araldica: stemma gentilizio della famiglia Afflitto

capitello di colonnina,

Capitello a foglie stilizzate di tipo schiacciato, abaco decorato a rosette sulle facce laterali e scudo sulla faccia anteriore, di cui ne resta solo metà

  • OGGETTO capitello di colonnina
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scultura
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Palizzolo Gravina nel "Blasone di Sicilia" riporta notizie riguardanti la famiglia Afflitto riprendendo fonti bibliografiche più antiche: cita il Mugnos, dal quale si apprende che la famiglia Afflitto era di origine antichissima, prima dei Normanni, e che da Roma si stanziò prima a Napoli e poi a Palermo al tempo di re Giacomo; e l'Inveges dal quale si apprende che la famiglia era di origine ancora più antica dell'epoca normanna, vi fu infatti un Placido, che fu maestro dei cavalieri dell'Imperatore Traiano e che diventato cristiano fu martirizzato per cui i suoi figli furono appellati gli Afflitti. Fra i discendenti degli Afflitti molti furono cavalieri di Malta. Col tempo il cognome si trasformò in Afflitto. Anche il Di Giovanni nel "Palermo Restaurato" cita gli Afflitto, baroni di Sinagra, dicendo che fra i discendenti vi furono diversi personaggi illustri e alcuni furono anche cavalieri di Malta e che la loro casa a Palermo era in piazza Aragona. Probabilmente il capitello in oggetto, proviene da questo edificio. Il capitello catalogato databile fra la prima metà del XV sec. e la prima metà del XVI sec. sormontava con molta probabilità una esile colonnina di una bifora o di una trifora di un edificio gentilizio, come attestato nell'architettura palaziale dell'epoca. La codificazione dell'architettura palaziale rientra in un ampio e ben preciso disegno urbanistico architettonico che affonda le sue radici nella prammatica promulgata da re Martino nel 1406. La prammatica sancì organicamente il diritto della "pubblica utilità" e quindi il potere di regolare la vita edilizia della città, consentendo a coloro che volevano costruire palazzi e case di pregio architettonico, e che quindi sarebbero state di decoro per la città, di acquisire coattivamente quelle piccole case e casalini e cortili che ricadessero nel sito da edificare. La prammatica oltre a prevedere i modi legali di acquisizione dei siti prescriveva la tipologia palaziale con particolare attenzione alle aperture esterne: infatti sia i portali che le nuove finestre dovevano essere "ad intaglio" cioè rifinite dai lapicidi e non in pietra rotta; per quanto riguarda più specificatamente l'architettura delle finestre si spaziava da finestre lisce e traforate con duttile disegno sul piano della facciata a quelle rialzate da complessi e raffinati motivi(soprattutto nei palazzi palermitani) ed altre nelle quali la colonnina centrale spartisce un arco architravato o un timpano ad arco inflesso. La prammatica fu esecutiva a Catania nel 1406, molto probabilmente perché le architetture sveve erano in cattivo stato di conservazione a causa degli eventi bellici da poco terminati(?). A Palermo fu applicata dal 1421, con l'affermazione nel preambolo che la città necessitava di moltiplicare i suoi palazzi destinati ad accrescere il "decorem et perpetuum statum civitatis"; nel 1482 la prammatica fu ulteriormente ampliata, regolando anche l'edilizia pubblica compresa la costruzione e l'ampliamento delle strade e facilitando le autorità a provvedere al pubblico ornamento e decoro della città. A Siracusa fu estesa nel 1437. La prammatica fu seguita in Sicilia lungo il corso dei secoli XV e XVI e nel 1555 fu richiamata dal viceré Giovanni de Vega per fare da base alle altre prammatiche che guidarono poi le grandi riforme urbanistiche. Dell'applicazione della prammatica, per quanto riguarda la tipologia architettonica delle finestre, pochi sono gli esempi dei palazzi quattrocenteschi a Palermo giunti fino ai nostri giorni in condizioni di relativa integrità: fra questi palazzo Speciale, palazzo Ajutamicristo e palazzo Abatellis in cui ancora si conservano trifore le cui colonnine sono sormontate da capitelli a foglie stilizzate decorati su una faccia con lo scudo araldico della famiglia proprietaria. Per l'argomento si rimanda a: Bellafiore G. Architettura in Sicilia 1415-1535 cap.I Architettura e città pg.18-20 cap.III La domus magnae pag.55 Palermo - 1984
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900267630
  • NUMERO D'INVENTARIO 5150
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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