Ritratto di Giuseppe Verdi. ritratto di Giuseppe Verdi

busto, 1873 - 1873

busto; marmo portoro

  • OGGETTO busto
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
    marmo/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Gemito Vincenzo (1852/ 1929)
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto venne eseguito durante il soggiorno di Verdi a Napoli per la rappresentazione dell'Aida nel 1873 al teatro San Carlo. Il pittore Domenico Morelli, d'accordo con l'amico Filippo Palizzi, condusse il giovanissimo Vincenzo Gemito dal compositore affinchè l'esordiente scultore potesse trovare il denaro necessario per riscattare il servizio militare (l'episodio è stato tradotto in una caricatura da Melchiorre Delfico). Il Maestro accettò volentieri di aiutare l'artista ed in cambio gli venne offerta l'esecuzione del ritratto suo e di quello della moglie Giuseppina. Quando le opere in terracotta furono ultimate, poichè quella del musicista non era risultata perfetta nella cottura, Morelli e Gemito decisero di compiere anche una versione in bronzo del busto di Verdi, per donarlo al Maestro. Il fatto venne tenuto segreto per fare una sorpresa al compositore; ma siccome questi premeva per ricevere le sculture venne informato da Morelli ed allora le richieste di Verdi divennero pressanti. Infine lo scultore si prese l'incarico di portare le opere fino a Sant'Agata per consegnarle al suo benefattore, che tanto desiderava averle. Dopo alcune missive tra Verdi, impaziente, ed il pittore, si decide dunque di inviarle: in una lettera a Morelli del 14 maggio 1873 da Genova il musicista scrive "Non vedo l'ora di vedere e scultore e scultura, sperando che tutto arrivi in buona salute, compreso Gemito, sempre selvaggio e senza denari" (P. Levi, Domenico Morelli nella vita e nell'arte, 1905, pp. 160-162). Ma il 13 settembre i busti ancora non sono arrivati, e il compositore se ne lamenta e chiede di mandarli al più presto. Finalemnte le sculture arrivano a Sant'Agata. L'originale in terracotta viene custodita nella villa (ove è tuttora conservato), mentre la versione in bronzo è collocata dallo stesso Maestro nel giardino della sua residenza. Quando questa nel 1901 giunse per lascito di Verdi alla Casa di Riposo venne temporaneamente posta nel cortile, davanti all'ingresso della tomba del musicista, quindi fu situata nel salone al primo piano, su un basamento ideato probabilmente dallo stesso architetto Camillo Boito che era stato interpellato per suggerire la disposizione delle opere appartenute al Maestro. In seguito nel 1931 il busto venne dato in deposito al Museo Teatrale alla Scala, insieme a quello della Strepponi; recentemente (1999) è stato riportato nella Casa di Riposo ed è stato posto nel Museo Verdi ricostituito. Del ritratto del musicista sono note alcune repliche, conservate in collezioni pubbliche e private. Sappiamo inoltre che nel 1877 Gemito partecipò con quest'opera ed altri due busti (quelli di Morelli e del pittore Mariano Fortuny, eseguiti nello stesso periodo) all'Esposizione Nazionale di Napoli; nel 1878 essi vennero presentati all'Esposizione Universale di Parigi ed a quella di Anversa nel 1885, mentre nel 1904 vennero esposti alla Promotrice. Una versione in gesso è conservata all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Altre prove in bronzo sono situate nella collezione del Banco di Napoli, nella Galleria d'Arte Moderna di Roma ed a Firenze agli Uffizi (si vedano G. D'Annunzio, Canzone per la morte di Giuseppe Verdi, 1901; S. Di Giacomo, Vincenzo Gemito, la vita, l'opera, 1905; G. Marangoni, V. Gemito, 1923; A. Schettini, Gemito, 1944; F. Bellonzi, Appunti sull'arte di V. Gemito, 1952; G. Guida, Gemito, 1952). Una di esse, proveniente dalla Raccolta Minozzi di Napoli e molto vicina a quella in esame, è stata recentemente presentata in due importanti rassegne artistiche (Civiltà dell'Ottocento, 1997, n. 15.49, p. 337; L'Anima e il Volto, 1998, p. 424). Si ricorda che lo scultore eseguì nel medesimo periodo anche i ricordati ritratti di Morelli e di Boldini e quello di Mariano Fortuny, nonchè, in terracotta, quello di Francesco Paolo Michetti, tutte opere nelle quali Gemito rivela di aver raggiunto una notevole spigliatezza e di essere in grado di affrontare ritratti impegnativi di personaggi noti contemporanei. Ma egli non abbandona la freschezza delle sue prime prove giovanili, quella che compare nei suoi ritratti di fanciulli del popolo. Il busto di Verdi, fondamentale nella produzione artistica di Gemito, risulta di grande intensità, ma anche di notevole immediatezza: il musicista è raffigurato in un momento particolare, probabilmente mentre sta suonando o componendo, come rivela l'espressione assorta del volto e la posa leggermente reclinata della testa. La freschezza dell'immagine è fornita anche dalla capigliatura scomposta (si notino i capelli disordinati in ciuffetti sulla nuca) e dal bavero rialzato della giacca da un'unica parte. Ma vi è anche un'attenta indagine psicologica che coglie e descrive il carattere schivo e riservato del compositore. La resa indeterminata, che ha fatto parlare la critica di pittoricismo per la scultura di Gemito, consente alla luce di insinuarsi e riemergere dal bronzo creando notevoli effetti di chiaroscuro, e rendendola assai viva
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300183884
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1999
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI all'interno entro cartellino - 71 - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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