centro storico, collinare, Parabita (X)
La parte più antica dell'abitato è quella più alta, intorno al castello; i quartieri moderni si estendono sul sottostante pendio, verso la stazione ferroviaria. In via Lopez Y Rojo si trova la chiesa madre di San Giovanni Battista con portale laterale cinquecentesco del leccese Gabriele Riccardi, sul cui architrave si trovano tre statue realizzate in pietra leccese: la Vergine con il Bambino al centro, Giovanni Battista inginocchiato a destra e l’apostolo Pietro a sinistra. A lato della porta vi sono due grandi affreschi raffiguranti rispettivamente San Cristoforo, ancora sufficientemente visibile, e la Vergine con San Gaetano. La sagrestia è situata a sud dell’altare maggiore; è coperta da volta a padiglione, con lunette nelle quali sono affrescate le marine del Salento
- OGGETTO centro storico collinare
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CARATTERI AMBIENTALI
Città consolidata caratterizzata da margini fisici naturali e artificiali dista 36 km a sud dal capoluogo Lecce. Situata ad un’altitudine di 78 m s.l.m. su un suolo di tipo calcareniti tenere a grana media-grossolana. Centro agricolo e industriale del Salento meridionale, situato ai piedi del gradino che interrompe il versante ionico della Serra di Sant'Eleuterio
- LOCALIZZAZIONE Parabita (LE) - Puglia , ITALIA
- INDIRIZZO Via Lucia la Greca, Parabita (LE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’impianto alto-medievale del casale si riconosce ancora oggi nella via S. Nicola (XIII secolo), alle spalle della chiesa dell’Immacolata. Il nuovo insediamento era difeso da una cinta muraria in cui si aprivano la “Porta di Lecce” a nord, la “Porta di Gallipoli” ad ovest e la “Porta Falsa” ad est, di minori dimensioni rispetto alle altre. Una quarta porta doveva trovarsi a sud. Nel 1231 Parabita era feudo di Bernardo Gentile, che la perse per mano degli Angioini, responsabili della costruzione del Maniero. Nel 1269 il feudo passa al francese Giovanni Di Tillio. Alla sua morte il feudo passò ai figli (1280) e poi a Niccolò Adimari (Fiorentino). Nel XIII secolo si realizzò il primo corpo di fabbrica della Chiesa di S. Giovanni Battista, che corrispondeva all’attuale transetto (Cappella dell’Addolorata, Presbiterio e Sagrestia); la parte perpendicolare delle navate fu aggiunta a più riprese nei secoli successivi. Sembra che la nuova Chiesa fu costruita nel luogo dove si trovava una chiesetta, dedicata a S. Biagio, in cui si officiava il rito greco. Nel XIV secolo Parabita era dei Sanseverino e probabilmente fu alla fine di questo secolo che venne realizzata la Chiesa di S. Maria dell’Umiltà. Alcuni documenti, infatti, attestano che nel 1405 vi officiavano i Padri Domenicani, che erano insediati nell’adiacente Convento. Nel XV secolo il feudo passa a Ottino De Caris, poi a Giovanni Antonio Del Balzo Orsini. Nel 1484 i veneziani espugnarono Gallipoli, si spostarono all’interno e occuparono anche altri paesi fra i quali Parabita. Testimonianza del loro passaggio è il Palazzo dei Veneziani in Borgo S. Marco, nelle vicinanze della Chiesa Matrice. Sulla facciata del Palazzo vi è una edicola votiva dedicata a S. Marco. Da Giovanni Antonio il feudo, dopo varie successioni, pervenne nel 1507 a Francesco Del Balzo Orsini, Conte di Ugento, alla corte del quale viveva Antonino Lenio, scrittore parabitano, autore dell’Oronte Gigante, opera giudicata da Benedetto Croce uno dei più importanti, se non l’unico, contributo del meridione alla letteratura epico-cavalleresca. Le fortune degli Orsini finirono nel 1528, in seguito alla vittoria di Carlo V di Spagna contro Francesco I di Francia nella battaglia di Pergolaci, nelle campagne fra Alezio e Gallipoli (1528). In seguito a questa disfatta, i Del Balzo Orsini, che si erano schierati con i francesi, scapparono da Parabita e con essi Antonino Lenio. Dal 1531 il feudo fu gestito dal Regio Fisco che indennizzava i creditori dei Del Balzo Orsini con la rendita del Castello. Nel 1535 fu acquistato da Pirro Castriota, uno dei responsabili della vittoria di Pergolaci, senza dubbio il più illuminato feudatario di Parabita. Egli diede importanza e procurò fama al Paese, lo rivoluzionò dal punto di vista economico, sociale, urbanistico. Organizzò l’attuale Piazza Umberto I come luogo di scambi commerciali e sociali, intervenne sul tessuto urbano facendo ristrutturare il Castello da Evangelista Menga, architetto copertinese che operò anche nei manieri di Copertino e di Lecce: egli rinforzò le difese del castello e, allo stesso tempo, conferì alla struttura l’aspetto di una residenza più che di un maniero di difesa. Il Castriota commissionò inoltre a Gabriele Riccardi, architetto e scultore leccese, il Portale di Tramontana della Chiesa Matrice e quello di Palazzo Castriota. La Parabita rinascimentale vide la costruzione di altri bei palazzi: Palazzo Lopez Y Royo e Palazzo De Ramis, dal bellissimo bassorilievo con al centro lo stemma del Casato e, ai lati, la deposizione di Cristo a sinistra e l’Annunciazione a destra. Entrambi questi palazzi furono dimora di nobili famiglie spagnole, giunte a Parabita in seguito alla vittoria di Pergolaci. Si ricordi anche Palazzo Vinci, a cui si accede da un bel portale che sembra, per la fattura, essere coevo di quello di Palazzo Castriota: presenta in facciata una bella loggia bipartita da due archi a tutto sesto, sorretti da un pilastro centrale, tipologia comune a molti palazzi del centro storico e che ritroviamo nel Palazzo Seclì, nel Palazzo Serino ed in altri. Tutti questi affacciano su stradine strette dove si possono ammirare archi che sorreggono bellissime logge, altri che ornano portali finemente scolpiti, finestre su balconi chiusi da ferri “spanciati” e poi il mignano, elemento architettonico da considerarsi timido affaccio sulla strada. Nel corso del XVI secolo le costruzioni si arricchiscono di decorazioni sia interne che esterne, i palazzi abbondano di particolari immagini e figure scolpite sulle facciate, sui portali, sulle mensole. Nel 1698 inizia la costruzione della Chiesa del Crocefisso, meglio conosciuta in paese come Chiesa di San Pasquale. Il feudo è gestito dai Castriota fino al 1678 e nel 1689 è venduto sub hasta a Domenico Ferrari, che lo trasforma in Ducato. Nel 1731 a Parabita arrivano gli Alcantarini, ordine della Congregazione Francescana, che realizzano il loro Convento accorpandolo alla Chiesa del Crocifisso. Nasce così un’unica struttura dalle linee semplici ed essenziali, così com’era la loro regola. Nel 1732 si costruisce la Chiesa delle Anime
- TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600365578
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
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- LICENZA METADATI CC-BY 4.0