Angoli del colonnato del chiostro

positivo, XX inizio
Anonimo (attivo Prima Metà Xx Secolo)
attivo prima metà XX secolo

Stampa alla gelatina incollata e numerata, al n. 3, su cartoncino azzurro insieme ad altre tre stampe numerate. Il positivo in esame si definisce per soggetto, ripresa, inquadratura, con la stampa n.4, si differenza per orientamento

  • OGGETTO positivo
  • SOGGETTO Brescia - Chiesa di San Francesco d'Assisi
  • MATERIA E TECNICA CARTA
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Anonimo (attivo Prima Metà Xx Secolo): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio fotografico
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Porro Schiaffinati, ex Chizzola
  • INDIRIZZO via Gezio Calini, 26, Brescia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il chiostro maggiore della chiesa di San Francesco d’Assisi, progettato nel 1394 dall'architetto comasco Guglielmo da Frisone da Campione presenta uno stile gotico. Lo spazio è limitato ad est e ovest da una serie di 17 arcatelle, mentre il lato settentrionale e meridionale, ne conta 16. La struttura è costituita da colonne in marmo rosso di Verona, appoggiate su basi fogliate, che contrastano con i capitelli in marmo bianco dalla varia decorazione floreale o antropomorfa. Il cornicione in cotto è arricchito da una doppia fascia a dente di sega che riequilibra orizzontalmente lo slancio verticale degli archi ogivali. Il complesso conventuale ha altri tre chiostri più piccoli, quello quattrocentesco della Madonnina, a destra della zona absidale, e i due situati simmetricamente nella parte occidentale, separati da un corpo di fabbrica porticato e loggiato. Un drastico depauperamento del complesso monumentale si registra a partire dal 1797, quando il dominio francese impose la soppressione degli ordini religiosi. La chiesa rimase aperta all’esercizio del culto e disposta per una congrua abitazione per due ex frati destinati in custodia della medesima ed alcune parti del complesso furono vendute a privati. Il chiostro trecentesco divenne deposito della legna da ardere nei forni del grande panificio per le truppe francesi, allestito nel refettorio settentrionale. Questa condizione del panificio militare si prolungò sotto i successivi governi sino al 1926. Ma è a partire dal 1928 con la restituzione di chiesa e convento ai francescani che si avviò un’importante campagna di restauro sull'intero complesso (dal 1928 al 1940). La prima fase di lavori ebbe due tempi, il primo tempo, dal 1928 al 1933, fu rivolto alla risoluzione del problema sull’abitabilità del convento, lasciato spoglio con i soli muri perimetrali a seguito dell’occupazione militare, prima napoleonica, poi del nuovo Governo italiano. Nella lettera inviata il 19 maggio 1928 dal Presidente della Nuova Fabbriceria, architetto Silvio Segala, alla Sovraintendenza all’Arte Medievale e Moderna, con sede a Milano, si presenta in oggetto: i restauri del Chiostro di San Francesco. Il progetto fu approntato dallo studio dell’ingegnere Pietro Franzini, come rileva la lettera in esame, intestata al suddetto studio tecnico. La ripresa è da circoscrivere a questo periodo storico. Un dato rilevante deriva anche dall’osservazione del soggetto e dal confronto con altri fototipi datati al 1928
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303271680
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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