Sobborgo di Porta Adriana a Ravenna. paesaggio urbano

dipinto, 1875 - 1876

Veduta urbana della Porta Adriana a Ravenna con figure

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA Olio su tela
  • MISURE Altezza: 58
    Lunghezza: 98
  • ATTRIBUZIONI Signorini Telemaco (firenze 1835/1901)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo delle Belle Arti
  • INDIRIZZO viale delle Belle Arti, 131, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come risulta dalla "Cronologia Autobiografica", Signorini si recò a nel 1875 a Ravenna, dove eseguì la tela in esame, insieme ad altre (ad esempio Bari, Pinacoteca Provinciale), come scritto anche dalla nota lettera di presentazione che il pittore scrisse al Presidente della Reale Accademia di Belle Arti di Firenze (Somarè, 1926, cit. p. 277). A questo ventaglio di opere appartiene anche un disegno intitolato "Una via di Ravenna" (cfr. Monti 1984, p. 116), eseguito dal vero, datato dall'autore al 1876, che ha portato Monti a datare anche l'opera in esame alla stessa data, non trovando seguito nel resto della critica."Sobborgo di Porta Adriana" è considerato un'opera spartiacque nella carriera di Signorini, che apre alle vedute cittadine degli anni '80, soprattutto eseguite in Inghilterra e in Scozia prima, a Firenze e Settignano poi. Strette sono le affinità con le vedute di De Nittis e la scuola di Resina: tra il 1871 e il 1872, il pittore passa del tempo tra Roma e Napoli, e in quest'ultimo soggiorno, in compagnia di Cecioni, entra in contatto con De Gregorio, Rossano e altri. L'anno seguente, nel 1873, Signorini si reca a Parigi entrando in contatto con l'ambiente della pittura "à la mode" commerciata da Adolphe Goupil che lo portò ad elaborare alcuni dipinti, proprio nel biennio 1873-1875, che concedevano molto al gusto del mercato, con una pittura ad effetto e virtuosa, ricca di colore e cromaticamente caratterizzati da tinte chiare e luminose, su modello di Fortuny, da cui però si discosterà quasi subito (cfr. Monti 1997).È riconducibile, dunque, a questa serie di incontri il cambio di rotta nell'opera di Signorini riscontrato dalla critica, forse influenzato anche da esempi giapponesi (cfr. Farinella 2009), come notato anche da Francesco Netti all'Esposizione Nazionale di Napoli del 1877 - che la considerava una delle opere capitali di quella rivoluzione stilistica capeggiata da Michetti che chiamò "l'impero del bianco" - e rilevabile soprattutto in alcune opere coeve.Caratteristica del dipinto è la dilatazione della prospettiva, che sembra centrale ma che in realtà è decentrata, al fine di permettere una maggiore ariosità dello spazio anche grazie alla resa atmosferica, indice di una volontà antinaturalistica di superare la stagione macchiaiola. A questa si aggiunge la predilezione per soggetti disimpegnati e possibilmente aneddotici, evidente retaggio del rapporto con i pittori meridionali degli anni Settanta e del contatto col mercato. Secondo Ettore Spalletti (Spalletti 94) questi erano espedienti per superare la veduta urbana alla De Nittis - che Signorini aveva praticato a Parigi ed Edimburgo - una interpretazione opposta a quella di Raffaele Monti (Monti 1984) che vi vede, invece, un accogliere e copiare questo genere
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà dello Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200827457
  • NUMERO D'INVENTARIO 1012
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • ISCRIZIONI Firmato In basso a destra - T. Signorini -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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