RESTI DI STRUTTURE PRODUTTIVE ED ABITATIVE DI ETA' PRE-ROMANA E ROMANA (strutture abitative e produttive, luogo di attività produttiva)

Mongrando, Eta' romana repubblicana fine

Altipiano di origine fluvio-glaciale costituito da due terrazzi situati al margine nord-orientale dell'anfiteatro morenico di Ivrea, compreso tra i torrenti Elvo, Olobbia e Viona. Ha dimensioni di 8 km in lunghezza per 1,1 di larghezza, con una superficie di ca 1000 ha ed orientamento NW-SE. L'ambiente è stato profondamente modificato dall'attività antropica legata allo sfruttamento delle sabbie aurifere (aurifodinae) dei vicini torrenti. Il terrazzo superiore presenta infatti una sequenza di dossi, ricoperti da cumuli di ciottoli, risultanti dallo sbancamento operato per l'estrazione delle sabbie aurifere, alternati a fasce boschive che occupano le depressioni che si sono create nei canaloni di lavaggio e raccolta delle acque, incidenti i fianchi dell'altura. Il terrazzo inferiore è caratterizzato da ampie ondulazioni, con boschi e radure, originate dai conoidi di discarica di sabbie e ghiaie di risulta del lavaggio del sedimento aurifero. È possibile osservare nell’andamento dei cumuli, una conformazione a “solchi convergenti” in direzione dei canali di smaltimento. Molti di questi canali artificiali, che sembrano in parte impostati su rivi effimeri preesistenti allo sfruttamento del placer, si allargano progressivamente verso l'apice, a formare ampie superfici piane o leggermente inclinate verso valle, delimitate da murature a secco, in cui si possono riconoscere i resti delle vasche di raccolta dell'acqua. Consistenti tracce di frequentazioni protostoriche sono testimoniate da 55 massi erratici recanti oltre 600 incisioni prevalentemente coppelliformi. La profonda antropizzazione della regione ha cancellato i contesti archeologici più antichi, rendendo impossibile datare in modo più preciso tali frequentazioni. Per la tipologia di incisione è stata avanzata un'ipotesi di datazione, per ora non confermabile, all'Età del Rame-Età del Bronzo. Durante le ricognizioni effettuate nel 1997 sul terrazzo superiore della Bessa, è stata individuata in località Fontana del Buchin (Cerrione) una stele antropomorfa sub-cilindrica lunga 2,90 m. La parte apicale appare lavorata in forma di prisma, forse a simulare una testa; alla base vi è un'incisione a collare, ma a causa della scistosità della roccia non è possibile stabilirne l'intenzionalità. La metà inferiore rastremata, termina con una punta tagliata diagonalmente, con evidenti segni di lavorazione non portata a termine. La stele al momento del ritrovamento giaceva al suolo, in parte ricoperta dal sedimento della discarica mineraria. Non è definibile per ora una precisa datazione, essendo il manufatto del tutto fuori contesto. In via indicativa, e per confronto con altri manufatti simili rinvenuti nel canavese, si ipotizza una datazione verso la seconda età del Ferro (IV-II sec. a.C.). Nella parte settentrionale dell'altipiano, tra Mongrando e Zubiena, è stata accertata la presenza di un insediamento preromano, nel territorio che le fonti dicono essere abitato dalla comunità dei Victimuli, da identificare con la tribù celto-ligure dei Salassi. Il sito, denominato “castelliere”, occupa una bassa altura allo sbocco della valle della Viona; il complesso si caratterizza per una grande struttura di forma circolare con una sorta di sperone verso N, formata da una serie di terrazzamenti in muratura a secco ricavati lungo i pendii della collina (lato orientale), con nicchie lungo le pareti, collegati da gradini in ciottoli. Il piano sommitale conservava modesti resti di costruzioni e un pozzo profondo, largo 2,5 m, per la raccolta dell'acqua piovana e quella proveniente da una sorgente sotterranea. Una canalizzazione interna alle murature scende lungo il pendio fino al piano sottostante. I frammenti di ceramica ritrovati si datano alla seconda Età del Ferro, per cui si può affermare che la prima occupazione della regione con le opere di sistemazione a terrazzamenti risalga già a queste fasi precedenti l'arrivo dei Romani. Questo dato sarebbe confermato da una notizia di Strabone (4, 6, 7), secondo il quale i primi sfruttamenti delle sabbie aurifere risalirebbero ai Salassi, che operavano mediante le stesse tecniche idrauliche, utilizzate in seguito dai romani. I rilievi dei cumuli di ciottoli, alti fino a 20 m., e gli scavi effettuati negli anni '70-'80 in questi siti localizzati presso la Bessa di Mongrando e nel comune di Cerrione, hanno rivelato tracce di fondi di capanne, appartenenti ai villaggi dove alloggiavano gli schiavi impiegati nelle miniere. I nuclei di capanne, quasi certamente temporanee, erano costituiti da murature a secco, ed erano allineati attorno a vani centrali di maggiori dimensioni; il materiale rinvenuto data i ritrovamenti tra II e I sec. a.C. Nel 1995 altri rinvenimenti di questo tipo sono stati messi in luce nel settore denominato in dialetto "Ciapej parfondà" (= vano sprofondato), presso la Bessa di Vermogno (comune di Zubiena). Si tratta di un grande vano allungato, di circa 25x5 m, (VANO A) molto probabilmente a cielo aperto, circondato da tre vani più piccoli, (B, C, D) di forma pressoché quadrata e di dimensioni alquanto anguste; la maggior parte di questi ambienti più piccoli non sembra avesse aperture verso l'esterno e non ha restituito chiari piani di occupazione. Le pareti di queste strutture erano costituite da ciottoli a secco con la faccia vista posta all'interno, risultando quindi assai difficili da distinguere poiché parzialmente incassate all'interno dei cumuli di ciottoli, che a loro volta le riempivano. Tra i reperti messi in luce vi sono vasellame ceramico lavorato al tornio e modellato a mano, anfore vinarie tipo Lamboglia II, databili II-I sec. a.C, e ancora manufatti in pietra e in ferro (pestelli, chiodi, fibule). I tre siti indagati si inseriscono in un quadro di sfruttamento capillare della regione, testimoniato oltre che da numerosi stanziamenti e ricoveri (se ne contano più di 200) di natura temporanea e stagionale, anche da terrazzamenti, recinti, ripari sotto roccia, sistemazioni di sorgenti

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'