CASTRUM BIZANTINO-LONGOBARDO DI VARIGOTTI (struttura di fortificazione)

Finale Ligure,

Il promontorio di Varigotti conserva resti di un impianto difensivo della tarda romanità e dell'alto medioevo, in parte nascosti dalla fitta coltivazione ad oliveto. Alcuni tratti della cinta muraria furono attribuiti dal Lamboglia ad un più antico insediamento difensivo di età bizantina. Un noto passo del Chronicon dello pseudo-Fredegario cita infatti Varigotti tra le civitates litore mares distrutte da Rotari nel 643 d.C. L’evoluzione del sistema difensivo del pianoro è segnata dalla realizzazione di una torre quadrangolare, posta all’estremità nord dell’area, con funzioni di controllo dell’accesso alla fortificazione. Le sue fondazioni tagliano le stratigrafie e la muratura della fortificazione di XII-XIII sec. ed inglobano i resti di un muro e di una pavimentazione in mattoni, assimilabili alla fase di vita della prima cinta difensiva. Lo scavo ha individuato il piano di calpestio originario, realizzato in piccoli basoli legati con malta, e la fossa di fondazione dei muri perimetrali, tagliata nella roccia. I reperti provenienti da queste fasi datano la costruzione della torre alla seconda metà XIII-XIV secolo. La cinta muraria che circonda la base dell’altura potrebbe ipoteticamente appartenere a questa seconda fase di fortificazione del promontorio, come pure la realizzazione della torre posta all’estremità sud del pianoro. Il paramento di questa seconda torre, conservata ancor oggi per tutta l’altezza, mostra molti interventi di ricostruzione e restauro, ma è ben leggibile una fase primaria di edificazione, costituita da blocchetti in pietra rettangolari, sbozzati, ma non rifiniti, privi di zeppature e mattoni. La continuità insediativa del promontorio sembra segnare una stasi nel XV secolo, vista l’assenza di ceramica quattrocentesca tra i materiali recuperati. Le attività edilizie sembrano ricominciare verso la fine del XVI sec., periodo al quale è da attribuire la realizzazione del cunicolo posto a ovest della cisterna, interpretabile come munizioniere della fortezza. Durante questa fase l’intera fortificazione viene rinforzata e in più punti restaurata, come dimostrano i vari interventi sulle murature della cinta bassa, di quella alta e della torre sud. L’intervento più imponente risulta la realizzazione del “bastione” a pianta ellissoidale sullo sperone di roccia posto all’estremità sud del pianoro. La struttura doveva presentarsi come una sorta di baluardo a cielo aperto, funzionale al controllo del mare e all’utilizzo dei cannoni. Una lunga rampa sul terrapieno con muri laterali di contenimento, costituiva il collegamento tra l’area fortificata del pianoro e il piazzale del nuovo bastione. L’indagine stratigrafica della fortificazione ellissoidale si è svolta in estensione, documentando varie fasi costruttive databili tra la fine del XVI ed il XIX secolo. Alla frequentazione postmedievale del promontorio è probabilmente da riferire la riconduzione dell’intera area ad oliveto, con la realizzazione di muri di terrazzamento a secco

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