centro storico, costiero, di mezzacosta, difensivo, Scilla, Scyllaeum (denominazione storica) (V a.C)

Scilla, V a.C

Il centro storico di Scilla si sviluppa in tre parti (quartieri: San Giorgio, Spirito Santo e Chianalea). Il quartiere San Giorgio era destinato alla residenza della popolazione dedita alle attività agricole. L'impianto urbano fu ristrutturato dopo il terremoto del 1783, presenta un tessuto costituito da edifici a schiera con stecche che si sviluppano trasversalmente ai suoi assi principali, Corso Umberto di primo impianto, e via Raffele Piria. La parte ad est di Corso Umberto II rappresenta la parte più antica del borgo contadino ed il nome stesso richiama le sue attitudini difensive. Il quartiere Spirito Santo è detto anche Marina Grande. In questa parte di Scilla vi sono evidenti segni di degrado e molti edifici non utilizzati (41,30%). Vi sono molti edifici specialistici come magazzini abbandonati per il declino delle attività di commercio. La tipologia prevalente è costituita da palazzotti ottocenteschi in muratura di pietra e mattoni, con copertura in tegole. Il quartiere Chianalea, infine, rappresentava la residenza del ceto marinaro. Contiene gli edifici più antichi e meglio costruiti, a dimostrazione del passato benessere (molti resistettero al terremoto del 1783). Il tessuto urbano ha subito una massiccia trasformazione e gli interventi di ricostruzione hanno in parte stravolto l’impianto originario

  • OGGETTO centro storico costiero, di mezzacosta, difensivo
  • CARATTERI AMBIENTALI L’abitato di Scilla ricade nella cornice paesaggistica della Costa Viola, erta su un promontorio roccioso che domina da una roccia isolata a 72 m sul livello del mare
  • LOCALIZZAZIONE Scilla (RC) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Via Nazionale, Scilla (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Strabone racconta che nel 493 a.C. il tiranno di Reggio, Anassila il giovane, per porre fine alle reiterate razzie perpetrate dai pirati tirreni a danno dei commerci aperti dalla città con le colonie tirreniche, avesse mosso contro di loro con un forte esercito, sconfiggendo e scacciando i pirati da queste terre. Inizia in questo periodo l’opera di fortificazione della rupe di Scilla, situata proprio all’imbocco dello stretto. In epoca romana Scilla fu un centro marinaro, soprattutto per quanto riguarda la pesca del tonno e del pesce spada. Vista l’importanza strategica, i Romani ampliarono le fortificazioni che si rivelarono molto utili in qualsiasi fatto d’armi che riguardava l’area dello Stretto: dalle guerre contro Annibale e Pirro, alla rivolta di Spartaco. E’ in quest’epoca che iniziò a formarsi la cultura marinara della gente di Scilla. Sull’impianto del castrum e sulla consistenza architettonica sappiamo poco. Si trattava probabilmente di un recinto fortificato con edifici al suo interno secondo una tipologia che doveva essere quella dell’incastellamento. Sulle alture di Scilla passava la consolare Via Popilia. Alla caduta dell’impero romano la città subì le invasioni barbariche dei Vandali (440-456), di Odoacre e Teodorico (476-525). Ad opera del generale Belisario avvenne la conquista bizantina di Scilla. Sulla rupe, ai primi monaci basiliani, gli storici attribuiscono la fondazione del Monastero e della chiesa di San Pancrazio tra l’XVIII e il IX sec. d.C. fortificati per volontà della stessa Bisanzio che aveva affidato ai padri il compito di sorveglianza dello Stretto. Sempre i monaci avevano concesso di posizionare delle altane di avvistamento sulla rupe dove sorgeva il monastero. Nel 1033 avvenne l’occupazione di Scilla da parte degli arabi che erano insediati in Sicilia. Nel 1060 avvenne la conquista di Scilla da parte dei Normanni in seguito all’assedio del castello ad opera di Roberto il Guiscardo. In età sveva, precisamente nel 1255 il castrum veniva riadattato, rifortificato e probabilmente ampliato da Pietro Ruffo conte di Catanzaro che lo aveva ricevuto in feudo da Manfredi. Scilla viene occupata dagli aragonesi nel 1274 ad opera di Pietro III d’Aragona. La fortificazione di Scilla assunse un ruolo strategico durante la guerra del vespro e venne potenziata e adattata alle nuove esigenze militari. Sotto la dominazione degli aragonesi vengono edificate diverse chiese. Ricevette dai sovrani spagnoli privilegi che favorirono ulteriormente lo sviluppo economico. Nel 1412 i De Nava diventarono i signori di Scilla. La loro signoria durerà sino al 1533, quando Gutierrez De Nava vendette al cognato Paolo Ruffo il feudo tenuto per un secolo dalla sua famiglia. La vendita della signoria ai Ruffo di Sinopoli, che la terranno fino all’eversione della feudalità (1806), segnerà notevolmente la vita sociale ed economica della città. In questo periodo il castello venne ingrandito ed adattato anche a residenza del feudatario. Venne inglobato all’interno di esso il monastero di S. Pancrazio (che i padri basiliani avevano lasciato nel 1424 sotto le pressioni di De Nava). Venne restaurato ed abbellito il palazzo feudale e l’altro palazzo nel quartiere Chianalea. Vengono costruiti palazzi e scuderie all’interno del centro storico. Nel periodo di Giovanna Ruffo il centro di Scilla si ingrandì. Ella fece iniziare la costruzione di tre conventi nel 1641. Quello dei Crociferi sorgeva nel rione Acquagrande (a Chianalea dove oggi c’è la Chiesa di San Giuseppe), l’altro dei F.P. Osservanti nella piazza San Rocco del rione San Giorgio ed il terzo dei Cappuccini fu costruito all’estremità dello stesso rione. La magnanime principessa fece, inoltre, costruire un ospedale nel rione Gornelle presso il largo San Nicola ed un conservatorio per le orfanelle. Era un periodo relativamente prospero per la città, quando poco dopo mezzogiorno del 5 febbraio 1783, la terra fu scossa da un violentissimo sisma e da un seguente maremoto nella notte, che sconvolsero pesantemente il tessuto urbano di Scilla provocando numerose vittime. Tutte le chiese ed i conventi furono danneggiati, se non distrutti, cosi come quasi completamente le case del rione San Giorgio ed in misura minore quelle degli altri quartieri che avevano una diversa consistenza nei materiali e nei sistemi di costruzione. Una parte della collina di Pacì franò e lo stesso feudatario che abitava nel castello morì poiché si trovava su una barca quando vi fu il maremoto. Crollò la testata del promontorio con parte del castello, morirono quasi duemila persone e la città fu completamente danneggiata. Il terremoto del 1908 danneggiò gravemente il tessuto urbano ricostruito in seguito al sisma del 1783
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177811
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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