RESTI PERTINENTI AD UNA CURTIS MEDIEVALE (tracce di insediamento, insediamento)

Brusasco,

In seguito alle prospezioni geofisiche effettuate nell'area dove nel XIX sec. sarebbero emerse strutture antiche, nel 1979 vennero praticati due saggi di scavo (area I e II) con lo scopo di verificare le anomalie riscontrate e la portata dei depositi archeologici esistenti. Questi hanno messo in luce resti di strutture pertinenti ad un insediamento dove nel Medioevo era localizzata una curtis rurale, confermando peraltro le notizie e le ipotesi degli studiosi che la collocavano nel posto, in seguito all'esame di fonti d'archivio ecclesiastiche. Nel primo sondaggio (area I) sono state riconosciute 5 fasi alternate a due riempimenti quasi sterili. Alla fase I appartiene un muro NE-SW, in ciottoli di grosse dimensioni legati da malta bianca friabile e ricca di inclusi; i ciottoli sono disposti in filari orizzontali con accenni a spina di pesce. Il muro risulta spogliato nella parte centrale ed è connesso ad un contrafforte di 1x1,20 m., in ciottoli legati da malta biancastra ricca di inclusi di ciottolini e frammenti di laterizi. Alla base, il contrafforte poggiava su una profonda fondazione in ciottoli con sovrastruttura contenente molti elementi di reimpiego (laterizi, coppi, tegole). La fondazione tagliava un piano di crollo di frammenti di laterizi di periodo precedente. Un frammento di vaso in pietra ollare con bordo liscio e solcature esterne, si riconduce a contesti lombardi tardo-antichi/altomedievali. Altri frammenti ceramici in fase con il contrafforte sono afferenti a tipi diffusi in area alpina nel X-XI sec. (fase II). Una serie di strati carboniosi, ricchi di ossa animali, ricoprivano la risega del contrafforte e lo sigillavano; ceramica invetriata marrone e color crema, diffusa in contesti rurali piemontesi, data lo smantellamento delle strutture entro il XV-XVI sec. (fase III). Le fasi successive IV e V comprendono strati di riempimenti contenenti ceramiche di XVII-XVIII sec., periodo in cui l'abitato è stato abbandonato. L'esiguità delle dimensioni del saggio non permettono di fare ipotesi sulla planimetria di quello che appare essere un ambiente chiuso. Il contrafforte appare però eccessivo, per dimensioni e portanza, per una struttura coperta, seppur ampia; si avvicina invece alla tipologia di fortificazione con muraglia continua e appoggi interni regolari a supporto di scale o camminamenti, diffusa in area alpina dall'età tardo-romana e bizantina al periodo a cavallo tra X-XI secolo (cfr. Chiesa di San Michele a Trino). Anche il tipo di insediamento con zona di vita addossata alle mura corrisponde agli abitati carolingi europei e trova nuovamente confronti con Trino. Un secondo sondaggio (area II), limitato in profondità al reperimento dello strato di crollo e della parte sommitale delle murature, ha confermato la presenza di ulteriori strutture nella parcella ovale. A poca distanza dell'area in esame è localizzabile, solo attraverso fotografie aeree e indicazioni documentarie, il piccolo monastero di San Michele di Quadradula. Le prospezioni aerofotografiche e geofisiche, associate a raccolte di superficie, hanno permesso di individuare ancora, a est della zona indagata, una terza area archeologica, forse identificabile con un insediamento di età romana (frammenti di laterizi e di terra sigillata chiara), già in parte individuato da scavi esplorativi di Del Corno nel XIX sec

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'