Ripari Villabruna (sito pluristratificato)

Sovramonte, 12000 a.C - 9500 a.C

Nel maggio del 1987, a lato della strada statale che collega Fonzaso a Fiera di Primiero lungo la valle del Cismon, Aldo Villabruna individuò tracce di frequentazione preistorica in tre ripari di origine naturale (chiamati Riparo A, B e C) ubicati ai piedi di una parete rocciosa che era stata da poco liberata da un conoide detritico che li aveva tenuti fin a quel momento nascosti. Il conoide rimosso dai lavori di rettifica del tracciato stradale si era formato per l’apporto di ripetuti afflussi di detriti e bisogna ipotizzare che gli stessi ripari si affacciassero ad un più basso e dolce conoide detritico digradante verso il torrente Rosna. Il riparo A è quello più grande e reca tracce di frequentazione collocabili all’Epigravettiano recente. Alla base della sequenza stratigrafica è stata messa in luce una sepoltura. Il riparo B è il più piccolo e si trova nei pressi della parte periferica e più alta del riparo A: in terreno rimaneggiato ha restituito tracce di frequentazione riferibili all’Epigravettiano recente, al Mesolitico recente (Castelnoviano) ed al Neolitico. Il riparo C è il più basso e testimonia unicamente una frequentazione riferibile all’Epigravettiano recente. La sequenza del riparo A, seppur pesantemente compromessa dalle ruspe nella sua porzione superiore, permette di documentare una frequentazione del riparo da parte di cacciatori durante l’epigravettiano recente alla fine dell’interstadio di Bølling (datazioni al 14C: 12.040±125 BP, per il livello 16; 12.040±150 BP per la sepoltura; 12.150±110 per il livello 14; 11.910±120 per il livello 13 e 11.910±160 per il livello 10A) fino al Preboreale o al Boreale come testimoniato da una punta di Sauveterre nel livello 3. Dai livelli antropici più antichi provengono un abbondante e variegato strumentario litico e un certo numero di oggetti non propriamente utilitaristici come conchiglie marine e denti atrofici di animali probabilmente usati come pendagli. La testimonianza più preziosa dei Ripari Villabruna è però senza dubbio la sepoltura rinvenuta alla base della sequenza del Riparo A. Il corpo dell’inumato, un individuo di sesso maschile alto 170 cm e morto all’età di 26 anni, era sormontato da un tumulo di ciottoli di grandi dimensioni che replicava nella forma la sottostante fossa. Subito gli scavatori si accorsero che due di questi ciottoli recavano delle raffigurazioni pittoriche in ocra rossa (alla fine i ciottoli dipinti individuati furono ben sei). Tracce di pittura ad ocra furono anche rinvenute sulla parete del riparo, in corrispondenza della tomba, probabile segnacolo della sepoltura. Ad oggi questa eccezionale scoperta rappresenta uno dei più antichi casi di arte associata ad una sepoltura paleolitica e suggerisce la presenza di un mondo spirituale molto vivo nei cacciatori della fine del Paleolitico. La fossa al di sotto del tumulo di pietre risultava scavata per una trentina di centimetri nel basamento roccioso del riparo: il corpo era disteso supino, con gli arti superiori distesi ed il capo reclinato verso sinistra. La testa era stata adagiata in una nicchia presente nel banco di roccia, circostanza che ha preservato il cranio dallo schiacciamento ed ha permesso un’ulteriore eccezionale scoperta: nel 2015 i ricercatori delle Università di Ferrara e di Firenze hanno pubblicato la notizia che un molare dell’inumato di Villabruna presenta inconfutabili tracce del trattamento di una lesione cariosa mediante sollevamento e asportazione del tessuto infetto tramite punta microlitica. Afferma Stefano Benazzi, paleoantropologo e coordinatore del gruppo che ha pubblicato lo studio, “che il dente di Villabruna rappresenta la più antica evidenza di intervento manuale su una condizione patologica. Villabruna, quindi, retrodata qualsiasi caso di intervento dentale e di chirurgia craniale attualmente noto di almeno 5 mila anni”. Il corredo era costituito da una lama in selce vicino alla spalla destra, un coltello a dorso vicino alla gamba sinistra ed un insieme di oggetti (probabilmente contenuti in un sacchetto) vicino all’avambraccio sinistro. Tra gli oggetti sopracitati spiccano una punta in osso decorata da un centinaio di tacche ed una massa di materiale organico contenente resina frammista a propoli (uguale rinvenimento presentava la sepoltura di Mondeval de Sora). Il deposito antropico associato alla sepoltura ha dato una data C14 di 12.040±150 BP che, calibrata, pone la sepoltura di Villabruna a circa 14000 anni fa

  • OGGETTO sito pluristratificato
  • MISURE Circonferenza fianchi: 1669047 mq
  • AMBITO CULTURALE Fase Epigravettiana Finale Fase Mesolitica Antica
  • LOCALIZZAZIONE Sovramonte (BL) - Veneto , ITALIA
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • INTERPRETAZIONE Si tratta di una serie di ripari utilizzati sicuramente come ricovero e, nel caso del più grande dei tre, come abitato stagionale da gruppi di cacciatori dell’Epigravettiano finale ed in parte del Mesolitico antico. Nel Riparo A è presente una sepoltura di un cacciatore che reca importanti evidenze di un rituale funerario e di credenze legate alla morte in questi gruppi umani ed allo stesso tempo ha fornito la prova che queste popolazioni erano in grado di trattare lesioni cariose tramite l’utilizzo di una punta di pietra, al fine di ripulire il tessuto infetto
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500591266
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia del Veneto
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA copia del provvedimento di tutela (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'