centro storico, di crinale, collinare, difensivo, Castelnuovo Cilento, Castrum Novum (denominazione storica), Castellum Novum (denominazione storica), Castelnuovo de’ Cilenti (denominazione storica), Castelnuovo (denominazione storica, cit. 1703), Castelnovo (denominazione storica, cit. 1788) (terzo quarto XIII)
Il centro storico, di impianto medievale, risulta naturalmente integrato al paesaggio circostante; le case sono costruite con le stesse pietre su cui poggiano; i percorsi stretti e gradinati, che scendono e salgono, si incuneano tra le case. Nell’ambito del centro storico si rileva l’emergenza storico-architettonica del Castello medioevale, risalente al X e XII secolo, elemento generatore del nucleo insediativo originario (avente la medesima datazione) costituito dall'ambito circoscritto della fortificazione e della chiesa, con un insieme denso di case arroccate e collegate da vicoli e stradine a ridosso del lato est delle mura. Le case edificate tra il XV e il XVIII secolo poggiano sul costone roccioso adattandosi alla morfologia del sito e risultano disposte secondo le isoipse a cortina l’una a ridosso dell’altra. La tipologia abitativa è la tipica casa rurale di pendio, con abitazione sovrapposta al rustico, e scala di collegamento esterna a ridosso della facciata che sfrutta la differenza di quota del terreno. Oltre il castello nel centro storico emergono l'antica chiesa di Santa Maria Maddalena, il vicino Palazzo della famiglia Scelza e la cappella di Sant'Antonio
- OGGETTO centro storico di crinale, collinare, difensivo
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CARATTERI AMBIENTALI
Centro del basso Cilento posto a 280 metri s.l.m. sul versante sinistro del torrente Fiumicello. Ricade nel comprensorio della Comunità montana del Gelbison e Cervati alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in cui rientra parte del territorio comunale
- LOCALIZZAZIONE Castelnuovo Cilento (SA) - Campania , ITALIA
- INDIRIZZO Via Vittorio Emanuele III, Castelnuovo Cilento (SA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il territorio di Castelnuovo Cilento faceva parte dell’antico agro eleatico che sulla fine della età antica assunse il nome di Valle Brizia, o Bruzia, dalla regione Bruzia che si estendeva fino alle contrade presenti nell'area sulle alture. Queste caddero sotto la dominazione bizantina costituendo una zona di frontiera verso i territori occupati dai Longobardi. Nel X secolo si trovarono concesse in vassallaggio alla famiglia di Guainaro V, penultimo principe longobardo salernitano. Con la caduta del Principato Longobardo di Salerno nel 1076 e l’avvento della dominazione normanna, sopraggiunsero i Sanseverino che estesero i loro domini nella regione, includendo probabilmente anche Castelnuovo. E’ dubbio se il castello ed il borgo di Castelnuovo sorsero ad opera dei signori di Mannia, come vorrebbe la tradizione, o di altri. La notizia della sepoltura, ora scomparsa, nella chiesa di S. Maria Maddalena di un Gisulfo di Mannia morto nel 1245, farebbe risalire la fondazione dell’abitato ad un’epoca anteriore a quella data e dimostrerebbe anche la presenza della Casa di Mannia a Castelnuovo nello stesso periodo di tempo. Tuttavia Castelnuovo, di fondazione più recente ‐ come appare nel suo nome ‐ dei castelli circonvicini, non ha documenti che attestino la sua esistenza anteriormente al 1269. Nel 1703 l’abate Pacichelli scrive che l’abitato di Castelnuovo Cilento si trova su un monticello circondato per la maggior parte di muraglia e nel centro di un territorio di 12 miglia; nomina anche la Chiesa matrice. Nella sua opera “del Regno di Napoli in Prospettiva dell’abate Pacichelli” è riportata la rappresentazione dell’abitato. Vari sono i nomi utilizzati nel tempo quali Castrum Novum, Castellum Novum, Castronovo, Castelnuovo de’ Cilenti; il toponimo attuale gli viene attribuito con l'annessione al Regno di Sardegna. Le prime notizie storiche riguardanti Castelnuovo Cilento risalgono al XIII secolo e sono rintracciabili nell'ambito delle vicende del Principato Citra unità amministrativa del Regno di Sicilia e, successivamente, del Regno di Napoli e quindi del Regno delle Due Sicilie. Nel 1273 Carlo I d'Angiò, con il diploma di Alife, infatti, considerando il giustizierato di Principato troppo esteso per essere ben governato, lo suddivise in Principatus ultra serras Montorii e Principatus citra serras Montorii, ovvero Principato al di là delle montagne di Montoro (a nord) e Principato al di qua delle montagne di Montoro (a sud). Il confine tra i due nuovi giustizierati era segnato dai monti Picentini. Ebner fornisce una prima notizia sicura dell’abitato, rintracciabile in un documento angioino del 1271, quando Re Carlo I D’Angiò, da Capua donò al milite Guido d’Alemagna e ai suoi eredi “Castrum novum in Principatu” villaggio probabilmente sorto su quell’altura per la malaria che infieriva nelle sottostanti zone paludose attraversate dall’Alento, dal Badolato e dal Palistro. La cronologia successivamente riporta che nel 1350 Nicolò d’Alemagna è signore di Castelnuovo, mentre nel 1423 la Regina Giovanna II nominò Giorgio D’Alemagna, fino a quando nel 1496 Re Ferrante II avocò ad Antonio Carafa. In una descrizione del Sacro Regio Consiglio, si legge che in età aragonese il feudo era posseduto da Giovanni Brillo. Nel periodo 1648-1669 il feudo risulta in possesso di Prudenzio Damiani, mentre Ebner puntualizza che “non so se prima o dopo era in possesso della famiglia Carracciolo". In seguito, passò alla famiglia Atenolfi del marchese Nicola di Cava de Tirreni. Gli Atenolfi oltre al Castello possedevano vasti terreni nelle contrade Pantana e Coppola con relative ville. Dopo la morte di Pasquale nel 1898, e in mancanza di eredi, il titolo di marchese passò alla sorella Chiara vedova Talamo. La rivoluzione del 1799 e le guerre napoleoniche non consentirono ai Talamo-Atenolfi una buona manutenzione del castello; in seguito, i tre violenti terremoti del 1850 e del 1857 provocarono diversi crolli, anche la torre venne gravemente danneggiata. Nel 1860 la torre di Castelnuovo fu definitivamente abbandonata e, con le lesioni provocate dai precedenti terremoti, divenne un rudere. Nel 1966 il marchese e ambasciatore Giuseppe Talamo-Atenolfi si adoperò per salvare il castello dalla rovina definitiva, promuovendone il restauro
- TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500916444
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
- ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
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- LICENZA METADATI CC-BY 4.0