teatro

Ascea,

Il teatro sorge sull'Acropoli, ai piedi della terrazza superiore, con il koilon orientato N/W-S/E. Il monumento va inquadrato nell'insieme topografico dell'Acropoli di IV e III secolo a.C., strettamente legato all'organizzazione del santuario sul terrazzo superiore. Dal punto di vista urbanistico l'edificio rientra in una fase di risistemazione dell'area dell' acropoli, dove si realizzava un nuovo accesso monumentale al santuario, con un propylon cui si raccorda una strada che segue l'andamento del teatro stesso. Si tratta di un' insieme omogeneo e ben strutturato in cui il teatro funge da raccordo tra il terrazzo superiore e quello inferiore dell'acropoli. Dell'edificio si distinguono tre fasi edilizie: l'evidenza archeologica riferibile al V sec. a.C. è costituita da un muro in poligonale (lesbio), posto alle spalle dell' analemma meridionale di IV secolo, con lo stesso orientamento (S/W-N/E). Questa struttura fu appoggiata su una massa di pietrame e detriti, al grande muro di terrazzamento in opera isodoma, generalmente interpretato come muro del temenos. Mentre la facciavista è in opera poligonale (sia sul lato S/W che S/E), la parte interna è realizzata con pietre non lavorate, messe in opera a secco (Krinzinger 1994, 12-13). Le strutture riferibili al teatro ellenistico, databile tra la fine del IV sec. a. C, sono state in gran parte rimosse al momento della risistemazione di età imperiale. Di questa fase si riconoscono il monumentale analemma meridionale, realizzato in opera isodoma, che comportò l'obliterazione ed in parte lo smontaggio del muro in opera poligonale. A questo analemma corrisponde solo il primo filare di blocchi del koilon a N/E, la cui ampiezza non è purtroppo precisabile. Ancora conservati sono alcuni tratti della pavimentazione delle parodoi, in blocchetti di arenaria, mentre non sono note le dimensioni e l'articolazione dell'orchestra come dell'edificio scenico, completamente rifatti nel corso della risistemazione di età romana. La parte dell’edificio di età imperiale corrisponde alla struttura portata alla luce da M. Napoli ed attualmente visibile. L'intero teatro fu oggetto di una riorganizzazione che vide, innanzitutto, l'obliterazione della prohedria ed una nuova sistemazione della cavea. Le ipotesi più recenti considerano almeno cinque kerkides, pressapoco di uguali dimensioni, per un'altezza non ben precisabile, ma comprensiva di una ventina circa di file di sedili. Le gradinate erano state realizzate reimpiegando, prevalentemente, quelle di età ellenistica, in blocchi parallelepipedi di arenaria. La zona dell'orchestra viene abbassata e modificata con la costruzione di un euripus, assumendo una forma circolare. Pochi sono i resti dell'edificio scenico, che solo sul lato breve di S/W conserva un'esigua parte dell'elevato, disposto leggermente fuori asse rispetto il teatro

