centro storico, di mezzacosta, costiero, difensivo, Bova, Vua (denominazione storica, VIII sec. a.C.) (V)

Bova, V

Il borgo segue l’orografia del terreno ed è caratterizzato dalla presenza di stretti vicoli. La sua particolare posizione geografica ne ha determinato la struttura insediativa intorno a dei fulcri che costituivano gli aspetti fondamentali della vita sociale della comunità: il castello, le chiese ed i palazzi. Bova è, senza dubbio, un centro che presenta una elevata complessità urbanistica e territoriale dovuta ad una tipologia edilizia molto articolata ed in rapporto diretto e costante con le caratteristiche orografiche del sito. Le murature sono caratterizzate dall’uso della pietra lavorata dalle maestranze locali come principale materiale da costruzione, reperibile e disponibile nelle vicinanze, rinzeppata con frantumi di tegole. Le coperture delle abitazioni sono realizzate con travi di legno ed hanno il tetto in tegole. Le abitazioni, semplici nelle strutture e limitate negli spazi, sorgono su speroni di roccia, che spesso vengono inglobate nelle case stesse. Le caratteristiche orografiche naturali del sito non solo condizionano fortemente la struttura planimetrica del centro, ma denunciano la sua importanza territoriale e strategica per il controllo di una vasta porzione del territorio montano retrostante. La conformazione planimetrica e architettonica é riferibile all’epoca altomedievale, gli edifici religiosi minori ed i relativi slarghi, potrebbero aver costituito, nel processo costitutivo del centro, altrettante polarità rispetto alle diverse unità edilizie di vicinato: il borgo di S. Caterina e la Giudecca, entrambi fuori dalla prima cinta muraria, ed il nucleo insediativo centrale, forse di fondazione più antica. I resti del castello, di fondazione normanna, appaiono dislocati su piccoli terrazzi rocciosi, che posti a differenti quote, si modellano assecondando in parte l’orografia del terreno. I pochi ruderi rimasti sono insufficienti per poter ricostruire la planimetria dell’insieme. Importanti testimonianze architettoniche, poi, i palazzi nobiliari: Palazzo Nesci, Palazzo Mesiani

  • OGGETTO centro storico di mezzacosta, costiero, difensivo
  • CARATTERI AMBIENTALI Il centro si estende sul versante meridionale di un rilievo che si erge sullo spartiacque che separa le fiumare Amendolea e San Pasquale. Il rilievo possiede un aspetto morfologico molto particolare: sul lato nord è ripidissimo e costellato di blocchi lapidei di varie dimensioni, correlabili a fenomeni di crollo che hanno interessato anche il castello e l’adiacente parte dell’abitato, sul lato sud, dove si trova la strada di accesso, è meno ripido, anche se con bruschi salti localizzati
  • LOCALIZZAZIONE Bova (RC) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Via S. Leo, Bova (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Bova ha origini molto antiche, come testimoniano rinvenimenti di armi silicee dell'epoca neolitica, ritrovate numerose nel territorio. Anche dentro l'abitato, nel perimetro del castello, furono rinvenute schegge di ossidiana, attestanti il commercio primitivo che gli abitanti delle isole Eolie intrattenevano con i popoli vicini a partire dal IV millennio a.C. Pertanto le rocche del castello ospitarono sicuramente un insediamento umano di età preistorica. Tra le popolazioni preistoriche che abitavano le rocche e le caverne di Bova vi furono gli Ausoni, dediti soprattutto alla pastorizia, che furono poi assoggettati dai coloni greci. Secondo la leggenda, una regina armena, sbarcata lungo la costa, della quale si ignora il nome, avrebbe guidato le sue genti sul monte Vùa, dal nome latinizzato Bova, detto così perché luogo adatto al ricovero dei buoi ed avrebbe fissato la sua residenza sulla cima del colle, presumibilmente entro le rocche dell’antico castello. Da tale storia deriva lo stemma della città rappresentante il bue in campo d'oro, cui, in epoca cristiana, fu aggiunta la figura della Madonna col Bambino in braccio. Nella cima del castello, si vede tuttora scolpita l’impronta (così si crede) di questa ignota regina, da tutti chiamata Il piede della Regina, la leggenda narra che a colei cui andrà bene l’impronta del piede, scavando ritroverà un ricco tesoro sotto di essa sepolto. In età greca Bova subì le sorti della politica nelle vicende storiche di conquiste e di guerre tra Reggio, Locri e Siracusa, e fu infine sottoposta alla tirannide di quest'ultima. Nel 440, i Vandali, sbarcarono sulle coste lucane e bruzie devastando e saccheggiando le città marittime. Dopo aver occupato la Sicilia, organizzarono scorrerie in Calabria e gli abitanti del litorale per sfuggire alle devastazioni si rifugiarono sui monti, in luoghi più sicuri ed inespugnabili. Fu questo, quindi, il motivo che spinse gli abitanti di Delia a fondare la città di Bova. Bova fu la città calabrese più bersagliata da parte dei Saraceni che saccheggiavano con mille crudeltà le abitazioni sparse ovunque per il territorio di Bova costringendo gli abitanti a fuggire e vivere nei boschi più impraticabili e remoti. A Bova vi fu la colonizzazione bizantina i cui influssi sono tuttora vivi nella tecnica costruttiva delle abitazioni, nella cultura e nell'antico dialetto greco parlato da parte della popolazione. Con la dominazione normanna entrò nel periodo feudale. Risale a quest’epoca la costruzione del castello la cui struttura originaria consisteva in una muraglia a cinta del monte, della quale restano solo poche tracce anche a causa di consistenti modificazioni morfologiche della rupe. Il castello serviva per il controllo del territorio e successivamente servì da sicuro rifugio alla popolazione incalzata dalle incursioni saracene. L'acropoli della città era costituita dall'antica Cattedrale, il Palazzo Vescovile e le case delle famiglie più ricche e nobili, fuori le mura esistevano i due borghi: Borgo di Rao e Borgo S. Antonio con tre torri difensive poste una di seguito all'altra, di una sola delle quali, oggi restano i ruderi. Il Vescovo Stauriano fece scomparire ogni traccia del rito bizantino e con esso tutti i quadri, sostituendole con statue secentesche confacenti al rito romano. Tale innovazione portò anche alla scomparsa della lingua greca la quale veniva considerata la lingua del popolo o della povera gente. Il terremoto del 5 febbraio 1783 fu rovinoso e causò il crollo di alcune abitazioni e gravi lesioni alle rimanenti. Le scosse successive del 7 febbraio e del 28 marzo furono forti; la prima causò gravi lesioni agli edifici, tra i quali la cattedrale, il seminario e il palazzo vescovile; la seconda non causò ulteriori danni di rilievo alle abitazioni. Il terremoto del 1907, poi, causò danni gravi. Furono danneggiate 293 case: 14 crollarono o furono demolite totalmente; 185 subirono danni gravi; 94 danni leggeri. Fu gravemente danneggiata la chiesa di S. Leo di cui crollò il campanile; danni minori furono rilevati nella cattedrale e nelle chiese di S. Caterina e S. Rocco. A seguito della scossa del 1908 l'abitato subì danni gravi: diverse abitazioni crollarono e gli edifici pubblici furono resi inagibili. Complessivamente, delle 485 case che componevano il centro abitato, 370 (76%) risultarono danneggiate in modo più o meno grave: 40 (8%) crollarono o furono demolite, 80 (16,5%) furono gravemente danneggiate e rese inabitabili, 250 (51,5%) furono lesionate in modo più leggero
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177793
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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