aree di detriti di frana e un secondo complesso di conglomerati grossolani con intercalazioni di arenarie e siltiti. Le rocce sono consistenti e resistenti all'erosione; la permeabilità è generalmente elevata
  • LOCALIZZAZIONE Samo (RC) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Precacore, Samo (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per alcune fonti l’origine del nome è legata ad una leggenda. Si narra che intorno al XV sec. la città venne distrutta da un violento nubifragio. Una donna, che apparteneva ad un nobile casato, in un momento di grande dolore, (poiché perse il duca, suo marito, e sette figli) pare che affacciandosi da un ripiano abbia esclamato "o mamma, o mamma, nel vedere la mia Samo cosi distrutta, dal dolore mi crepa il cuore". Verso il 1600 il nome, da "Crepacuore" si tramutò in "Precacore". Altre fonti invece prediligono la dizione Pelicore o Percore, che deriverebbe da Perì kore, vicino al paese o città. Per altre fonti ancora, potrebbe richiamare le spaccature del terreno (dal calabrese crepari, spaccarsi). Intorno all’800 d.C. il centro di Samo (che prima si trovava sulla costa) cominciò ad essere investito dai frequenti assalti dei saraceni, che scorrazzavano sulle coste joniche. Fu allora che l’abitato di Samo, come del resto accadde a quasi tutti i centri costieri della locride, dovette trasferirsi su di un'altura, da dove potesse più agevolmente fuggire ai mortali pericoli dell’invasione saracena. La città si ingrandì e si fortificò nel XIII secolo, sotto il dominio di Filippo Santacroce, e all’inizio del XIV secolo ,sotto il dominio di Re Carlo (per Giovanni suo figliolo). Sotto la guida della principessa Margherita di Cariati la città di Precacore si ingrandì ancora. La città nel 1349 venne colpita da un violento terremoto che distrusse la Chiesa di Santa Maria e quella di Santa Cristina, mentre le chiesa di San Giovanni Battista solo in parte restò danneggiata; in seguito venne nuovamente ricostruita e fortificata. Nel 1450 Samo fu totalmente distrutta da un violento nubifragio che durò sette giorni e sette notti. Da questa immane sciagura non restarono che poche persone. Nel 1496 il feudo di Precacore fu acquistato da Tommaso Marullo, Conte di Condojanni, che lo amministrò con poco giudizio e si carico di debiti. Nel 1536 Precacore fu colpita nuovamente da un violento terremoto. Esso fu talmente forte che cambiò interamente la superficie ed aprì voragini da tutte le parti. Per lungo tempo dalle voragini strariparono torrenti d’acqua che travolsero e distrussero tutto. Nel 1554, la baronia venne ceduta al Console della Repubblica di Genova Oberto Squarciafico, che nello stesso anno si assediò in S. Agata. Nel 1565 il Console della Repubblica di Genova Oberto Squarciafico morì e lasciò il feudo al figlio Stefano, che lo rivendette secondo i patti a Vincenzo Marullo (figlio di Tommaso), essendo divenuto in quell’epoca marchese di Galabarca. Fu questo per Precacore il periodo più fiorente, infatti gli industriali genovesi, sfruttando i legnami della montagna Ferraina, tennero un attivo commercio con Genova che poi si estinse con le signorie successive. Il Giustiniani ricorda che nel suo comprensorio si produceva lino e grano e che si esercitava l’industria della seta, aveva in questo tempo 480 abitanti. Il 27 giugno del 1588, la baronia di Precacore venne ceduta dai Marullo di Condojanni al principe di Cosoleto don Giacomo Tranfo per 21.200 ducati (la vendita della terra di Precacore, comprendeva il castello, la fortezza, le case, i Palazzi Ducali, i beni e tutte le entrate). Il 20 maggio 1612 muore don Giacomo ed il feudo passa al figlio Alessandro che lo tiene appena un anno e muore anche lui, lasciando terra e debiti al figlio Francesco che morì nel 1625, mentre gli oneri e i diritti feudali, vengono attribuiti al fratello Germano don Carlo. Un altro terremoto violento e catastrofico recò intensi danni alla città il 27 marzo 1638. A memoria di questo terremoto, in passato ogni anno il 27 marzo si svolgeva una processione a Gerace. Al barone Francesco successe il figlio Alessandro il 20 luglio 1661, ma essendo ancora in tenera età, l’amministrazione della Baronia fu affidata al suo tutore don Pietro Stoies, il quale caricò di debiti i Tranfo, cosi che giunto alla maggiore età don Alessandro si difende e fa pagare i debiti al suo ex tutore, facendogli confiscare i beni con l’inganno e la frode. Nel 1701 don Carlo Tranfo, figlio del duca di Alessandro, succeduto al padre che era già morto da un anno, amministra il feudo di Precacore, ma morto anche lui immaturamente, il feudo di Precacore passa alla sorella laura che lo tiene sino alla morte avvenuta nel 1733. Nel 1745 il figlio della stessa, l’Illustrissimo duca di S. Agata e Prepacore e principe di Cosoleto è costretto a cedere il feudo per debiti al fisco ed altri creditori. Il 5 febbraio 1783 il paese fu nuovamente distrutto dal violento terremoto che seminò morte e terrore in tutta la Calabria e la Sicilia. L’ultimo intestatario della baronia di Precacore fu Enrico de Franco che la tenne fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte Re di Napoli con un memorabile decreto aboliva per sempre la feudalità. Il 19 gennaio 1807 il paese veniva riconosciuto Luogo, cioè Università, ed incluso nel governo di Bianco. Infine, nel 1908 Precacore fu travolta nuovamente dalle rovine del terremoto, tant’è che i cittadini furono costretti ad abbandonare il vecchio abitato per ricostruirlo nella “Piana” sede dell’odierna Samo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177881
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'