centro storico, montano, di crinale, Petina, Pitina (denominazione storica), Apethina (denominazione storica, nei Registri Angioini), Apitina (denominazione storica), Abbetina (denominazione storica, nei Quinternioni), Abetina (denominazione storica), A Betina (denominazione storica) (terzo quarto XII)

Petina, 1174 - 1174

L’insediamento si caratterizza per la permanenza e la riconoscibilità dell’impianto urbanistico prodotto dalla stratificazione storica e delle tipologie edilizie originarie. Nel centro storico si incontrano portali antichi, la Chiesa di San Nicola di Bari, di origine trecentesca, preceduta dal portale in pietra del 1510 e il Palazzo Monaci, del tardo ‘700, sede del Municipio. Poco fuori dell'abitato, su uno sperone roccioso a quota 361 m s.l.m. il convento di Sant'Onofrio, citato in un documento dell'anno 918

  • OGGETTO centro storico montano, di crinale
  • CARATTERI AMBIENTALI Centro posto a 649 m s.l.m. sul versante destro della valle del fiume Tanagro e compreso nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
  • LOCALIZZAZIONE Petina (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO piazza Umberto I, Petina (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le origini del borgo, la cui denominazione deriva dal latino AB(I)ETINA nel significato di 'abetaia', sono di certo anteriori al XII secolo: ciò è documentato sia da una pergamena conservata nell’archivio del monastero della Badia di Cava dei Tirreni del 1174 sia quella conservata nell’Abbazia Benedettina di Montevergine con data 1192. Le pergamene si riferiscono, rispettivamente, ad un contratto stipulato tra Ugone (signore di Petina) ed il Monastero della S.S. Trinità di Eboli per l’affitto di un mulino, ed alla donazione del monastero di S. Onofrio, fatta da Ruggiero di Laviano (barone di Petina) al Monastero di Montevergine. Inoltre, una bolla papale di Celestino III cita, nel 1197 il borgo Massa di Petina. Il feudo fu possedimento di numerose famiglie. Nel 1417 era in possesso della famiglia Guindazzo che lo alienò a favore di Andrea, Cola, Angelo e Franceschello di Agello di Salerno. Nel 1487 re Ferrante ordinò al regio commissario Ferdinando Vizarra di concedere al capitano di ventura romano Gentile Porcaro, Petina avocata al fisco per fellonia di Nicola Angelo d'Aiello. Nel 1489 il medesimo re ordinò al commissario Vincenzo Mele di far prestare dai petinesi il ligio omaggio al nuovo feudatario G. Paolo Manfrone, al quale Petina fu avocata nel 1510. Il feudo fu poi venduto a Ferrante Carrafa. Alla fine del '500 il feudo fu venduto da Orazio della Tolfa a Giacomo Caracciolo, che possedeva Sicignano, il quale vendette Petina nel 1611 a Francesco di Mauro. Nel 1609 il Sacro Regio Consiglio aveva decretato che i petinesi non dovevano essere molestati nell'esercizio dei loro diritti. V. Bracco ci informa pure della visita del vicario di Capaccio alle chiese di Petina nel 1619. Nel 1669 il feudo era ancora posseduto da Onofrio di Mauro di Salerno che lo vendette a Carlo Confalone; ai primi del '700 il feudo era in possesso di Filippo Trapani, il quale il 29 aprile 1719 aveva ottenuto il titolo di marchese, titolo che fece poi trasferire su un omonimo feudo in Abruzzo nel vendere Petina a Onofrio Casetta o Cassetta di Vietri sul Mare. A Onofrio successe Ciro che morì quando il figlio Francescantonio era ancora minore, per cui la tutela della madre Marina Verardi Leccese. La famiglia continuò a possedere il feudo. Il 3 ottobre 1796, per la morte senza eredi di un discendente (Francescantonio del fu Cesare), il feudo fu trasferito al fratello Carmine Casetta o Cassetta, il quale nel 1806 vi ebbe il titolo di marchese
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500916327
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
    (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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