Gran Carro di Bolsena (insediamento insediamento perilacustre)

Bolsena, X a.C - IX a.C

I resti dell’insediamento si trovano su un basso fondale pianeggiante, in gergo chiamato “bassura o piano” che degrada dolcemente dalla linea di costa attuale a 304 s.l.m. Al tempo dell’occupazione antica, l’insediamento si trovava all’asciutto, in mezzo ad una vasta pianura costiera di estensione maggiore di quella attuale e la posizione doveva essere strettamente legata allo sfruttamento delle varie risorse offerte dal sistema lacustre. Il complesso archeologico si articola in diversi settori distinti e contigui: il primo è costituito dall’area occupata dai resti di strutture palafitticole attribuibili integralmente alla Prima età del Ferro; il secondo è costituito da una struttura artificiale a pianta ellittica di 60 x 80 metri, la cosiddetta Aiola, formata da pietrame informe, ancora parzialmente indagata e che ha restituito materiali attribuibili dalla prima età del Ferro all’epoca romana (III-IV sec.); il terzo, di recente rinvenimento si trova immediatamente a NO dell’Aiola ed è costituito da resti di abitazioni ancora della prima età del Ferro con strutture fondate direttamente a terra e non su palafitta; un quarto settore è costituito da resti di manufatti e pali in legno di grandi dimensioni concentrati a SO dell’Aiola attribuibili alla prima età del Ferro. Nella prima fase delle ricerche (1959-1985) sono stati recuperati migliaia di reperti, quasi tutti integri, circa 4500, esclusivamente nell’area della palafitta ed editi in Tamburini 1995.Le ricerche sono poi riprese nel 2012 a cura della Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale. Hanno partecipato a questa fase delle ricerche anche l’Istituto Centrale del Restauro e l’Università della Tuscia. Grazie alle nuove tecnologie informatiche, con l’utilizzo di una piattaforma GIS, si è proceduto al posizionamento topografico mediante GPS dei pali già in precedenza rilevati tramite il metodo della trilaterazione a mano da Fioravanti (1980) e poi dalla Soprintendenza (1981) arrivando a censire 456 pali. Durante il 2020 sono state programmate ricognizioni subacquee finalizzate alla delimitazione dell’area dell’insediamento, finora mai ben definito (si è scavato dagli anni 1960 ad oggi solo nell’area dei pali di 800 m²). Unico per lo stato di conservazione, su tutta la superficie sono osservabili abbondanti resti di strutture lignee crollate e in parte andate a fuoco che si alternano a battuti probabilmente pertinenti a pavimenti di abitazioni. La stratificazione nelle zone indagate si sviluppa per uno spessore massimo di 160 cm circa e alterna fasi bruciate a fasi ricostruite

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