foro

Milano,

Le informazioni sul foro romano derivate da scavi erano scarse e lacunose fino all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso e si limitavano ad un intervento effettuato nel 1937 nell’angolo SE di Piazza San Sepolcro, quando, a -3,20 m dal piano stradale, venne alla luce un ampio tratto di lastricato, in lastre di Botticino, che continuava verso Piazza San Sepolcro. Gli importanti scavi effettuati nella Biblioteca Ambrosiana tra il 1990 e il 1993 hanno permesso di recuperare nuovi dati. Nel 1990 gli scavi hanno interessato un vasto ambiente sotterraneo, la Sottofedericiana, situato in corrispondenza del primo edificio della Biblioteca, fatta erigere dal Cardinale Federico Borromeo tra il 1603 e il 1609, e in alcuni locali sottostanti le attuali sale Custodi e Fagnani. Nella Sottofedericiana il deposito relativo alle fasi romane era già completamente andato distrutto nella costruzione della stessa, mentre nei vani sottostanti le sale Custodi e Fagnani è venuto alla luce un ampio tratto del lastricato della piazza, la cui parte ovest, che definiva il limite W del Foro ed era meglio conservata, è stata lasciata in situ. Il lastricato ha infatti subito asportazioni in varie epoche, per il riutilizzo delle lastre come materiale da costruzione, l’ultimo dei quali per la costruzione della stessa Biblioteca Ambrosiana. La pavimentazione è costituita da lastre in pietra di Verona, di forma rettangolare, variabili da un massimo di 2,40 x 0,90 x 0,25 m a un minimo di 1,40 x 0,85 x 0,23 m, disposte con orientamento nord-sud o est-ovest senza apparente regolarità. Il fatto che il tratto di lastricato individuato nel 1937 nell’angolo SE fosse in lastre di Botticino indica che, come in altri casi noti, per esempio Oderzo e Pavia, in alcuni settori il degrado del lastricato originale abbia richiesto rifacimenti anche con materiali differenti. Le lastre presentavano una serie di impronte scalpellate di forma regolare da attribuire forse a basi di monumenti onorari. Il lastricato non aveva preparazione ma appoggiava direttamente su uno strato di terreno limoso e sabbioso misto a sfaldature provenienti dalla lavorazione della pietra, deposto allo scopo di regolarizzare l’area. Sul lato ovest della pavimentazione sono venuti alla luce due tratti della canaletta in pietra per lo scolo delle acque meteoriche, in cui verosimilmente erano incanalate le acque provenienti dal tetto del porticato che fiancheggiava la piazza lungo i lati lunghi. Mattoni di 33 x 20 x 7 cm, posti di taglio e coperti da lastre di pietra, alcune delle quali ancora conservati sul primo ordine di gradini, costituivano la scala di accesso al porticato e, verosimilmente, alle retrostanti tabernae, di cui però non resta traccia. Sul lato posteriore le lastre presentano una scanalatura per l’incastro con quelle del gradino superiore. Si può ipotizzare che i gradini e il porticato rappresentassero il raccordo tra lastricato e tabernae, con una soluzione simile a quella che è stata individuata nel foro di Verona. L’unica testimonianza del porticato è la sua trincea di fondazione, con andamento NE/SW, costituita da un taglio riempito da strati orizzontali pressati e alternati di limo e ghiaia, secondo una tecnica molto usata a Milano tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. Nel 1992 fu effettuato un saggio nel cortile degli Spiriti Magni, cortile realizzato in concomitanza con l’ampliamento della Biblioteca nel 1929-1936, localizzato immediatamente a nord della cripta della chiesa del S. Sepolcro. Venne individuata una lastra della pavimentazione ancora in situ, ad una quota lievemente più alta rispetto a quelle individuate nel 1990. La lastra è localizzata nella parte centrale del foro mentre le altre sono lungo il margine ovest e pertanto il dislivello si spiega con un leggero andamento “a schiena d’asino” del lastricato, funzionale al miglior deflusso delle acque piovane. Nel 1993, in occasione dei lavori di restauro della sala sotterranea dove sono conservati i resti del lastricato, è stato completato lo scavo di un residuo di deposito. Sono stati messi in evidenza mattoni disposti verticalmente su sei file parallele, privi di legante; essi costituivano la base in laterizi dei gradini in marmo che portavano dal piano della piazza alle tabernae sul lato ovest e sono analoghi a quelli rinvenuti nel 1990. La cripta della chiesa del S. Sepolcro, databile all’XI sec., conserva la pavimentazione originale in lastre di pietra di Verona, che molto probabilmente sono le stesse lastre della pavimentazione romana della piazza, recuperate e riutilizzate al momento della costruzione della chiesa, come dimostra la differenza di quota tra il livello originario romano, più alto, e la quota del pavimento della cripta

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