centro storico, concentrico, Monterosso Calabro (X a.C)

Monterosso Calabro, X a.C

Percorso di controcrinale: Via Milite ignoto. Percorso matrice: Via Margherita. E' composto dai rioni: Capana, Bassulata, Lonace, Borgo

  • OGGETTO centro storico concentrico
  • CARATTERI AMBIENTALI Monterosso Calabro è un comune situato a 310 metri s.l.m. in provincia di Vibo Valentia e il suo territorio si estende su una superfice di 18,2 kmq. Situata a nord-est della provincia, a confine con quella di Catanzaro, fra il lago Angitola e l’altopiano delle Serre catanzaresi, alle pendici del monte Coppari, confina con Capistrano, Maierato, Polia e San Vito sullo Jonio (CZ). Monterosso Calabro si raggiunge lambendo il lago artificiale Angitola, costruito quasi alla foce del fiume omonimo per l'irrigazione della piana di Sant'Eufemia, oggi ha una valenza più turistica che pratica, Oasi WWF. Non è molto grande ma vario, facendolo apparire quasi un lago alpino. Il territorio circostante delle località Brigante-Parrera-Barone è ricco di sorgenti d’acqua oligo-minerale. CARATTERI AMBIENTALI: il territorio del centro storico di Monterosso Calabro affiora su conglomerati dell’epoca del Pliocene inferiore-medio (Era Cenozoica - Periodo del Neogene), con argille, argille siltose e silts, bruno-chiare e grigie zonate, localmente con intercalazioni di sabbie grossolane. Contengono generalmente una microfauna molto ricca, comprendente forme caratteristiche del Pliocene inferiore, fra cui: Globigerinodes sacculifer (BRADY), Orbulina universa d'ORBIGNY, Pleurostomella alternans SCHWAGER, Sphaeroidinella dehiscens (PARKER & JONES). Sporadicamente, verso il tetto, con microfaune calabriane comprendenti: Anina balthica (SCHROETER) Bulimina marginata d'ORBIGNY; in associazione con ostracosi e frammenti di macrofossili. Le argille presentano scarsa resistenza all'erosione e, lungo i pendii più ripidi, tengono a dar luogo a movimenti franosi. Permeabilità bassa. Monterosso Calabro è un comune di 1.851 abitanti della Provincia di Vibo Valentia. Posto alle pendici del monte Coppari, la parte storica del paese si estende su una collina, la zona residenziale e moderna ai piedi del monte
  • LOCALIZZAZIONE Monterosso Calabro (VV) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Piazza Milite Ignoto, Monterosso Calabro (VV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La valle dell’Angitola, lungo le coste e nell’immediato entroterra di Monterosso Calabro, fu abitata già nell’età della pietra, come attestano le numerose tracce di importanti stanziamenti preistorici neolitici e degli inizi dell’età del ferro, ritrovati in tutta la pianura dell’Amato. Gli scrittori greci antichi ricordano che il Fiume Angitola era in tempi remoti un canale navigabile e sufficientemente largo alla foce tale da permettere l’entrata di un “naviglio” di non grandi dimensioni; andava inoltre notevolmente allargandosi più in su e precisamente dal lato di levante, più a monte di una piccolissima collina posta come isolotto in mezzo al fiume, chiamata Monte Marello, sita davanti ad un’altra isoletta detta Moria. L’insenatura formava quindi un porto naturale, dove la navi avevano sicuro rifugio dalle tempestose furie del golfo, dai predoni e dai pirati. Questi però nel 950 assediarono e distrussero il territorio circostante, tra cui il paese di Crissa e i suoi casali (chiamata successivamente Rocca Niceforo o Rocca Angitola). Per difendersi dagli assalti dei saraceni poco lontani dal mare, gli abitanti di questi territori costruirono Francavilla. Di fronte a questa importante fortificazione, sorse un’altra fortezza, Rocca Capana, sulla cima della collina poi battezzata col nome di Monterosso, nella quale trovarono rifugio gli abitanti dei paesi circostanti. Subito dopo l’anno mille giungono in Calabria i Normanni, con Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggero che conquistano l’intera Regione, annullando completamente l’influenza bizantina e allo stesso modo cercano di fare lo stesso anche con l’influenza delle religioni. Intorno al 1440 Monterosso viene unito al feudo di Castelmonardo (l’attuale Filadelfia) e viene nominato barone Antonio delle Trezze che a sua volta dipende dal marchese di Crotone Antonio di Centelles, per aveva prestato giuramento di fedeltà al Re di Napoli Alfonso d’Aragona, che gli aveva affidato il compito di assoggettare tutte le baronie calabresi