ARCO ONORARIO DI AUGUSTO (arco, monumento)

Susa, Eta' romana imperiale inizio

Arco onorario dedicato ad Augusto. Presenta dimensioni pari a 13,30 m. in altezza, 12 in larghezza e 7 in profondità. È costituito da grandi blocchi di marmo bianco delle vicine cave di Foresto, uniti solo da grappe senza l'uso di leganti e presenta un solo fornice, ampio 6 m., con archivolto che poggia su pilastri lisci incassati nella muratura e sormontati da capitelli a volute vegetali. In corrispondenza dei quattro angoli esterni, colonne scanalate di ordine corinzio con due ordini di foglie d'acanto si impostano su alti dadi di calcare scistoso e sorreggono la trabeazione, costituita da architrave a tre balze, un fregio a bassorilievo figurato e da una cornice aggettante a modiglioni. La parte superiore è costituita da un attico sul quale era l’iscrizione dedicatoria in lettere di bronzo, e che doveva ospitare anche i gruppi statuari che ne decoravano la sommità. Le fondazioni, emerse in saggi effettuati negli anni '90 alla base dei pilastri, si sono rivelate del medesimo marmo dell'elevato, tagliato in lastroni squadrati, sovrapposti per un'altezza totale di 0,80 m. Queste poggiano direttamente sulla roccia di base, appositamente spianata a formare una platea, che ha rivelato la presenza di 4 buche pontaie da riferire al cantiere di costruzione dell'arco. I numerosi fori visibili sulla superficie del monumento sono dovuti al prelievo – avvenuto già in epoca antica – delle grappe metalliche che tenevano uniti i blocchi, sorte condivisa dalle lettere bronzee dell'iscrizione che quindi si presenta leggibile soltanto attraverso la posizione dei fori di fissaggio e delle incisioni di guida per le lettere stesse. Il fregio figurato, nonostante alcune abrasioni e lacune, è integralmente conservato sui lati maggiori nord e sud e sul lato breve occidentale, mentre sul lato orientale ne rimane solo un tratto presso l’angolo sud. I rilievi rappresentano scene relative al patto di alleanza tra Cozio e Roma. Sui lati lunghi (nord e sud) è rappresentata, sia pure con qualche differenza, la stessa scena, ovvero il solenne sacrificio compiuto da Cozio, velato capite, alla presenza dei Romani (suovetaurilia), con il quale il foedus fra i due popoli riceveva sanzione religiosa e giuridica. Sul lato ovest la scena rappresenta l’atto particolare della stipulazione del patto. Al centro, ai lati di un’ara che serve da tavola, sono due personaggi togati (Cozio e un generale romano),che reggono il rotolo del patto. Ai lati, magistrati romani e i rappresentanti delle altre città appartenenti alla prefettura del sovrano segusino. Se l'interpretazione dei contenuti del fregio sembra ormai risolta, ciò che ancora pone dei nodi da sciogliere è la sua elaborazione formale. È stata più volte sottolineata infatti la discrepanza stilistica tra le linee architettoniche eleganti, colte e classicistiche dell'arco e lo stile del fregio figurato, connotato da “barbara rozzezza”, che risulta peraltro estraneo alla tradizione e ai monumenti coevi. La raffigurazione del sacrificio inoltre si configura come un “prestito” dall'ambito templare, funzionale in questo caso ad arricchire il monumento di significati sacrali. Tra le varie spiegazioni di questa impronta italica, vi è quella che vede nel fregio dell'arco un esempio di arte provinciale gallo-romana venata da influssi greco-arcaici. Si è posta l'attenzione altrimenti sulla provenienza delle maestranze che eseguirono il fregio, forse una bottega locale oppure operazione congiunta di più botteghe, che seguirono un gusto indigeno di derivazione celto-ligure, inserendolo però in un tessuto narrativo di tradizione romana. Il problema, più profondo di quanto sommariamente esposto, rimane per ora senza soluzione definitiva

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