apparecchio radiologico criptoscopio di salvioni

XX secolo prima metà

Criptoscopio: oggetto avente struttura a soffietto sotto il quale applicando un rettangolo di legno e uno schermo in cartone ricoperto di materiale fluorescente, consentiva di osservare la debole luminosità di fluorescenza prodotta dai raggi X anche in condizioni di forte luce ambientale. Privo di vetri al piombo per la protezione di chi lo adopera. Per il trasporto del criptoscopio vi era la propria cassetta nera con elenco informativo posto all'esterno nella parte superiore. Tale cassetta andava inserita nella cassa numero 3. Attrezzatura appartenente all'apparecchio radiografico portatile tipo Ferrero di Cavallerleone. Utilizzato a partire dal 1904 e impiegato nelle retrovie del fronte italiano della Prima Guerra Mondiale dal Corpo di Sanità del Regio Esercito Italiano. Su invenzione del generale Ferrero di Cavallerleone, fu realizzato dalla ditta Balzarini di Milano. Questa apparecchiatura era stata progettata per essere poco ingombrante, riposta in nove casse facilmente trasportabili anche a dorso di mulo. Era alimentata da un rocchetto trasformatore e da una dinamo manuale; era in grado di realizzare sia radiografie che di funzionare come radioscopio. I raggi X venivano generati da un tubo radiogeno, a gas residuo e privo di protezioni, che poteva essere caricato con una corrente tra i 2 e i 3,5 mA, sufficiente per lo studio radioscopico delle parti molli ma non idonea ad indagini scheletriche con basso tempo di esposizione

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