pozzo, Pozzo di Bona Sforza (terzo quarto SECOLI/ XVI)

Bari, SECOLI/ XVI terzo quarto

Tra le opere pubbliche commissionate dalla duchessa degne di nota sono le due cisterne di grande capacità, che ella fece costruire nel 1554 in aggiunta alle altre dieci già esistenti, per mitigare le sofferenze patite dai cittadini a causa della carenza d’acqua che affliggeva la città, in modo particolare durante la stagione estiva. La prima fu quella in San Domenico, cui fece seguito quella sotto il campanile del Duomo di San Sabino. Solo quest’ultima ha resistito alle ingiurie del tempo e rappresenta oggi l’unico esemplare in vita fra quelli realizzati a quell’epoca per fronteggiare la drammatica penuria d’acqua. Essendo essa un’importante testimonianza legata alla storia della città di Bari ed agli episodi cruciali della vita dei suoi cittadini nel XVI secolo, è annoverata negli elenchi descrittivi dei beni culturali di interesse storico artistico del Comune di Bari. Piccolo gioiello del borgo vecchio, la cisterna è situata alle spalle della Cattedrale di San Sabino, in strada Palazzo Arcivescovile, ed è stata di recente (aprile 2023) sottoposta ad operazioni di restauro. Attiva fino al dopoguerra, essa traeva acqua dolce da una falda presente quasi a livello del mare. Il pozzo è articolato in una vera (puteale, ghiera; parapetto che protegge l’imbocco di apertura di un pozzo) a pianta quadrata, con facce collocate in base ai quattro punti cardinali, che reggono la lastra di ferro di copertura. Gli elementi che lo compongono sono prevalentemente costituiti da materiale lapideo di forma regolare e di natura calcarea, con facce a vista di tipo naturale e artificiale, più o meno piane (pietra e cemento messi in opera con una malta generica composta da sabbia di fiume e calce spenta). Sulle facce lapidee sono riportate delle iscrizioni fatte incidere alla duchessa a monito e memoria della città, che nel tempo sono state abrase. La faccia occidentale, rivolta verso l’abside (parte terminale della navata centrale di un edificio sacro, di forma semicilindrica) della cattedrale è quella principale e su di essa campeggia una composizione a bassorilievo raffigurante un ormai usurata aquila, a simboleggiare l’arme della famiglia Sforza. Il lato a nord della cisterna è suddiviso in una doppia sezione, che vede a sinistra una sbiadita raffigurazione di San Nicola ed a destra la prima parte della consunta epigrafe di un’esortazione da parte della duchessa, che si conclude nella facciata meridionale: “Bibite pauperes sine argento. Aquas regina bona preparavit”: Bevete, o poveri, senza moneta, (gratuitamente). La regina Bona ha donato (queste) acque. Sulla facciata meridionale è invece riportata l’iscrizione: “Agite semper pura caritate cessate superbias ad nos piissimi facti sumus siti sedata”. Anno Domini MDLIV”: Agite sempre con pura carità. Cessati gli atti di superbia tra di noi diventiamo piissimi una vota sedata la sete. Anno del Signore 1554. Della facciata meridionale rimane leggibile solo il disegno a reticolo scolpito

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