sito pluristratificato

Castelleone di Suasa,

L'ispettore Vanzolini riferisce nel 1878 di scavi, genericamente Iocalizzati nell'area dell'anfiteatro, che il principe Ruspoli e il conte Matteucci facevano eseguire in terreni di loro proprietà. Si rinvennero strutture pertinenti ad "un antico edifizio prossimo (all'anfiteatro) , del quale si scoprirono muri della lunghezza di 18 m, spartito in nove ambienti, di cui "uno trovossi contenere un bellissimo pavimento a musaico bianco e nero, di perfetta conservazione". A 2,50 m sotto il livello dell'edificio si rinvenne una "carera da bagno" (5,00 x 3,50 m), con dodici sedili e tubi per l'adduzione dell'acqua. Accanto un'altra "camera da bagno'' (6,20 x 2,50 m). Alla distanza di 17 m vennero in luce una tomba "formata con sei lastre di marmo, e coperta di otto embrici disposti a tetto, sul cui fastigio ricorrevano le tegole per impedire la filtrazione nell'acqua", e più oltre, altre quattro sepolture coperte di lastre di travertino. Attorno al 1870, un colono rinvenne, durante i lavori di aratura e "presso i residuati avanzi" dell'anfiteatro, il monumento sepolcrale in marmo del seviro Sesto Tizio Primo. Attualmente la stele si conserva nel Museo archeolocico nazionale delle Marche. L'epigrafe (altezza 2,39 m, lunghezza 0,91 m, spessore 0,32 m) è dedicata dal liberto e seviro Sextus Titius Primus alla concubina Lucania Benigna, alla liberta Titia Chreste e alla piccola Chole. Si hanno inoltre vaghe notizie del rinvenimento di "strati neri ed arsi e frammenti di vasi" e, nelle vicinanze, di "qualche pasta o gemma incisa con rosone e una specie di ancora" oltre che di una moneta di Adriano. La moneta di Adriano, sempre che possa essere attribuita a una tomba, permette di fissare un terminus post quem alla prima metà del II sec.d.C.; la stele dunque, datata dal Bacchielli alla fine dell'età Claudia potrebbe essere di riutilizzo

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