Chiesa-Abbazia di Santa Maria Assunta dell'Accola (strutture per il culto edificio di culto ed annessi)

Borghetto Di Vara, ca metà XIV - ca metà-XV

Le notizie certe relative alla chiesa e abbazia di S. Maria dell'Accola risultano decisamente esigue prima dell’Età Moderna, nonostante le varie ipotesi in merito alla fondazione del complesso religioso formulate dalla tradizione storica locale. La più antica attestazione riguarda la citazione della presenza in loco di una curtis dipendente da S. Colombano di Bobbio nel periodo tardo-carolingio. E’ inoltre noto che al momento della formazione della nuova diocesi nel 1133, la curtis dell'Accola venne compresa tra i beni della Mensa Vescovile di Brugnato. Tuttavia, ad eccezione di tali attestazioni, risultano rare e scarne le altre informazioni contenute nelle fonti scritte edite medievali prima degli estimi del 1451 e del 1512. Senza dubbio la posizione nodale rispetto al territorio e la prossimità al corso del fiume Vara e a un’importante viabilità di fondovalle sono stati favorevoli affinché il complesso ecclesiastico si configurasse fin dal primo Medioevo come un centro di coordinamento e gestione delle risorse, nonché un punto di riferimento religioso per le comunità circostanti. L’attuale edificio di culto, circondato su tre lati dal camposanto, appare edificato nel basso medioevo ed evidenzia ulteriori interventi condotti tra la prima Età Moderna e i primi decenni del XX secolo, come si evince dai reimpieghi, dalle epigrafi e dagli affreschi presenti, oltre che dalle strutture murarie visibili. In relazione a un progetto di recupero e valorizzazione dell’edificio e delle opere artistiche conservate all'interno, la chiesa è stata oggetto di indagini archeologiche, condotte tra il 2016 e il 2017, al fine di valutare il potenziale informativo dei depositi sepolti. A tale scopo sono stati realizzati due sondaggi esplorativi: uno all'esterno, a ridosso dell’angolo nord-occidentale della facciata, e l’altro all'interno, collocato tra la navata nord e la zona presbiteriale. Il sondaggio esterno ha rivelato una successione stratigrafica compresa tra la fase di edificazione della chiesa e i più recenti interventi di sistemazione del sagrato. Alla fase più antica riconosciuta, inquadrabile cronologicamente attorno alla metà del XIV secolo, corrispondono le tracce del cantiere per la costruzione dell’edificio di culto, rappresentate in particolare da buche per palo rasate e colmate con materiale di risulta, nel quale sono stati individuati piccoli chiodi in ferro. Sul piano di cantiere è stata documentata la formazione del primo piano di calpestio esterno alla chiesa e la presenza di evidenze stratigrafiche – costituite da depositi con elementi litici, sabbia e grumi di malta – riferibili a interventi di manutenzione delle strutture murarie della facciata, attuati nella seconda metà del XIV secolo. Alla fase successiva si riferisce l’uso funerario del sagrato, evidenziato da inumazioni in fossa terragna con orientamento canonico ovest-est, tagliate sull'interfaccia di un potente deposito sabbio-argilloso. Il materiale ceramico rinvenuto in quest’ultimo, tra cui maiolica arcaica monocroma di produzione pisana, consente di riferire le inumazioni, prive di corredo, a un periodo compreso tra la seconda metà del XIV e la prima metà del XV secolo. In un momento successivo, tale fase cimiteriale viene sigillata da un deposito argillo-limoso che conduce al rialzamento delle quote d’uso del sagrato e sul quale viene allestito un piano di cantiere, segnalato dalla presenza di buche per l’impasto della malta, da riferire a interventi di ristrutturazione della facciata della chiesa. I reperti ceramici associati a queste evidenze, rappresentati da graffita monocroma savonese tarda, graffita a punta policroma e marmorizzata di produzione toscana, riconducono l’attività edilizia a un orizzonte cronologico compreso tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo. Le evidenze più recenti documentate corrispondono, infine, al piano di calpestio in ciottoli del sagrato in uso anteriormente a quello attuale e riferibile alla prima metà del XX secolo, come indicano i materiali presenti nel sottostante strato di allettamento. Lo scavo del sondaggio interno, oltre a documentare una prolungata sequenza di interventi di restauro della chiesa, compresi tra la fine del XV e il XIX secolo, ha permesso di individuare, alla base della sequenza dei depositi indagata, tre sepolture in fossa terragna, stratigraficamente non coeve, due delle quali parzialmente asportate da un taglio curvilineo, forse interpretabile come fossa di spoliazione di una struttura muraria. Durante lo scavo delle sepolture non sono stati rinvenuti materiali datanti, suggerendo di ricondurre la fase cimiteriale a un generico orizzonte bassomedievale, sebbene una più attenta valutazione del contesto di rinvenimento renda percorribili altre ipotesi interpretative. Non appare del tutto certo, infatti, se le sepolture individuate fossero realmente comprese nella navata della chiesa trecentesca o piuttosto costituissero parte di un’area cimiteriale esterna all'edificio di culto in una sua precedente configurazione e pertanto da ritenere anteriore alla metà del XIV secolo

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