RESTI DELL'ACQUEDOTTO DETTO "TERME GRAZIANE" (acquedotto, infrastruttura idrica)

Susa, Eta' romana imperiale seconda meta'

Resti dell'acquedotto di età tardo romana conservato per 16,57 m. in lunghezza e 2,18 m. in larghezza; presenta due archi di diverse dimensioni, l'arcata destra, ponendosi a sud del monumento, è alta 6,90 m. e larga 4,60; la sinistra è alta 5,08 m. e larga 3,58. La struttura presenta una muratura divisa in due parti: quella inferiore è formata da blocchi di pietra calcarea squadrati in modo irregolare e da conci di marmo reimpiegati; quella superiore, alta 3 m., è costituita da pietrame irregolare, con un paramento in ciottoli e piccole pietre squadrate, legati da malta; in cima una fascia marcapiano in tavolette di pietra. L'aspetto disomogeneo tradisce la cronologia tarda di un'opera ormai lontana dai canoni architettonici romani. Il rapporto stratigrafico con la cinta urbica definisce la posteriorità della struttura ad archi che chiaramente si appoggia alla cortina, un sottile strato di malta a sigillare il punto di attacco. Sull'altro lato invece, a fianco dell'arco sinistro, il monumento è tagliato di netto dall'impostazione di un bastione rotondo. Considerata la differente morfologia dei pilastri in pietra delle arcate rispetto alla fascia superiore, vi sono dubbi nel ritenere le due parti contemporanee, ma i numerosi interventi di rimaneggiamento sulle mura cittadine, gli ampliamenti difensivi medievali e le successive edificazioni rendono difficile identificare interventi specifici sulla struttura ed in generale una loro corretta lettura. Nel 1983-84 sono stati eseguiti interventi di restauro delle superfici. L'asportazione di depositi di strati di humus e resti vegetali sulla parte superiore del monumento ha permesso di esporre la parte inferiore dello specus del condotto idrico, realizzato in cocciopesto stratificato. Gli interventi più importanti si sono concentrati però sulla facciata meridionale che, a causa dell'esposizione ai venti, risultava particolarmente degradata, con il legante di malta quasi del tutto disgregato. Si è proceduto quindi, dopo la ripulitura delle cavità, al lavaggio delle superfici e all'integrazione di grosse lacune presenti nel paramento superiore, opportunamente evidenziate. In corrispondenza dell'arco sinistro si rilevava lo scollamento dei conci provocato dall'erosione; si è provveduto pertanto all'ancoraggio in profondità dei pezzi instabili, integrando con calcestruzzo il tamponamento originario rimosso. Sul fronte settentrionale, che si presentava meno degradato, gli interventi hanno previsto l'asportazione di una rozza tamponatura di cemento messa in opera in precedenza, e l'integrazione di lacune tramite opportuni elementi in marmo di Foresto. I tagli praticati direttamente nella roccia, visibili ai piedi delle arcate, sono da mettere in relazione con la strada che passava sotto l'Arco di Augusto, posto poco più a nord, e che conduceva verso il Monginevro, ovvero la cosiddetta “Via delle Gallie”; in questo punto sono stati rinvenuti dei basoli. Sotto l’arcata minore è stato identificato un pozzo scavato nella roccia la cui datazione è sicuramente più antica, come pure precedenti sono gli scalini intagliati nella pietra alla base del pilastro mediano, sul lato meridionale. Non è noto il punto d’inizio dell’acquedotto, ma si pensa che esso captasse l’acqua nei pressi della località di Gravere, dove è stato rinvenuto un altro lacerto di acquedotto, per poi giungere fino a Susa con un percorso in parte sotterraneo e in parte sostenuto da arcate

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