  • OGGETTO teatro
  • CLASSIFICAZIONE luogo ad uso pubblico
  • LOCALIZZAZIONE Ascea (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Via di Porta Rosa, Ascea (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le prime tracce del teatro furono individuate nel corso della campagna di scavo del 1972, condotta da M. Napoli sull'Acropoli di Velia. Lo scopo iniziale delle indagini era quello di verificare l'esistenza di strutture arcaiche nell'area posta tra il grande muro di terrazzamento, che si sovrappone al cosiddetto villaggio in poligonale, ed il pianoro superiore dell'acropoli (Napoli 1973, 304). Lo scavo fu avviato partendo da una piccola strada arcaica già posta in luce dal Sestieri, lungo l'estremo margine occidentale dell'insediamento arcaico, e fu esteso fino ai piedi del terrazzo superiore dell'Acropoli, dove si rinvenne parte del muro del temenos. L'ampiamento dell'area di indagine portò alla luce le prime tracce dell'edificio, consistenti "in una serie di gradini della parte alta della cavea e una gradinata di discesa che delimita il primo cuneo del teatro" (Napoli 1973, 305). La struttura teatrale emergeva dallo scavo di un'area in cui ci si aspettava la presenza di abitazioni arcaiche, mentre, va ricordato, che la zona indiziata come possibile sito del teatro, era quella delle pendici meridionali dell'Acropoli, dove invece, Neusch riscontrò l'abitato di VI secolo. Nel 1973 le ricerche proseguono, individuando altri elementi della cavea, l'orchestra e l'analemma meridionale (Napoli 1974, 370). La parte superiore risultava distrutta, secondo il Napoli, dall'impianto del castello medioevale, con cui si metteva in relazione l'interramento dell'edificio. Sul piano stratigrafico si segnalava la presenza di livelli di "cenere vesuviana dovuta probabilmente ad un'eruzione medievale" (Napoli 1974, 370). La cronologia proposta, in questa fase preliminare delle ricerche, poneva la struttura tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. (Napoli 1974, 371) L'esplorazione del teatro fu ripresa nel 1979 da W. Johannowsky e da Clara Bencivenga (Bencivenga 1994). L'area di scavo fu organizzata sulla base di una quadrettatura di m 5x5, orientata grosso modo Est-Ovest. In quell'occasione si procedette alla rimozione parziale di parte della cavea, per praticare dei sondaggi in profondità (Bencivenga 1994, 88; Daum 1980, 501). Trai primi risultati delle indagini si evidenziano, innanzitutto, gli effetti della costruzione del fossato del castello medioevale, che aveva comportato la distruzione della parte settentrionale dell'edificio (Bencivenga 1994, 87-88). Con lo smontaggio della cavea, invece, al di sotto dei blocchi di arenaria, si rinvennero tracce di pietrame molto irregolare, attribuito dalla Bencivenga alla gradinata di età ellenistica, destinata ad essere ricoperta da un "tavolato con banchi di legno" (Bencivenga 1994, 90). Il dato più interessante, emerso da queste ricerche, riguardava l'anatema meridionale, esplorato nei quadrati G1 e H2. Qui, infatti, si rinvenne, alle spalle dell'analemma di IV secolo, in opera isogona, un muro in poligonale lesbio, che presentava lo stesso orientamento. La Bencivenga attribuisce queste strutture alla fase più antica del teatro, risalente al V secolo a.C. I materiali, emersi dal riempimento individuato alle spalle del poligonale, si presentano molto omogenei, collocandosi tra la fine del VI ed il secondo quarto del V secolo a.C. Le fasi individuate dalla Bencivenga erano in sintesi tre: una relativa al V secolo, la seconda databile all'età ellenistica, la terza ed ultima riferibile al II-III sec. d.C. A partire dal 1993 le indagini sono state riprese dalla missione austriaca, guidata da Krinzinger, nell'ambito del "studio di fattibilità per il progetto di restauro, riuso e valorizzazione dell'area archeologica di Velia". I sondaggi, in particolare, sono stati finalizzati alla redazione definitiva del progetto di risistemazione e restauro del monumento. I risultati delle indagini illustrati dal Krinzinger in via preliminare, hanno puntualizzato le cronologie della Bencivenga, definendo meglio l'articolazione dell'area antistante il teatro nel corso del V secolo. Per quanto attiene all'edificio in esame, i dati più interessanti riguardano il riconoscimento della prohedria, nella parte inferiore del koilon (saggi 3/93; 5/93; 7/93; 8/93), relativa alla fase ellenistica, successivamente rimossa in età imperiale. Rispetto al problema dell'ipotetica fase di V sec. a.C. F. Krinzinger si mostra più cauto, definendo il muro in poligonale, presso l'analemma meridionale, come " muro di contenimento" (Krinzinger 1994, 11). Gli elementi per considerarlo come parte del koilon di V secolo, infatti non sono stati ritenuti ancora sufficienti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Monumenti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500274811
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda storica (1)
    scheda storica (2)
    scheda storica (3)
    scheda storica (4)
    scheda storica (5)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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