edificio porticato, cd. agorà (edificio, luogo ad uso pubblico)

Ascea,

L'edificio porticato occupa un'ampia superficie a pianta rettangolare. Il terrazzamento su cui è ubicato, è delimitato su tre lati da imponenti muri, in opera pseudo-isodoma, costituita da blocchi parallelepipedi in arenaria, messi in opera a secco. Il muro di fondo settentrionale conservato per un'altezza massima nel suo tratto più orientale, di m 2,70 ca., nella parte centrale presenta numerosi rifacimenti ed una notevole sarcitura realizzata con materiali di reimpiego. Il muro orientale è visibile, nell'angolo E, per un'altezza massima di m 2,70, pari a nove filari di blocchi, con una tendenza a diminuire nel suo margine meridionale, per quanto riguarda l'elevato conservato, fino ad un massimo di m 0,55. Il muro occidentale, invece, nel tratto Nord presenta nove filari, per un'altezza complessiva di m 3.20 ca; mentre nella parte meridionale se ne individuano soltanto sei (h max m 2.20). Si lega ad angolo retto, proprio presso il limite meridionale della piazza, parte di un muro, con andamento est-ovest, realizzato a "scacchiera", visibile per otto filari in elevato. La tessitura dei muri perimetrali, soprattutto per le parti più alte, risulta sicuramente alterata da una serie di restauri e risistemazioni affettuate all'epoca del Sestieri. L'edificio è costituito da una piazza rettangolare porticata (m 30 x 17). La pavimentazione è realizzata con mattoni velini che appare conservata soprattutto nel tratto meridionale. Sui tre lati si dispone un porticato (lung. 36 m, larg. 17 m), molto probabilmente decorato con colonne, di cui resta soltanto il limite costituito da un filare continuo di blocchi parallelepipedi di arenaria. Il piano di calpestio di questo portico era posto ad una quota maggiore rispetto a quello della piazza di almeno 0.50 m. Lungo i muri perimetrali di terrazzamento correvano una serie di canalette fittili, per le quali si erano utilizzati dei semplici mattoni velini. Quasi parallelo al margine del portico occidentale, al di sotto del piano di calpestio della piazza, è posto il tratto sotterraneo del grande canale, destinato al flusso delle acque. In questo terrazzamento, infatti, il canale è ricoperto con dei blocchi di arenaria disposti orizzontalmente e presenta alcuni interventi di restauro in mattoni velini. I sondaggi del 1991 hanno messo in evidenza, sul lato orientale, un muro in blocchi parallelepipedi, conservato per un solo filare, che originariamente si ammorzava ad angolo retto con il muro perimetrale dell'edificio. Non è da escludere che potesse trattarsi di una prima sistemazione dell'edificio, successivamente ampliato verso sud. Sullo stesso lato si è riscontrata una fase di riutilizzo, da collocarsi in età tardo antica, cui vanno riferiti alcuni ambienti ricavati nell'area del portico. Le strutture murarie erano realizzate con materiali di spoglio (mattoni velini, pietrame, tegole, ecc.), tra i quali si nota un'ara con due volute laterali, in pietra arenaria. La fronte meridionale: La parte destinata all'accesso dell'edificio è caratterizzata da una sistemazione articolata. La parte centrale è occupata da una fontana a pianta rettangolare di cui restano quattro colonne a fusto liscio. Ad ovest della fontana principale è un ambiente in cementizio, aggiunto in età romana, in cui è posizionata un'altra piccola fontana a pianta rettangolare (m. 3 x 2.40). Anche il limite meridionale della piazza è definito da un colonnato di cui sono conservate solo quattro colonne, con fusto liscio

