stipo, opera isolata - manifattura indo-cino-portoghese (prima metà sec. XVII)

stipo,

Lo stipo è costituito da due corpi sovrapposti, dei quali quello superiore removibile grazie alle due maniglie laterali. Frontalmente si suddivide tre registri: quello superiore presenta 12 cassetti, che sono in realtà 10, in quanto due coppie di quelli laterali ne formano uno unico; la parte mediana è costituita da due cassetti centrali di dimensioni maggiori; mentre la parte inferiore è costituita da un unico grande cassetto decorato all’esterno con due riquadri simmetrici. Lo stipo in legno di tek presenta una fitta decorazione ad arabeschi fitomorfi e zoomorfi in ebano. Le volute inoltre sono tutte punteggiate con intarsi in avorio. Ogni cassetto è decorato intorno alla serratura per le chiavi da una placchetta in ottone – di forma circolare nel registro superiore e a goccia con l’estremità appuntita rivolta verso il basso nei registri mediano e inferiore – ed è incluso entro una cornice in ebano, scandita da puntini in avorio a intervalli regolari. I riquadri dell’ordine inferiore presentano un’ulteriore cornice esterna di rombi correnti tra due linee parallele. Ai lati della serratura di ogni cassetto si trovano due sottili manigliette d’ottone attorcigliate con una decorazione centrale ad anelli

  • OGGETTO stipo
  • MATERIA E TECNICA Ottone
    legno/ intarsio
    Avorio
    EBANO
    tek
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico del Castello di Miramare
  • LOCALIZZAZIONE Castello di Miramare
  • INDIRIZZO Viale Miramare, Trieste (TS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo stipo poggia su quattro piedi compositi costituiti da un piccolo zoccolo a otto lati in ebano, su cui si installa un corpo in tek, bombato verso il basso, decorato con un motivo a mezza luna orizzontale. Sopra ognuno dei quattro piedini si collocano rispettivamente quattro figure femminili. Il volto presenta dei lineamenti molto marcati accentuati da occhi resi con un inserto in ebano con un puntino d’avorio nel mezzo. Il torso è ignudo e le mani poste sotto i seni. Indossano una collana con vaghi circolari e un pendente a forma di rombo. Il polso è ornato da un bracciale con gli stessi vaghi circolari. Infine sotto una cinta data da una striscia d’avorio si distingue una gonnella con decorazioni vegetali, da cui si diparte una coda di serpente o pesce che si avvolge dietro. Lo stipo è riconducibile alla cosiddetta produzione “indo-cino-portoghese”, definizione ottocentesca con cui si definiscono gli oggetti realizzati dal XVI al XVIII secolo nelle colonie portoghesi di Cina e Goa in India. Questi mobili hanno forme e modelli tipicamente europei e in particolare iberici. L’influenza orientale si manifesta in particolare nell’uso de legni esotici, soprattutto il tek, nella complessità della decorazione e nell’uso di soggetti desunti dalla mitologia indiana. In particolare le creature femminili sopra i piedi del mobile sono definite naginas, spiriti legati alle acque, esseri misti dal corpo di donna e coda di serpente o pesce. Un parallelo dello stipo di Miramare è conservato a Lisbona al Museo Nazionale d’Arte Antica, mentre un altro esemplare molto simile proviene dal mercato antiquario portoghese. Alla luce di tali confronti si può asserire che lo stipo in questione con buona probabilità è stato eseguito nella colonia di Goa in India, intorno al XVII sec. Secondo la tradizione lo stipo di Miramare sarebbe stato acquistato dall’arciduca Massimiliano in un mercato antiquario durante il suo soggiorno a Lisbona nel giugno del 1852 oppure sarebbe un dono della corte portoghese. Nel diario personale relativo al viaggio in Portogallo, Massimiliano riferisce di una sua visita a un antiquario della Capitale, presso il quale egli compra degli arredi senza però accennare allo stipo in particolare. Nemmeno i documenti contabili conservati presso l’Archivio di Stato di Trieste attestano questo acquisto. La ricostruzione dell’acquisizione risulta ancora più difficile in quanto lo stipo non risulta negli acquerelli di Germano Prosdocimi di Villa Lazarovich (1854-55), né negli album fotografici di Sebastianutti (1873). Una terza ipotesi porta a ritenere lo stipo frutto di un acquisto presso antiquari locali di Trieste o Venezia (D. Crasso, 2005)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0600006515
  • NUMERO D'INVENTARIO EK55013
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli - Venezia Giulia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'