motivi decorativi

soffitto,

Decorazioni: clessidra; navicella; motvi vegetali; Araldica: stemmi papali

  • OGGETTO soffitto
  • MATERIA E TECNICA legno di quercia/ intaglio/ doratura/ pittura
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Francino scrive nel 1588 il soffitto fu stimato fra tutti quelli di Roma il più artificiente. Il Lavagnino (1962) fa l'ipotesi che venne lavorato ai tempi e per commissione del Sangallo dagli stessi intagliatori che avevano lavorato i soffitti di Palazzo Farnese. Ipotesi più che attendibile per la evidentistrette analogie stilistiche e cronologiche: quando il Sangallo lavora all'edificio è pontefice Paolo III, il cui stemma figura, infatti, nel soffitto verso l'altare maggiore. Lo stesso studioso, basandosi su una comunicazione del De Angelis a proposito dei contratti stipulati con gli indoratori fra il 1581 e il 1583, ritiene che la doratura fu aggiunta in un secondo tempo al soffitto, concepito originariamente con i lacunari dipinti di rosso e di blu e poi di necessità trasformate per adeguarle alla nuova visione cromatica della chiesa rinnovata. Il ritrovamento dei documenti presso l'Archivio di Stato di Roma permette di corregere le ipotesi e di accertare lo svolgersi dei lavori. Il 1 maggio 1552 il comm. Teseo Aldovrandi stipula una convenzione con Cola de Amicis per la doratura del Soffitto della chiesa e la coloritura dei lacunari con un compenso pari a 14 scudi per canna; l'atto è annullato il 22 luglio '82 perchè l'artigiano si rifiuta di fare per lo stesso prezzo la doratura per due stemmi (dell'Aldovrandi e di Gregorio XIII) ancora da eseguire nei lacunari. Il 30 luglio dello stesso anno si stendono i capitoli per una convenzione con gli artigiani Rinaldo e Annibale Corradini, bolognesi, che si impegnano a consegnare il lavoro -compreso il restauro del legno- entro il luglio dell'83; la brutta copia dello stesso documento, accompagnata dal disegno è nel vol. 256, cc. 116r. - 117v. Il 7 agosto 82 si pensa allora agli stucchi di cartapesta da apporre sul soffitto e si fa una convenzione con lo scultore Vincenzo Bagnola che dovrà seguire i consigli del Padre Ignazio Danti; il contratto verrà definito il 1 marzo 1583. Ma ancora il 28 febbraio 1583 si stipula un ultimo definitivo contratto con l'indoratore di Foniglio, Luca antonio Trapassi, per un compenso di 1300 scudi, con consegna sempre alla fine di luglio. Infine, il 20 giugno dell'83 Cola de Amicis incassa 80 scudi e 60 baiocchi quale pagamento della prima parte del lavoro fatto l'anno precedente. A proposito della datazione al 1583 si cfr. anche Francino (1588). Nel 1745 Benedetto XIV fece restaurare all'interno dlla chiesa gli affreschie il soffitto; perciò vi figura anche lo stemma relativo, apposto verso la facciata interna. Infine, al centro è collocato un altro stemma, quello di Pio IX, a testimonianza dell'ultimo restauro apportato al soffitto, eseguito nel 1856 da Salvatore Vitelleschi, come si legge nell'iscrizione entro il lacunare sottostante lo stemma
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200217271
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • ISCRIZIONI in un lacunare - PIUS IX PONT MAX/ CONTIGNAT RESTITUTIS/ LAQUEARIA INSTAURAVIT -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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