Necropoli di Porta Benevento (necropoli, area ad uso funerario)

Sepino, II

L'area esplorata nel corso della campagna del 1981 ha riportato in luce, al di sotto di un modestissimo interro, un settore non molto ampio della necropoli di età romana imperiale. Il disegno, la distribuzione delle tombe appaiono vincolati e condizionati dalla presenza di un monumento funerario posto al margine della via tratturale. La collocazione di quest'ultimo, l'occupazione ordinata, e dunque regolata e palese, della fronte da parte di sepolture disposte in serie restituiscono alla via dimensioni assai più contenute di quanto l'ampiezza attuale del percorso tratturale potesse lasciar supporre. E' evidente l'uso promiscuo, a parità cronologica, degli usi funerari: tombe a incinerazione e tombe a inumazione, difatti, si affiancano senza apparenti cesure cronologiche. La prevalenza dell'inumazione sull'incinerazione (nel rapporto 7:4) è, comunque, un dato statistico irrilevante in quanto calcolato su un totale di deposizioni (11) assolutamente esiguo. Di norma le tombe sono prive di corredo. Appaiono eccezioni la tomba 1 (all'interno della quale è stato rinvenuto un bicchiere di vetro) e la tomba 6 (il cui corredo risulta essere costituito da un' olletta, da un vasetto di rozza terracotta e da una moneta), che pur risultano corredi poveri. Copertura, in piano o alla cappuccina, foderatura e piano di fondo risultano sempre realizzati mediante laterizi. Questi sono, di norma, messi in opera interi; più raramente, nel caso di tombe di piccole dimensioni, sono preventivamente spezzati nel formato e nella misura occorrenti. Il ricorso alla pietra (ciottoli di medie dimensioni, non lavorati) è raro e limitato al rinforzo del ciglio perimetrale della fossa (tomba 6). Gli inumati sono deposti, per lo più, in casse lignee. Talora, allorché in una tomba già in uso una nuova tumulazione lo renda necessario, le spoglie del precedente occupante vengono raccolte entro cassetta (tomba 6). Gli incinerati sono deposti indifferentemente entro cassetta lignea o entro olla. Le ceneri sono talora confuse con residui di combustione della pira: il luogo in cui era innalzato il rogo non sembra, però, mai coincidere con il luogo di seppellimento. Le tombe, talvolta in formazione serrata, disposte su file ordinate, dovevano presentare all'esterno dei segnacoli sepolcrali o comunque dei segni evidenti di riconoscimento e di definizione: non potrebbe spiegarsi altrimenti, ad esempio, come le tombe 2, 3 e 4 potessero avere in comune fra loro più lati. Lo scavo ha, altresì, evidenziato una seconda fase di occupazione dell'area, in età medievale. Muta radicalmente le destinazione d'uso delle strutture antiche in elevato; il materiale lapideo in crollo è asportato e reimpiegato. Mentre alcune delle tombe vengono divelte e le ossa disperse, altre vengono inconsapevolmente preservate intatte, occultate sotto un interro che rimane pur sempre minimo. In particolare, il monumento funerario messo in luce nell'area scavata, viene svuotato del nucleo interno e utilizzato come ricovero/abitazione. Due conci di fondazione vengono asportati dalla fronte per rendere possibile il collegamento con l'area antistante che viene, a sua volta, recintata a mò di corte scoperta e raccordata alla strada esterna mediante un corridoio di accesso orientato verso E e tracciato in obliquo. All'interno della corte il terreno antico in parte è rimosso, in parte è battuto e consolidato

  • OGGETTO necropoli
  • CLASSIFICAZIONE area ad uso funerario
  • LOCALIZZAZIONE Sepino (CB) - Molise , ITALIA
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La necropoli romana di Saepinum non è stata, fino al 1981, oggetto di uno scavo programmato e sistematico. Gli interventi dei quali si ha notizia attraverso la letteratura e la documentazione conservata nell'Archivio della Soprintendenza Archeologica del Molise, si configurano per lo più come interventi di ripristino e restauro. In ogni caso l'impegno appare contenuto, confinato entro i limiti di una ricerca volta alla soluzione di problemi particolari e contingenti. E' , del resto, sempre mancato, anche nell'attuazione di iniziative di "scavo" d'indubbio respiro quali lo sgombero dalle macerie e dalla terra d'accumulo delle fronti delle porte di Bojano e di Benevento, ogni interesse scientifico ad indagare e conseguentemente a descrivere consapevolmente assiemi di strutture, a scandire fasi e rapporti reciproci. Delle sepolture rimesse in luce non è rimasto nulla se non la contraddittorietà del ricordo affidato alla gente del luogo, le testimonianze superficiali. Per contro l'interesse volto alla città, lo scavo dell'area urbana e il decadere del fenomeno della transumanza hanno spesso suggerito e imposto anche l'utilizzo alternativo del tratturo e dunque delle aree sepolcrali antiche come luoghi di pubblica e indiscriminata discarica. Alla sottrazione di volume dei terreni antichi esterni alla cinta, perpetrata dalla continuità di secolari colture, fa, dunque, riscontro, a tutt'oggi lungo la fascia tratturale, un analogo fenomeno di mimetizzazione e di distruzione della necropoli urbana generato dal lievitare continuo degli spessori e delle quote dei livelli di campagna. Con lo scavo iniziato nel 1981 dall'Istituto di Archeologia dell'Università di Perugia si è dunque inteso non solo raccogliere e vagliare criticamente i dati sortiti dalle esplorazioni del passato, quanto restituire in termini di verifica archeologica una problematica storica presumibilmente ricca di articolazioni e di contenuti, quale può certo presentare un centro come Saepinum che ha avuto secolare continuità di vita
  • TIPOLOGIA SCHEDA Complessi archeologici
  • INTERPRETAZIONE Contiguità e coerenza inducono a ritenere le tombe, nel loro complesso, cronologicamente vicine. La mancanza di corredi non fornisce una specificità nella cronologia, se non per la tomba 6. Certo le tombe sono recenziori al monumento funerario, databile, molto probabilmente, alla seconda metà del I secolo d.C.; non appare dunque improbabile fissarne la cronologia al II secolo d.C. Una seconda fase di occupazione dell'area, concentratasi fra XI e XIII secolo, allorché un insediamento è stato posto a cavallo della linea tratturale, testimonia di una ripresa dei traffici e soprattutto delle coltivazioni. L'abbandono (XIII-XIV secolo) e la ripresa, via via più precisa, del fluire della transumanza non sembrano, in seguito, aver profondamente alterato "l'assetto" medievale dell'area contribuendo solo a livellare e ad ampliare, con un interro che si è comunque rivelato allo scavo esiguo e irregolare, le superfici di transito
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400006831
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia del Molise
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Molise
  • DATA DI COMPILAZIONE 0000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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