Abitato romano di Libarna (area urbana)

Serravalle Scrivia, ca Fine I sec. a.C - ca III sec. d.C

Resti dell’antica città romana di Libarna, fondata alla fine del I sec. a.C. lungo il percorso della via Postumia, coincidente con il cardine massimo. Nei primi due secoli dell’impero manifesta notevole vitalità economica e commerciale, come dimostrano i materiali archeologici rinvenuti, mentre si assiste ad un progressivo indebolimento nel corso del III sec. d.C., che ne determina la scomparsa in età tardoantica-altomedievale. La struttura urbana, di cui rimane solo una minima parte, si articola intorno al reticolato stradale ortogonale, organizzato sui due assi viari principali tra loro perpendicolari: il cardine (m. 14 di larghezza ca) e il decumano (m. 10 di larghezza ca), lastricati e provvisti di marciapiedi, che creano una maglia regolare di isolati. Alle due estremità del cardine massimo sono presenti porte di accesso, costruite per delimitare lo spazio urbano, in mancanza di una cinta muraria. La porta meridionale, l’unica di cui rimangono testimonianze archeologiche e per cui ne è stata proposta un’ipotesi ricostruttiva (la settentrionale è conosciuta dalle fonti), era caratterizzata da una cortina muraria con una doppia apertura centrale, fiancheggiata da due torri. Appena oltre la porta si accedeva ad un cortile di guardia, con un secondo muro di facciata verso la città, a formare un fortilizio. All’incrocio tra il cardine e il decumano, al centro della città, si colloca il Foro, di forma quadrata, che occupa lo spazio di quattro isolati. L’accesso settentrionale era monumentalizzato con un arco quadrifonte. Inizialmente solo il lato interno meridionale era porticato, forse con funzione di basilica, data la sua ampiezza. Solo dal II sec. d.C. si correda la piazza di portici su tutti i lati, contestualmente alla costruzione di una basilica vera e propria. Nei pressi del portico meridionale, al centro, si rinviene una fondazione a pianta rettangolare, forse il basamento di un tempio. Sul lato orientale della città si collocano le testimonianze meglio conosciute relative all’edilizia residenziale: due isolati interi posti ai lati del decumano massimo e incorniciati da decumani e cardini minori, e altri sei, meno conservati più ad ovest. La costruzione degli isolati risale alla fine del I sec. a.C. – inizio I sec. d.C., ma i continui rimaneggiamenti e gli interventi di spoliazione non permettono di delineare con precisione le fasi di vita e l’articolazione interna delle diverse domus. Sicuramente ogni isolato era organizzato in una grande domus signorile (con atrio, peristilio tablinum, triclinio e cubicola) affiancata da tre abitazioni più modeste con cortili coperti e ambienti destinati ad una funzione commerciale, tabernae che si aprivano sulla strada. Alla fine del I sec., in relazione alla costruzione dell’anfiteatro gli isolati subiscono alcune modifiche che prevedono la lottizzazione delle grandi domus e la loro riconversione in senso produttivo e mercantile con botteghe, officine di tintura della lana (fullonicae) e un ambulatorio medico. Alcune di queste domus, benché più piccole delle precedenti, continuano a mantenere un elevato livello di raffinatezza, come si evince dalla presenza di pavimentazioni musive. Una di esse, sita nell’angolo di un isolato, è corredata da impianti termali e da una grande sala che conserva tracce di pavimento marmoreo, da cui si accede ad un triclinio con un pavimento a mosaico con decorazione geometrica a tessere bianche e nere ed emblema centrale policromo raffigurante il mito di Licurgo e Ambrosia; alle spalle si apre un piccolo giardino (viridarium) confinante con un cubiculum con anticamera. La stanza più settentrionale della domus aveva una funzione ambulatoriale, come dimostrato dal rinvenimento di strumenti chirurgici. Al limite nord orientale della città si colloca il teatro, costruito nel I sec. d.C., in opera cementizia con paramento in ciottoli e ricorsi di mattoni. La struttura della cavea si impostava su due ordini di gradinate, sorrette da un ambulacro esterno con 22 arcate sorrette da pilastri e un ordine superiore probabilmente cieco. L’ingresso principale era fiancheggiato da due ingressi laterali; altri quattro ingressi corrispondevano ai corridoi radiali delle gradinate. Nelle fondazioni della scaena frons si sono rinvenuti i fori che ospitavano i meccanismi di sollevamento del sipario. Nello spazio retrostante vi era un giardino porticato (porticus post scaenam), non più conservato, con una fontana centrale. Il teatro doveva avere un aspetto monumentale di elevato livello, come si evince dai resti di elementi architettonici decorati, marmi preziosi di rivestimento e intonaci dipinti. Tra il teatro e l’anfiteatro erano ubicate le terme, il cui impianto non è stato indagato sistematicamente. Dalle notizie dei vecchi scavi si deduce che il complesso appariva piuttosto monumentale e occupava almeno un paio di isolati. Ad ovest, ai margini dell’abitato, sull’asse del decumano, si trova l’anfiteatro, realizzato nel corso del I sec. d.C. e non conservato in elevato. Esso occupa lo spazio di due isolati ed era inscritto in un muro di cinta rettangolare. Erano presenti quattro ingressi, in corrispondenza degli assi dell’ellisse; l’ingresso principale si trovava sul lato lungo occidentale in asse con il decumano massimo. La struttura, a terrapieno frazionato, era realizzata con arena scavata e gradinata a terrapieno artificiale entro muri di contenimento anulari e un sistema di coppie di muri radiali, entro cui erano ospitate le scale di servizio per raggiungere i posti superiori tramite vomitoria (accessi a galleria). Per le autorità era prevista una tribuna. Il perimetro esterno, su due ordini, era realizzato in opus coementicium rivestito con blocchetti di pietra rettangolari posati a fasce alternate a ricorsi di mattoni. Lesene, basi, cornicioni erano in arenaria. Al di sotto dell’arena vi erano ambienti di servizio coperti forse da un assito ligneo, raggiungibili dagli ingressi orientale e occidentale tramite galleria. Il podio dell’arena era alto circa 2 m

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