strutture per il culto (edificio di culto)
Mira,
VII secolo d.C - XIV secolo d.C
- OGGETTO strutture per il culto edificio di culto
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MISURE
Circonferenza fianchi: 426958 mq
- AMBITO CULTURALE Ambito Venetico
- LOCALIZZAZIONE Mira (VE) - Veneto , ITALIA
- INDIRIZZO Via Foscara, Mira (VE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Sant'Ilario fu fondata nell'819 dai monaci di San Servolo (uno dei primi cenacoli lagunari) che si erano insediati presso un'antica cappella grazie a una concessione del doge Angelo Partecipazio e di suo figlio Giustiniano. L'istituzione veniva a localizzarsi in una zona strategica, posizionandosi tra la terraferma e la Laguna lungo alcune importanti vie d'acqua che collegavano la terraferma al Ducato. Il luogo presentava però anche alcuni svantaggi, perché si trovava al confine con i comuni rivali di Padova e Treviso ed era esposto alle mire delle locali famiglie feudali.L'abbazia ampliò quindi i propri possedimenti, nelle valli del fiume Brenta (o val D'Agredo) e del fiume Tergola, avvantaggiata dalla prossimità con le grandi vie di comunicazione fluviali e con i territori di Padova e di Treviso. Si ritirarono nell'abbazia dopo la loro abdicazione i dogi Pietro I Orseolo e Vitale Candiano.Sotto il dogado di Domenico Contarini, in un momento di grave tensione con il Sacro Romano Impero, Enrico III sottometteva Sant'Ilario e due sue corti al vescovo di Treviso. Il monastero, di fatto, rimase sempre sottoposto al doge, ma restava aperta la questione dei diritti sulle decime e le corti. Qualche tempo dopo, il patriarca di Aquileia Goteboldo sentenziava ancora a favore del vescovo di Treviso e, in risposta, il Contarini decise di appellarsi direttamente all'imperatore. Nel 1052, durante un placito tenuto ad Altino, veniva ristabilita la situazione originale riconfermando al monastero privilegi e giurisdizioni, decisione ribadita poco dopo a Domenico Selvo e Bono Dandolo (due personalità legate al doge) e, nel successivo dogado di Ordelaffo Faliero, da Enrico V. Lo stesso doge Contarini nel 1064 favorì ulteriormente il monastero assegnandogli un avvocato per la gestione dei suoi beni. Tale carica fu ricoperta dai membri della famiglia Fontaniva (il primo fu Ubertino di Ariprando) e più tardi dai Peraga, loro ramo collaterale. Ciononostante i Trevigiani continuarono a rivendicare l'abbazia, talvolta ricorrendo alla violenza: nel 1107, per esempio, veniva devastata dal vescovo Umboldo.Questa situazione di incertezza spinse il monastero alla compilazione di documenti falsi per avvalorare una situazione patrimoniale non sempre molto chiara.Nel 1143, durante le ostilità contro Venezia, i padovani deviarono uno dei rami del Brenta, all'altezza dell'attuale Fiesso d'Artico, riformando delle zone acquitrinose e malariche sui terreni già bonificati. A partire da questo momento, la situazione ambientale, ormai compromessa, costrinse i monaci trasferirsi progressivamente presso la chiesa di San Gregorio, a Dorsoduro, che era loro dipendenza sin dal 989. Nel 1214 quest'ultima divenne la sede principale della comunità. Nel 1250 l'abbazia fu occupata da Ezzelino III da Romano.La morte degli ultimi rappresentanti maschili dei Peraga, avvenuta verso la metà del Duecento, provocò lo smembramento dei feudi di Sant'Ilario che cominciarono ad essere ceduti a terzi. Vennero ricomposti poco dopo da Marino Badoer, marito di Balzanella da Peraga, ultima esponente della casata, che iniziò una lunga trattativa con l'abate: nel 1257, infatti, la coppia si trovava nel monastero di San Gregorio dove Marino giurava fedeltà all'abate Prando che, poco prima, aveva investito Balzanella dei feudi che già erano appartenuti ai suoi antenati. I beni riguardavano in particolare Fiesso Maggiore e Minore (attuale Fiesso d'Artico), Perarolo, Fossolovara (attuale Stra), Caselle, Bagnoli, Pionca e Mirano.Nel 1375 il monastero subì l'occupazione dei Carraresi.Dopo la Guerra di Chioggia tra Venezia e Genova, nel 1379, l'abbazia cominciò a decadere e fu invasa dalle acque. I monaci si erano progressivamente trasferiti nel monastero di San Gregorio a Venezia già dall'XI secolo; la sede di Sant'Ilario fu definitivamente abbandonata nel corso del XV secolo.Nel XVII secolo dell'abbazia restava unicamente una cappella nella località di Dogaletto, presso la Malcontenta. Nel 2010 l'Università Ca' Foscari di Venezia ha condotto nell'area una serie di saggi di scavo, che hanno permesso di portare alla luce alcune tombe e lacerti di strutture fondazionali, la cui funzione è ancora in corso di studio
- TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
- INTERPRETAZIONE Sito dell'abbazia dei Santi Ilario e Benedetto
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500590427
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia del Veneto
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Veneto
- DATA DI COMPILAZIONE 2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0