Cunicoli di Claudio (canale, infrastruttura idrica)

Avezzano, post 41 - ante 52

Si tratta di una galleria sotterranea suddivisa, allo scopo di evitare gli attraversamenti di zone rocciose, in tre tratti raccordati da angoli molto ottusi. Lungo il tracciato vi sono 32 pozzi verticali, distanti tra loro circa 400 metri e profondi dagli 80 ed i 120 m circa nel tratto sotto i Piani Palentini, fino a poco più di 20 metri nel tratto tra le pendici del monte Salviano e la zona dove originariamente erano chiuse e bacini a cielo aperto (l'incile). Oltre ai cunicoli verticali la struttura prevedeva diversi cunicoli inclinati sussidiari, solo parzialmente conservati. Nei Piani Palentini i cunicoli inclinati partivano dal suolo, per incontrare in un dato punto i pozzi verticali che venivano così aerati; altre volte i cunicoli si prolungavano fino a raggiungere la galleria. Sotto il monte Salviano cunicoli inclinati sostituiscono i pozzi verticali, impossibili da praticarsi data l'altezza del monte. Si tratta di diversi ordini di gallerie sovrapposte, parte aperte sul versante orientale della montagna parte su quello opposto, che permettevano l'accesso agli 890 metri del piano profondo del condotto principale della galleria emissaria, diversamente non raggiungibile. Sul versante orientale della montagna vi è il Cunicolo Maggiore che presenta tre grandi archi che fungono da ingressi ad altrettanti cunicoli i quali, dopo un breve tratto interno, si uniscono. Sempre sul versante orientale è il Cunicolo del Ferraro, unito al maggiore da una galleria obliqua; attualmente per un primo tratto questo cunicolo, che permette di avere una buona idea della struttura originaria, è stato pavimentato e dotato d'illuminazione. Più in basso vi è il Cunicolo Imperiale, mentre, sul versante occidentale della montagna, sono i Cunicoli del Calderaro, della Macchina e della Lucerna. Questi cunicoli presentano, una sezione maggiore di quelli nei Piani Palentini, e di tanto in tanto, mostrano, lungo le pareti degli incavi utilizzati, durante la costruzione, per lo smistamento delle carriole che salivano e discendevano. Altri cunicoli ancora, di minore dimensione, assicuravano la ventilazione collegandosi ai più grandi, destinati alle comunicazioni, o direttamente alla galleria dell’emissario. Il pavimento della galleria principale venne sollevato al centro di circa 30 cm rispetto ai lati, per facilitare attività di manutenzione permettendo agli addetti, una volta bloccato il flusso dell'acqua di percorrere la parte centrale del tunnel, mentre le acque residue defluivano lungo le pareti laterali. Le pareti del condotto principale sono verticali con copertura a botte. In diversi tratti, soprattutto in corrispondenza di zone argillose e con abbondanti infiltrazioni d’acqua, per ovviare alla pressione laterale che tendeva a schiacciare la galleria, si determinò la riduzione dell'area di sezione della galleria. Le opere murarie impiegate per il rivestimento di parte della struttura sono l'opus latericium, l'opus reticulatum e l'opus mixtum con alternanza di assise di blocchetti lapidei a filari di mattoni. Particolare attenzione si riscontra nel rivestimento dei pozzi e dei cunicoli nel tratto compreso tra il monte Salviano ed il Fucino, dove si dovevano contrastare le forti infiltrazioni d’acqua, che la vicinanza del lago doveva produrre

  • OGGETTO canale
  • MISURE Lunghezza: 5653 m
  • CLASSIFICAZIONE infrastruttura idrica
  • LOCALIZZAZIONE Avezzano (AQ) - Abruzzo , ITALIA
  • INDIRIZZO via Cavour, s.n.c, Avezzano (AQ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Stando al racconto di Svetonio, il primo che si propose di risolvere il problema delle esondazioni del lago del Fucino, realizzando un emissario artificiale, fu Giulio Cesare. Augusto, diversamente, decise di non seguire la politica di Cesare per quello che riguardava la realizzazione di grandi imprese che avrebbero impegnato a fondo le casse dello Stato. Nonostante il progressivo deterioramento della produzione agricola, ormai insufficiente a sfamare Roma e l'Italia, senza il ricorso alle massicce importazioni di derrate alimentari dalle più lontane provincie dell'Impero, dagli storici antichi non abbiamo alcuna notizia diretta sul Fucino né durante il regno di Tiberio né per il breve periodo in cui fu imperatore Caligola. Claudio fu elevato al trono imperiale nel gennaio del 41 d.C. e Tacito pone la cerimonia di inaugurazione dell’emissario nell’anno 52 d.C., mentre Svetonio precisa che i lavori durarono 11 anni, per cui la costruzione dell'opera dovettero iniziare già nel 41. Sicuramente l’interessamento personale dell’imperatore dovette accelerare i tempi, ma è ragionevole pensare che il progetto fosse già stato realizzato da tempo, forse già dall'epoca di Cesare. I 32 pozzi e i cunicoli inclinati furono necessari, in prima istanza, per le attività di scavo ed estrazione, che impiegarono 25.000 schiavi svolgendosi molto lentamente tramite l'impiego di carriole ed argani. Il ritrovamento nell'Ottocento in uno dei cunicoli di un grande contenitore in ferro capace di contenere circa 75 kg di materiale dà l'idea di come avvenisse lo scavo della galleria. I materiali di risulta, tramite chiatte e barconi venivano, una volta estratti, depositati sul fondo del lago stesso. In occasione dell'inaugurazione avvenuta nell'estate del 52, si tenne nelle acque del lago una spettacolare naumachia a cui parteciparono oltre cinquanta imbarcazioni divise in due flotte. Inizialmente le acque scesero soltanto di 4.50 metri, per cui venne ordinato un ulteriore approfondimento dell'emissario. In questo modo la struttura arrivò ad una capacità di quasi 600.000 metri cubici d’acqua al giorno. La superficie lacustre si restrinse di circa 6000 ettari allontanando il pericolo di inondazioni, le colture aumentarono e la Marsica divenne floridissima, tanto che i colli intorno al lago si trasformarono in luoghi di villeggiatura. Sia Traiano che Adriano intervennero con lavori di spurgo e miglioramento, e l'emissario restò in funzione fino al VI secolo. Durante le invasioni barbariche l'opera venne trascurata e il Fucino tornò a condizione di lago. Nel corso dei secoli sia Federico II di Svevia che Alfonso I d'Aragona tentarono, senza riuscirci, di ripristinare il condotto. Nel 1816 a seguito di una disastrosa inondazione che aveva elevato il livello del lago di oltre 6 m, furono ripresi gli studi per il suo prosciugamento. L'ultimo progetto si deve a Carlo Afan de Rivera, militare e ingegnere, direttore dell'ufficio topografico del regno di Napoli, il quale ottenne l'incarico direttamente dal re di Napoli Francesco I. Si deve al duca Alessandro di Torlonia la prosecuzione dei lavori. Il progetto venne ampliato e si scavò un'ulteriore galleria più bassa e con una sezione maggiore, seguendo l'andamento claudiano. I lavori si conclusero nel 1870 ad opera di due ingegneri: lo svizzero E. S. Bermont e il francese Alessandro Brisse che crearono un baciletto, raccoglitore delle acque meteoriche nel caso di piogge eccezionali o di sospensione all'emissario. Le attività condotte nell'Ottocento ad opera di Alessandro Torlonia comportarono la totale distruzione del condotto a cielo aperto e del complesso sistema di chiuse realizzato in epoca romana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Monumenti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300300982
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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