Necropoli di Isasco (necropoli, area ad uso funerario)

Finale Ligure,

La necropoli romana di Isasco, sull'altopiano delle Mànie tra Varigotti e Finale, è nota dalla fine del 1952, quando, nel corso dei lavori per l'apertura della nuova strada carrozzabile che collega la frazione alle Mànie, vennero casualmente portate in luce alcune tombe. Le indagini di N. Lamboglia e B. Ugo consentirono il recupero di circa quaranta sepolture a incinerazione e ad inumazione. La necropoli era probabilmente disposta lungo un percorso stradale secondario che collegava l'abitato antico sia con la costa, sia con la direttrice principale costituita dalla via Iulia Augusta, il cui tracciato si snodava più all'interno. Le tombe erano distribuite secondo una direzione Est-Ovest, in maniera apparentemente casuale ma senza sovrapposizioni. Il nucleo di sepolture più antiche, relative ad una fase di prima età imperiale, si disponeva nel settore occidentale della necropoli, nell'ansa che si forma tra la strada attuale e il sentiero diretto verso la sommità della collina, lungo il quale si concentravano invece le tombe a fossa più tarde. La datazione di queste sepolture, per le quali N. Lamboglia proponeva un ampio arco cronologico, compreso tra III e V secolo d.C., appare difficilmente determinabile a causa dell'assenza di corredo funerario, ad esclusione di un'olpe scanalata posta nella T. 15 accanto al capo del defunto e confrontabile con analoghi materiali di IV-V secolo. Nel settore a Sud dell'asse stradale aperto negli anni '50, un piccolo nucleo compatto era costituito da almeno sei sepolture a incinerazione, databili al I secolo d.C. Si trattava di piccole fosse scavate nella roccia friabile, di forma sub rettangolare, caratterizzate dal rito dell'incinerazione indiretta, in cui i resti della cremazione erano raccolti in urne o sparsi tra gli oggetti appartenenti al corredo funerario; questo era composto nella maggior parte dei casi da ceramiche fini da mensa, lucerne, balsamari vitrei, oggetti metallici appartenenti all'ornamento personale del defunto. Nel corso di lavori di manutenzione dell'area archeologica intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica nella primavera del 1988, fu rinvenuta una nuova tomba ad incinerazione, posta tra le tombe del nucleo di fosse a Sud della strada; di forma sub rettangolare, profonda circa 80 cm ed orientata E/NE-W/SW, era scavata nella roccia con la parete Nord più alta della parallela a Sud, a causa dell'originario declivio della collina; il fondo appariva leggermente concavo. In base ai materiali di corredo anche questa tomba può essere ascritta al I secolo d.C. Nel corso dell'intervento di manutenzione, inoltre, venne individuato un tratto di muretto a secco, orientato E-W, e conservato per un'altezza massima di due filari irregolari, a fianco del quale era visibile un accumulo di pietre, residuo del crollo della struttura stessa. Nell'autunno del 1993, a seguito di notizie circa il diffondersi di scavi clandestini, nell'area della necropoli fu condotto dalla Soprintendenza Archeologica un nuovo intervento a carattere essenzialmente topografico; si intendeva infatti procedere alla verifica della distribuzione delle sepolture ancora individuabili sul terreno e ad un controllo della planimetria eseguita negli anni '50, che in base ai riscontri sembrava presentare alcune incongruenze. Le operazioni procedettero mediante accurata ripulitura di tutte le tombe a fossa ancora individuabili, sia ad incinerazione sia ad inumazione, ed ebbero come esito l'elaborazione di una nuova mappatura e planimetria della necropoli, la quale presenta alcune differenze sostanziali rispetto alla pianta presentata nell'articolo del 1956, riscontrabili in particolare nell'associazione tra le singole tombe

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