  • OGGETTO edificio
  • CLASSIFICAZIONE luogo ad uso pubblico
  • LOCALIZZAZIONE Ascea (SA) - Campania , ITALIA
  • INDIRIZZO Via di Porta Rosa, Ascea (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso della cd. Agorà fu portato alla luce da Sestieri attraverso una lunga serie di campagne di scavo, avviate a partire dal 1951 (Sestieri 1951). Già nel 1949, tuttavia, erano stati realizzati dei saggi in località Frittolo, con il rinvenimento di uno dei muri di terrazzamento dell'edificio, caratterizzato da un "paramento pseudoisodomo", con orientamento est-ovest. Questa prima imponente struttura era stata esplorata per quasi 2.80 m di altezza, individuando almeno sette filari di blocchi parallelepipedi di arenaria: "è probabile che questo muro vada messo in relazione con un pavimento in mattoni, parzialmente scavato a Sud di esso" (Sestieri 1951). Su questo pavimento in mattoni velini il Sestieri ritorna nella rassegna stampa edita nei Fasti Archeologici, nel 1951, dando notizia della prosecuzione delle indagini in località Frittolo. Era stata messa in luce, fino a quell'anno, la parte meridionale del complesso, con il portico, decorato con colonne non scanalate, una fontana, presso l'angolo Nord e due "tombini" relativi ad un "canale sotterraneo", interpretato come fognatura. Le strutture riportate alla luce vengono datate, genericamente, all'età ellenistica e romana (Sestieri 1951). Nel 1952 la prosecuzione delle ricerche chiariva, per la parte settentrionale, la presenza di una serie di terrazzamenti, caratterizzati in muri da blocchi parallelepipedi, cui si raccordavano degli assi stradali: nella parte meridionale si era delimitata gran parte della piazza, pavimentata con mattoni velini (Sestieri 1952). Nello stesso anno Sestieri propone la prima interpretazione funzionale del complesso, considerandolo come l'agorà di Elea. Tra i rinvenimenti di quella campagna di scavo, emergeva, in maniera particolare, un imponente canale, destinato al deflusso delle acque, in cui furono rinvenuti 18 bronzetti figurati, " rappresentanti cavalieri e fanti romani in cambattimento con barbari". Si trattava degli elementi del noto balteo bronzeo, datati al II sec. d.C. (Sestieri 1952). Lo scavo del grande canale viene completato nel 1953, con la definizione complessiva del suo corso, in particolare sopraelevato, con copertura in blocchi di arenaria, in parte sotterraneo, nel tratto passante per l'area porticata (Sestieri 1953). Nel 1960 il Sestieri da notizia del completamento dello scavo dell'Agorà, con la scoperta del muro meridionale del terrazzamento più basso: "è così risultato che si tratta di una piazza posta in fondo ad una valletta, limitata su tre lati da un muro, mentre ad Ovest è un porticato e una fontana" (Sestieri 1960).Le ricerche nel complesso cd. dell'Agorà furono riprese da M. Napoli, allo scopo di definire le principali fasi e la cronologia dell'edificio. Nel 1964 furono condotti una serie di saggi, limitati, almeno per quanto risulta dall'edito, all'area porticata, posta sul terrazzamento più basso. In base alle brevi indagini M. Napoli ipotizzava, precedentemente alla sistemazione di III sec a.C. , una fase di V secolo " conservata.. al di sotto del piano attuale ad una profondità di circa un metro, ed alla quale si riferiscono le strutture del lato occidentale con la relativa sistemazione della sede stradale" (Napoli 1966, 196-197). L'Agorà di V secolo sarebbe stata distrutta da un evento franoso, databile tra la fine del IV secolo e gli inizi del III, in seguito al quale sarebbe stata ricostruita l'intera struttura, con l'aggiunta del grande canale, destinato proprio a scongiurare altri episodi alluvionali. M. Napoli, contrariamente al Sestieri, pensava che il tracciato del canale fosse sotterraneo anche nel primo tratto, posto sul secondo terrazzamento. All'Agorà di V, inoltre, egli attribuiva un muro con andamento curvilineo, rinvenuto nel 1973, nei pressi della grande cisterna posta a Sud/Est dell'edificio (Napoli 1974, 369-370). Altri brevi saggi furono praticati nel 1971 da O. Salvadego, limitati tuttavia alla verifica dei bolli dei mattoni utilizzati per la pavimentazione della piazza. L'unico dato di rilievo emerso riguarda alcuni segni e scalfitture, visibili nella parte interna e laterale dei mattoni, che potevano indicare o un loro riutilizzo in antico o eventuali rimozioni di età moderna, nel corso di scavi non documentati.Tra il 1991 e il 1992 la Soprintendenza ha effettuato una campagna di scavo nell'area dell'edificio, finalizzata a chiarirne le cronologie e la destinazione funzionale. Si è impostata una serie di cinque saggi, contigui, orientati Est-Ovest, che tagliavano l'intera area dell'edificio, nel senso della sua larghezza. I risultati più interessanti, emersi nel corso delle ricerche, riguardano la sistemazione della parte centrale della piazza, originariamente occupata da un vallone naturale, che seguiva la naturale pendenza del declivio verso Sud. Si sono rinvenute, infatti, imponenti opere di terrazzamento e livellamento, realizzate attraverso delle gettate successive di terreno, opportunamente compattato, per regolarizzare l'andamento del sub-strato naturale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Monumenti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500274810
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda storica (1)
    scheda storica (2)
    scheda storica (3)
    scheda storica (4)
    scheda storica (5)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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