Statua colossale di Dace (statua)

Dace, Roma, SECOLI/ II prima metà

La statua rappresenta un personaggio dall'abbigliamento tipico dei Daci. Veste tunica cinta e manicata, lunga fino alle ginocchia, sopra ai tipici pantaloni aderenti. Sulle spalle ha il mantello; in testa ha il berretto frigio. Calza calzari pesanti. Dietro la figura, quasi a sostegno, grande fusto come un tronco. Il braccio destro è ribassato e scostato dal corpo; in mano regge un qualcosa che non sapremmo come definire. Il braccio sinistro è di restauro, ma è stato riattaccato correttamente. Esso è sollevato e così doveva essere prima del restauro, come indicano le pieghe all'altezza del costato e dell'ascella sinistri. Il volto è quello di un uomo di mezza età, volitivo con barba e baffi, e la fronte corrugata. L'iconografia di questa statua fa sorgere molti problemi. Nel nostro caso non possiamo assolutamente pensare ad una figura di prigioniero, bensì l'aspetto farebbe pensare ad un condottiero. La Simonintze, semplicisticamente, dice che iconograficamente rientra nel tipo di barbari che decoravano il Foro di Traiano. In questo caso si potrebbe pensare anche alla stoà dei captivi di Corinto (per la bibliografia cfr. EAA s. v.) ove statue di barbari fungevano da telamoni. Ma la nostra statua, per la posizione delle braccia, poteva forse sovrastare un monumento. Per quanto questi discorsi non riescano convincenti, non riusciamo a trovare una funzione per questa statua; poteva servire sia come decorazione di un monumento, sia come elemento architettonico portante. Ciò che lascia perplessi è l'aspetto della figura, che ripetiamo, sembra essere quella di un condottiero. La posizione delle braccia non trova nessun confronto con le altre statue di daci, ed è soprattutto l'oggetto tenuto nella mano destra che risulta inspiegabile: è un'arma? E' un rotolo? Ma allora la statua che significato avrebbe? A dispetto di tutte queste argomentazioni, non riusciamo a trovarne una convincente, se non quella della raffigurazione di un condottiero che però, costituirebbe un unicum, nonché un'assoluta novità. Per il volto abbiamo trovato confronti in una delle statue in porfido dei daci del Giardino di Boboli a Firenze (R. DELBRUECK, Antike Porphyrwerke, Berlino 1932, pp. 46-48, tav. 4 a). Anche la testa di dace del Museo di Boston è somigliante (op. cit. tav. 54)

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