insediamento eneolitico e dell'Età del Bronzo (insediamento, insediamento)

Solero, ca XVII sec. a.C - ca XIII sec. a.C

In seguito ad alcune segnalazioni di materiali archeologici affioranti, nel 1985 si è proceduto ad una raccolta di superficie seguita da alcuni sondaggi esplorativi, allo scopo di definire le estensioni e la potenzialità dei depositi archeologici. A partire dal 1988 si sono avviate sistematiche campagne di scavo che hanno esplorato e documentato un’area complessiva di circa 40.000 mq., nella zona compresa tra la S.S. 10 Alessandria-Asti (a monte) e la ferrovia. Subito al di sotto dello strato agrario, si mettono in luce due aree distinte ma contigue con resti pertinenti a due fasi insediative differenti. La fase più antica si individua in tracce di paleosuoli molto dilavati con buche di palo riferibili all’eneolitico (cultura del Vaso Campaniforme: III/II millennio a.C.). La ceramica recuperata è costituita da frammenti di vasi campaniformi decorati a fasce campite in modo alterno da segmenti obliqui a pettine e da cerchielli impressi, oltre che da elementi si Begleitkeramik, tra cui scodelle monoansate con orlo estroflesso e vasi ovoidi con cordone liscio sottostante l’orlo multiforato in impasto medio a superfici curate, di colore nero opaco. La facies più recente è databile alla media-tarda Età del Bronzo (1700/1600 -1200 a.C.) ed è costituita da strutture in negativo, con riempimenti complessi che restituiscono materiali ceramici e metallici, posizionate ai margini di un paleosuolo che conserva l’impronta di buche di palo. I riempimenti di queste strutture sono parzialmente coperti da un livello antropizzato originatosi per sedimentazione lenta di acque stagnati, individuabile anche a nord della strada statale. In questo livello alluvio-colluviale si sono identificate numerose buche dell’Età del Bronzo. La ceramica recuperata è riferibile ad un arco cronologico compreso tra la fine della media età del Bronzo e l’età del Bronzo finale ed è caratterizzata dalla prevalenza di vasellame ad impasto grossolano; scodelle carenate, vasi a collo distinto e vasi miniaturistici sono realizzati in impasto fine, con superfici levigate di colore bruno-nerastro. Altri materiali sono rappresentati da fusaiole biconiche e piano-convesse, elementi di piastra forata di fornello, frammenti di pavimentazione in concotto, che sembrano indicare la produzione di vasellame. Tra i reperti metallici si segnala uno spillone in bronzo con capocchia indistinta decorata a chevrons, sottostante fascio di solcature trasversali e motivo a zig-zag. Sulla sommità del terrazzo si conservano strutture ovali impostate direttamente nello strato sterile. Al margine orientale dell’area indagata è presente un canale di origine naturale, probabilmente il paleoalveo del rio Gallinaro, in uso per un periodo prolungato di tempo, come indicano i materiali di età preistorica e romana recuperati all’interno dei suoi sedimenti. Le analisi palinologiche attestano la presenza di formazioni prevalentemente erbacee, felci e piante adatte ad ambiente molto umido e paludoso. La presenza di cereali e altri pollini di piante sinantropiche conferma la pratica agricola nel territorio

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