mostra architettonica d'altare di Miniera Biagio (e aiuti) (sec. XVIII)

mostra architettonica d'altare,

La mensa è posta su tre gradini in marmo serpentino di Vicenza, fuso col verde Alpi; le colonne che delimitano l'ornato marmoreo, entro il quale in cornice di marmo è il dipinto raffigurante la Madonna con Bambino e Santi, sono rivestite di giallo ocra; il verde Alpi, prevale nel raccordo alto e nella cornice intorno. Da questa varietà cromatica nasce una tonalità prevalentemente gialla, interrotta dal bianco venato di nero di cornici e basi. Sugli stilobati è riprodotto lo stemma di Cagli, contraddistinto da tre tondi e due linee che si incontrano, i quali sottintendomno i due fiumi Bosso e Burano e i tre monti Nerone, Catia e Petrano

  • OGGETTO mostra architettonica d'altare
  • MATERIA E TECNICA Marmo
  • ATTRIBUZIONI Miniera Biagio (e Aiuti)
  • LOCALIZZAZIONE Cagli (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La costruzione dell'altare dedicato ai Santi protettori della città di Cagli si deve all'amministrazione comunale che ne affidò l'incarico ai consiglieri Giambattista Druda, sostituito in seguito dal conte Francesco Berardi, e Piermaria Bonclerici. Ai primi due disegni esaminati con esito negativo nel 1750, tra cui uno del cav. Buonamici, seguirono quelli eseguiti da Biagio Miniera e dal Sig. Morena. Si può presumere che venisse prescelto il progetto di Biagio Miniera, di Ascoli, confidente del vescovo Silvestro Ludovico Paparelli per il quale aveva tra l'altro eseguito anche il disegno per la mensa d'altare della Madonna delle Grazie, pur tenendo conto della mancanza di documenti ufficiali e del diverso parere del Maestrini che lo attribuisce al conte Berardi. L'esecuzione dell'altare, opera di Giovanni Fabbri, scalpellino di Sant'Ippolito, risulta ultimata dopo varie interruzioni, alla data del 20.03.1756. I caratteri essenziali del complesso -che si distingue per la varietà coloristica dovuta alla ricchezza e varietà dei marmi usati- sono vicini alla sciola romana, come del resto è la formazione stilistica di Biagio Miniera, anche se non è da escludere la collaborazione del conte Berardi, soprintendente ai lavori ed esperto decoratore. Va infine precisato che l'opera di Giovanni Fabbri, certamente assistito circa l'uso dei vari marmi dallo stesso Miniera, non fu meramente tecnica, considerata anche la tradizione delgli scalpellini -marmoristi di S. Ippolito che risale ai secc. XIII/ XIV, a contatto con la scuola lombarda
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100232360
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • ISCRIZIONI sul cartiglio sopra la pala d'altare - D. GERONTYO EPISCOPO/ ET MARTYRI/ S.P.O./ CALLENSI PATRONI UNUM EX SEPTEM ALTARIBUS - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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