ribelli al Re. Così di fatto Centelles diventa l’uomo più temuto del regno. Ma lo stesso Re, perde la stima nei suoi confronti a causa degli intrighi da lui escogitati per potersi unire in matrimonio con la contessa Ruffo di Calabria, unione sponsale necessaria ad aumentare il suo potere. Centelles così perde i favori del Sovrano, gli si ribella e nel novembre 1444 comincia ad incitare i paesi e le masse a contrastare i reparti inviati dal Re in Calabria. Quando giunge a Monterosso e Castelmonardo, il barone delle Trezze si sottostà al suo volere. Successivamente Centelles viene vinto dal Re d’Aragona e deve lasciare il suo marchesato e la Calabria. Anche Monterosso pagherà per aver spalleggiato il Centelles. Il 27 giugno 1458 muore Alfonso il Magnanimo e ad ottobre la Calabria cade di nuovo nella mani del marchese di Crotone, tornato con la pretesa di riprendersi la regione e ostacolare il nuovo Re Ferrante I. Da qui in poi si susseguono numerose lotte fino a quando Centelles decide di sottomettersi al Re. Alla prima occasione questi lo fa prigioniero rinchiudendolo in carcere. Nell’ottobre 1459 Ferrante I visita Monterosso e la Capana, rimanendo ben impressionato dall’accoglienza ricevuta. Giunto a Castelmonardo, confisca i beni al barone Delle Trezze e affida il feudo a Ferrante Bisbal. La corte napoletana comincia a nutrire qualche preoccupazione sulla buona amministrazione del Barone Bisbal e dopo varie segnalazioni dalle famiglie importanti del feudo, reintegra Antonio delle Trezze come barone di Castelmonardo, fino al 1505, anno della sua morte. Gli succede il figlio Giovanni Francesco che già non godendo di una buona salute muore anch’egli nel 1510, succedendogli il figlio Antonio delle Trezze. Il padre aveva complottato contro il sovrano unendosi alle truppe francesi. Questo sodalizio costa caro ad Antonio che verrà ucciso per ordine del Re. Dopo un breve periodo di demanialità nel 1515 la baronia, d’ordine di Carlo III, viene concessa ai Pignatelli di Monteleone. Questi apportarono molti cambiamenti a Monterosso, abbellendola e promuovendo l’agricoltura con la piantagione sulle colline di uliveti e l’edilizia civile e religiosa, risolvono anche il problema delle necessità idriche e sanitarie della cittadina, costruendo una seconda e centrale fontana. In questo periodo Monterosso gode di una buona prosperità economica e sociale e intorno al 1530, la popolazione supera i duemila e cinquecento abitanti. Nel 1600 nella cittadina fiorisce la lavorazione della canapa, della seta che danno lavoro a molti contadini e artigiani. In questi anni diventa fiorente il commercio di queste due materie prime. Anche Monterosso Calabro subisce devastanti conseguenze al terremoto del 1783. Durante la visita di ricognizione dei danni, da parte del Principe Pignatelli, questi ordina la nuova ricostruzione della città in altra località dell’agro comunale. Ne nasce una discussione e la popolazione si divide in due fazioni, quella che vuole la nuova città su un pianoro non meglio identificato verso la montagna e quella che vuole che risorga dove era prima. Questa seconda ipotesi prende posizione a assistiti da Ferdinando IV che per l’occasione aveva creato la Cassa Sacra, si inizia la ricostruzione della città. A suffeudatario viene nominato Basilio Aceti, coadiuvato da un nuovo consiglio dell’Università che negli anni a venire dovrà affrontare i problemi conseguenti al terremoto, alla ricostruzione e alle pestilenze che il sisma ha causato, tra cui il vaiolo, che decima ancora i superstiti, e che negli anni 1784-1786 imperversa nella già provata popolazione. Segue poi un’epidemia malarica. Mentre il banditismo dilaga in Calabria e anche a Monterosso, il Re di Napoli non sa trovare via di scampo per fermare le armate napoleoniche che puntano sul regno delle due Sicilie. Infatti Napoleone distrugge il Regno Borbonico, insedia il fratello Giuseppe prima e Gioacchino Murat poi. Con i Napoleonidi si inizia una nuova riforma, i cui benefici effetti incominceranno a sanare le antiche piaghe di questi territori. Conquistato il regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte, seguendo le direttive di Napoleone, riordina l’amministrazione del territorio; successivamente subentra sul trono Gioacchino Murat, cognato dell’Imperatore e col decreto del 4 maggio 1811 istituisce, sul modello francese, le provincie, i distretti, i circondari e i