Stele funeraria con raffigurazione di loutrophoros (stele/ funeraria)

Roma, SECOLI/ IV a.C prima metà

La stele è di forma stretta e allungata, priva di cornice, rastremata verso l'alto. È rappresentata una louthrophoros attica. Il corpo ed il piede del vaso sono ad alto rilievo, il collo e le anse invece a basso rilievo. La louthrophoros è di forma allungata: il corpo è ovoidale e raggiunge la massima curvatura delle pareti a circa tre quarti di altezza. Il piede è piuttosto alto, nella parte superiore è a forma di calice. Sul collo stretto e molto sviluppato sono rappresentate due costolature orizzontali. Sulle spalle si inseriscono due anse con andamento a S, terminanti in alto con grandi volute. È probabile che al di sopra del vaso si impostasse un acroterio o un altro coronamento. Sul corpo del vaso sono rappresentate a rilievo bassissimo tre figure che poggiano su un ripiano formato da una lievissima risega. Da sinistra una figura virile più alta delle altre. Il corpo di tre quarti verso destra è leggermente proteso in avanti. Poggia sulla gamba destra, mentre la sinistra è incrociata davanti. Si sostiene ad un lungo bastone, puntato sotto l'ascella sinistra e rappresentato non a rilievo, ma dipinto. Il braccio sinistro pende lungo il fianco, mentre il destro è portato davanti al petto. Indossa un himation che scende dalla spalla sinistra, avvolge i fianchi e le gambe, lasciando scoperta la metà destra del petto. La testa di profilo è inclinata in avanti. Rappresenta un tipo ideale barbato, con capelli corti e ondulati. Davanti al primo personaggio è una seconda figura maschile, di proporzioni minori. Il corpo è di tre quarti verso sinistra. Poggia sulla gamba destra; la sinistra è un po' arretrata e appare di prospetto. Il braccio destro scende lungo il fianco ed è leggermente sollevato in avanti. Il sinistro è invece piegato. Un himation scende dalla spalla sinistra, è sostenuto dal braccio e avvolge le gambe. Il braccio e la metà destra del busto, invece sono liberi. Nonostante che la figura sia particolarmente consumata sembra che sotto il mantello vi fosse una tunica. La testa è rivolta a sinistra. I capelli molto corti e crespi sono resi a piccoli colpi di scalpello. Il volto ha caratteri fisionomici che fanno pensare ad un ritratto :il naso è grande e ricurvo; il mento sfuggente, l'occhio gran de e marcato; le labbra spesse e prominenti. Alle spalle di questo personaggio è una terza figura, di fanciullo, probabilmente, poichè le proporzioni sono poco più di un terzo della prima figura. Il rilievo in questo punto è ancora più basso. Il fanciullo è di tre quarti e incede verso sinistra; è nudo e tiene le mani intrecciate davanti a sé. La testa di profilo è piccola rispetto al corpo. Sopra le prime due figure si legge un'iscrizione incisa con andamento leggermente ricurvo. Da sinistra: Euboludēs eubolos. In questo monumento sono riuniti due segnacoli funerari: la stele e la loutrophoros. Originariamente la loutrophoros era un vaso in argilla decorato a figure nere o a figure rosse. Aveva un'utilizzazione pratica come è testimoniato dalle rappresentazioni di cortei di nozze e di funerali. In occasione di matrimoni il recipiente serviva a contenere acqua per il bagno nuziale (tó loutrón); nel caso di funerali l'acqua per il lavacro del defunto (KOKULA in bibl. p. 2). Dopo il funerale il vaso veniva posto sulla tomba come segnacolo. Un passo di Demostene chiarisce la particolare utilizzazione funeraria di questo tipo di vaso che segnalava le tombe di persone morte senza essersi sposate (Demostene, Contro Leochares, XLIV, 18, 30) (cfr. P. WOITERS in AM, 16, 1891 p. 378 e ss.). Non è del tutto chiaro il significato della loutrophoros funeraria, ma possiamo pensare che con quest'uso si volesse rendere un estremo omaggio al defunto dedicandogli un rito legato ad una delle gioie che la vita non gli aveva riservato. In piena età classica, verso la fine del V secolo a.C., per la funzione di segnacolo si preferisce usare la loutrophoros funeraria, più durevole rispetto a quella in argilla (M. GUARDUCCI, Epigrafia Greca, III, Roma 1974, p. 122). All'incirca alla stessa epoca risale l'abbinamento di stele e loutrophoros, che diventa particolarmente diffuso nel corso del IV secolo a.C. (KOKULA in bibl., p.15). La loutrophoros in marmo subisce un'evoluzione nel corso del tempo: da una forma del corpo più espansa si passa ad una più affusolata e slanciata. Anche se nelle stele questa trasformazione è meno marcata, la loutrophoros del Museo Nazionale Romano si può situare in un periodo cronologico è abbastanza definito intorno al 370-360 a.C. (KOKULA in bibl. p.32, 174). Il profilo del vaso è continuo, non essendo più marcato all'altezza delle spalle; il corpo raggiunge la massima espansione nella parte superiore, mentre verso la metà del secolo scende verso la metà centrale del vaso. Le anse a grandi volute (talvolta con varianti di fantasia come le foglie d'acanto all'attacco delle anse), costituiscono una caratteristica di questa versione più decorativa del vaso realizzato in marmo. I tre personaggi raffigurati sulla stele del Museo Nazionale Romano costituiscono una composizione abbastanza insolita, perchè le figure principali non sembrano in stretta relazione fra loro e manca il consueto gesto di commiato rappresentato per lo più dalla stretta di mano (DEFWOLS). Le figure compaiono separatamente sui rilievi funerari attici. Il personaggio barbato si incontra per lo più in composizione con la defunta seduta di fronte a lui (A. CONZE, Die Attischen Grab reliefs, Berlin 1893-1906 I, tav. LXI, 254). Talvolta questo tipo, nella posizione con le gambe incrociate, compare in una variante con il mento appoggiato alla mano, in atteggiamento meditativo. La figura più giovane è invece di solito in relazione, nelle stele di IV secolo, con un bambino o con un cane verso il quale protende la mano destra (CONZE, op. cit., II, 2, tav. CLXXXIX, 959, 964, 966, 967). Il terzo personaggio non trova confronti precisi, sia per la posizione delle braccia, sia per il fatto che è nudo. Un fanciullo appare spesso come accompagnatore di un adulto: un atleta o un cavaliere (CONZE II, 2, tav. CCIII n. 1030; 1042). Anche per i confronti iconografici la stele si può collocare senz'altro nel IV secolo. Nell'iscrizione compaiono due nomi propri, di cui Euboludēs è la forma patronimica dell'altro. Di conseguenza si può forse supporre che nella stele siano rappresentati padre e figlio

  • OGGETTO stele/ funeraria
  • MISURE Altezza: 156 cm
    Spessore: 18/28 cm
    Larghezza: 51/55 cm
  • CLASSIFICAZIONE ARREDI/ARREDI FUNERARI
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Mattei di Giove
  • INDIRIZZO Via Michelangelo Caetani, 32, Roma (RM)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO La stele è proveniente dalla necropoli di Merenda, antica Mirrunte, in Attica. Passata per l'Ufficio Esportazioni
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200123963
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale Romano
  • ENTE SCHEDATORE Museo Nazionale Romano-Palazzo Altemps
  • DATA DI COMPILAZIONE 1978
  • ISCRIZIONI Euboludēs eubolos - minuscolo - a incisione - greco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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