Ritratto di filosofo (statua/ testa)

Roma, SECOLI/ III a.C prima metà

Ritratto di uomo maturo di aspetto nobile e severo esaltato dalla barba fluente, a lunghe ciocche ondulate, e dai folti baffi spioventi che incorniciano la bocca socchiusa, dalle labbra carnose ben di segnate. La pensosità dell'espressione, sottolineata delle sopracciglia contratte, appena rialzate alle estremità, si concentra negli occhi enormi, con l'angolo esterno segnato da rughe, che domina no il volto largo con zigomi prominenti e guance incavate. I capelli, aderenti alla calotta e tagliati corti alla nuca, ricadono in rade ciocche sulla fronte, solcata da rughe, e formano, davanti alle orecchie, corte basette attorte in un ricciolo terminale. L'opera è stata considerata dal Mingazzini (in bibl.) e della Felletti Maj (in bibl.) un ritratto di filosofo, non altrimenti noto, e datata tra la fine del IV ed il primo trentennio del III sec. a.C. In effetti, da un punto di vista iconografico e stilistico, essa richiama ritratti di ben noti filosofi dell'antichità: le struttura della barba e, più in generale, della metà inferiore del viso hanno un parallelo nel ritratto di Platone (si confronti, in particolare, la replica di Copenhagen: RICHTER, Portraits, II, n. 17, p. 157, figg. 948-950), mentre la conformazione degli zigomi e l'andamento delle sopracciglia, tipico è il loro rialzarsi alle estremità, si ritrovano nei ritratti di Epicuro (RICHTER, Portraits, II, p. 194 ss., figg. 1149-1210). Le ciocche che spiovono sulla fronte ricordano, infine, l'Euripide tipo Rieti (RICHTER, Portraits, I, p. 139 s., fig. 768,778)

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