comuni. La Calabria, pur restando sempre divisa in Ulteriore e Citeriore, risulta suddivisa nei seguenti quattro distretti: di Reggio (45 comuni), di Gerace (49 comuni), di Catanzaro (62 comuni) e di Monteleone (73 comuni) di cui Monterosso ne faceva parte. Gli anni successivi al 1848 vedono la cittadinanza allineata nella trepida attesa di tutte le regioni italiane. Infatti Monterosso, fiutato l’odor del vento, da roccaforte borbonica diventa in maggioranza nazionalista festeggiante e soddisfatta la popolazione appena appresa la notizia dello sbarco dei mille e della riunificazione d’Italia. A partire dai primi anni del novecento, Monterosso come anche molti comuni calabresi, subisce diverse scosse telluriche. Con quello del 1905, anche se l’epicentro è Reggio Calabria e non determina la tragedia di quello del 1783, il paese viene pressoché distrutto e numerose sono le vittime. Anche il terremoto del 1908 causò danni agli edifici e disagi alla popolazione. Seguono anni di intensa attività tendente alla ricostruzione delle abitazioni, con molta solerzia degli abitanti e poco sostegno da parte degli amministratori. Si giunge alla viglia della prima guerra mondiale e, come tutte le città italiane, i capifamiglia lasciano le loro terre per accorrere contro gli austriaci. Le conseguenze di questa guerra saranno molto pesanti per una popolazione già provata per gli eventi bellici e la miseria. Nel settembre del 1925 Monterosso subisce l’ennesimo violento terremoto, dove questa volta l’epicentro è molto vicino al paese, cioè la valle dell’Angitola. Se tutta l’Italia nel periodo prima della seconda guerra mondiale inneggia a Benito Mussolini, Monterosso segue gli avvenimenti con muta rassegnazione. Nel 1939 giungono a Monterosso giungono dei tecnici per approfondire una ricerca mineraria, che darà come risultato la costruzione di stabilimenti minerari a partire dal 1945. Questo evento verrà vissuto dai cittadini come una prova di serenità finanziaria di tutta la cittadinanza, già provati dalla guerra che continua a mietere la gioventù italiana e locale. Anche se la guerra riduce la disponibilità degli elementari mezzi di sopravvivenza, il popolo di Monterosso sa superare questi momenti difficili con severa dignità; la rinuncia e la sofferenza sono infatti la sua amara tradizione. Nel 1947 si verifica l’ennesimo terremoto che fu molto rovinoso e danneggiò tutte le case, un quarto delle quali gravemente. Messa la parola fine alla seconda guerra mondiale, si può affermare che Monterosso Calabro, elegante cittadina che signoreggiava su molti comuni vicini, va sempre impoverendosi proprio a causa del tipo di amministrazione cui era stata soggetta. Pur in questo crescente impoverimento, possiamo affermare che la città è tra le più fortunate della zona. La miniera di grafite infatti è in piena attività e, contrariamente allo sfacelo nazionale, assicura lavoro alle maestranze del posto. Ma il 31 Ottobre 1948 la miniera chiude i battenti troncando quell’avviato benessere che aveva fatto sperare i capifamiglia in un continuo miglioramento economico. La chiusura della miniera favorisce il fattore emigratorio di numerosissimi cittadini, molti dei quali tentano di trapiantare la famiglia in alta Italia, e specialmente in Piemonte e Lombardia, saranno più di mille gli emigrati. Dopo il 1946 comincia un periodo di innovamento sociale e civico, il sindaco Francesco Carreri, crea un movimento politico molto vicino alla classe contadina e per emblema sceglierà una spiga di grano. Mette a disposizione della municipalità le sue qualità di industriale, e darà le prime strade asfaltate e la soluzione del grosso problema delle acque. Alcuni settori della città non subiranno le crisi che attanaglia il meridione in genere. E’ gente operosa che non sa stare con le mani in mano, ma riuscirà sempre a creare nuove fonti di lavoro. L’agricoltura, infatti, viene sempre a basarsi sulla raccolta delle olive, mentre l’industrializzazione trova sfogo sia negli stabilimenti delle vicine città, sia nella lavorazione dell’olio attraverso i numerosi frantoi esistenti in città. Non di minore importanza è l’edilizia, le case vengono restaurate mentre si cercano nuovi spazi dove possano sorgere nuovi quartieri
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177780
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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